Se nel derby di campionato l’Inter ha superato nettamente il Milan sul prato di San Siro, come era prevedibile in quello dei bilanci la situazione è stata opposta. Entrambe le società milanesi hanno resi noti in settimana i risultati dell’esercizio 2022/23 e con particolare soddisfazione Calcio e Finanza può dire di aver svelato con largo anticipo i numeri principali di questi rendiconto.
Per quanto concerne i rossoneri Marco Sacchi già lo scorso aprile aveva svelato che il club di Gerald “Gerry” Cardinale avrebbe chiuso il bilancio 2022/23 con un ritorno all’utile per la prima volta dal 2006 e che il profitto sarebbe stato intorno ai 10 milioni. E questa stima è stata confermata in settimana quando sempre questa testata ha svelato che l’utile è stato di 6 milioni.
Per quel concerne i nerazzurri invece Matteo Spaziante aveva stimato già in giugno come la perdita si sarebbe attestata sugli 80 milioni. Cosa che si è verificata come da nota ufficiale del club di Viale della Liberazione.
Entrando nel merito dei due bilanci va salutato con soddisfazione il fatto che su entrambe le sponde del Naviglio si guardi con sempre maggiore attenzione alla gestione economica. Il Milan in questo senso è molto più avanti avendo nei fatti svolto l’opera di battistrada sul percorso della sostenibilità di bilancio sin da quando la società era passata sotto la gestione del fondo Elliott, non a caso uno dei player più importanti del mondo della finanza internazionale.
L’Inter dal canto suo, dopo aver registrato un rosso monstre nella stagione 2020/21 di oltre 245 milioni, ha intrapreso anch’essa il percorso di risanamento e dopo il -140 dell’esercizio 2021/22 ha visto la perdita ridursi fino agli 85 milioni dell’annata 2022/23.
Inoltre, è vero che è colpa della stessa società nerazzurra di avere un monte indebitamento enorme (intorno agli 850 milioni con posizione finanziaria netta negativa per circa 250/300 milioni), per i quali è costretta a pagare oltre 40 milioni di interessi ogni anno (per dirla in soldoni il primo luglio di ogni esercizio il management nerazzurro parte almeno da -40 milioni a livello di conto economico). Nello stesso tempo vale la pena di sottolineare che la gestione ordinaria del club (ovvero i ricavi operativi al netto dei costi operativi) è in rosso nel 2022/23 di circa 35/40 milioni, ma soprattutto che alla luce di quanto già incassato in questa stagione (una su tutte le plusvalenza su Onana) l’Inter potrebbe vedere il pareggio se non l’utile operativo nel bilancio di questa stagione.
LA SPINTA DEI TIFOSI SUI CONTI
Entrambi i club hanno potuto beneficiare dell’enorme spinta dei propri tifosi i quali riempiendo San Siro praticamente a ogni partita hanno garantito cifre ingentissima alle proprie società: 80 milioni di euro per l’Inter e 70 milioni per il Milan. Un particolare che oltre ad evidenziare l’attaccamento delle tifoseria milanesi per le proprie società ha anche una valenza economica notevole.
I soldi che arrivano dalle tasche dei tifosi sono denaro fresco (non partite contabili sulla falsariga di alcune plusvalenze) e quindi vanno immediatamente a tonificare la cassa dei due club. Quindi rappresentano una sorta di garanzia per il pagamento dei primi creditori dei club: ovvero i dipendenti e il pagamento dei loro stipendi e i fornitori. Entrambe questa categorie non possono essere pagati tramite scambi di giocatori. Non a caso i veri momenti di tensione finanziaria in molte società italiane si sono verificate quando in occasioni della pandemia gli spalti erano rimasti obbligatoriamente vuoti.
Sempre tra le analogie – e senza entrare nei dettagli di una questione intricatissima che questa rubrica ha già trattato svariate volte – è presente anche il discorso dello stadio di proprietà. Tema che per il momento vede Inter e Milan accomunate dal fatto di voler procedere su un proprio impianto fuori Milano ognuna per la sua strada. E anche su questo fronte qualche passo in avanti è stato compiuto sia dalla società rossonera che da quella nerazzurra.
Va detto, però, che come sul tema dei bilanci, la società di via Aldo Rossi (che ha già acquistato la società che possiede i terreni di San Donato Milanese, oltre ad aver presentato una prima variante urbanistica per l’impianto) è molto più avanti rispetto ai cugini interisti che sono ancora fermi alle valutazioni sull’ipotesi Rozzano.
IL TEMA DEBITO PER LE MILANESI
Questo detto però le analogie terminano qui. Innanzitutto perché vi è un fatto che non si può eludere e non è da poco: il Milan ha prodotto un utile che per quanto esiguo è un evento nel calcio italiano. Mentre l’Inter, con tutti i distinguo, i miglioramenti e le speranze di cui sopra, ha registrato una perdita di 85 milioni.
In secondo luogo, ma non certo meno importante, c’è il nodo del debito delle due società. Su questo punto vi è chi fa notare che se si considerano le catene di controllo dei due club (sino ad arrivare a valle a Inter e Milan) i numeri legati a quella che in finanza viene chiamata posizione finanziaria netta non sono troppo dissimili.
Va precisato da subito che nella teoria economica per posizione finanziaria netta si intende il totale delle passività finanziarie sottratto dal totale delle attività finanziarie.
In questo senso e ragionando in termini puramente numerici l’Inter e le società che controllano il club hanno una posizione finanziaria netta aggregata in perdita intorno ai 580 milioni, un numero dato dai circa 250 milioni di PFN di Fc Internazionale (ovvero la società calcistica in se stessa) e dai circa 330 milioni legati al prestito di Oaktree a Suning con tassi di interesse PIK al 12%. Sul lato rossonero invece bisogna considerare che Ac Milan (ovvero la società calcistica in se stessa) ha una posizione finanziaria in surplus intorno ai 50 milioni (visto che la liquidità supera i debiti). A questi tuttavia va sottratto il vendor loan concesso da Elliott a Gerry Cardinale con cui il businessman statunitense ha acquistato il club rossonero. Stando a una sua intervista a Sette (settimanale del Corriere della Sera), questo prestito ha un valore pari a 550 milioni e secondo quanto trapela avrebbe un tasso di interesse annuo intorno al 6%, ovvero la metà dell’operazione tra Oaktree e Suning. Pertanto la PFN rossonera aggregata è in perdita di circa 500 milioni di euro.
Per questo sulla sponda nerazzurra si fa notare come per esempio per il progetto stadio a San Siro non ci sarebbero state grandi differenze tra le due società essendo l’operazione strutturata con un project financing.
Questo è il quadro in termini prettamente numerici, ma è doveroso fare un distinguo qualitativo: da un lato in casa Inter c’è un indebitamento legato alla gestione ordinaria della società e alla necessità di cassa che il club ha avuto negli ultimi anni, mentre dal lato rossonero si tratta di un indebitamento legato esclusivamente alla operazione di acquisto da parte di Cardinale e non al bisogno di finanziare direttamente la società calcistica. Non a caso, il vendor loan è una prassi che rientra tra le normalità delle operazioni di acquisizioni di società.
Inoltre e non è cosa certo secondaria, vi è la questione del timing delle due proprietà. Cardinale è praticamente appena arrivato ed è all’inizio del suo ciclo di investimenti. In una intervista a Sette, settimanale del Corriere della Sera ha spiegato di voler ripagare il debito verso Elliott in tre anni. E siccome sinora ha mantenuto per lo più tutte le promesse fatte (inclusa quella di reinvestire sul mercato i proventi della vendita di Sandro Tonali al Newcastle) bisogna concedere al businessman statunitense il beneficio del credito ovviamente attenendolo la varco delle parole pronunciate.
La famiglia Zhang invece controlla l’Inter dal 2016 e quindi dopo sette anni è quasi normale valutare l’ipotesi di uscire da un investimento. Non a caso, è cosa nota che Goldman Sachs e Raine Group da tempo stiano sondando il mercato internazionale per trovare acquirenti per il club oppure soci di minoranza che accompagnino i proprietari. In questo quadro è doveroso sottolineare d’altronde come l’enorme massa di debito di cui sopra che grava sull’Inter sia talmente elevata che nonostante i suddetti progressi sui bilanci è praticamente impensabile che se ne possa uscire se non con una operazione straordinaria.
In questo quadro va registrato come in settimana Tuttosport abbia pubblicato la notizia per cui la società del Bahrein Investcorp starebbe preparando un’offerta per il club sulla base di una valutazione di 1,3 miliardi. Ovviamente, qualora tutto questo fosse vero, starebbe a Zhang, il quale ha sempre spiegato che il suo progetto nell’Inter è a lungo termine, decidere il da farsi. Anche perché, visti gli oltre 800 milioni investiti da Suning nell’Inter dal 2016, la posizione finanziaria netta negativa per circa 250 milioni (che incide sulla valutazione) e la necessità di ripagare il prestito a Oaktree da oltre 330 milioni, una eventuale valutazione dell’Inter a 1,3 miliardi (inlcusi i debiti di cui sopra) non eviterebbe agli Zhang di uscire dall’investimento nerazzurro con una perdita inferiore ai 100 milioni. Dalla valutazione di 1,3 miliardi, infatti, va tolto l’indebitamento finanziario netto, per una offerta cash che sarebbe quindi di circa 1,050 miliardi: in sostanza, inferiore di circa 80 milioni rispetto alla somma di quanto già speso da Suning in questi anni e di quanto dovrà essere ripagato a Oaktree.
Il presidente cinese dell’Inter comunque ha indubbiamente carte notevoli da far valere in un eventuale tavolo delle negoziazioni. E queste includono:
- la probabile qualificazione dell’Inter al nuovo Mondiale per club voluto dalla FIFA nel 2025 negli Stati Uniti. Un torneo che rappresenterà un vetrina unica per un club in carca di soci/acquirenti proprio nel Paese con il maggior numero di investitori nel mondo;
- il processo di risanamento nei conti di cui sopra;
- e la ragionevole speranza che la squadra faccia un’altra ottima stagione sul campo spingendo ulteriormente in alto il valore del club grazie agli incassi e alla maggiore visibilità internazionale.
ZHANG, OAKTREE E IL TEMPO CHE STRINGE
Su questo scenario però pende una grossa spada di Damocle che è rappresentata dal prestito da 275 milioni (con interessi PIK, ovverosia da pagare alla conclusione del prestito, che ha già portato la cifra da ripagare a quota 330 milioni) che Zhang deve rimborsare entro il prossimo maggio al fondo statunitense Oaktree pena la perdita del controllo del club e il susseguente passaggio alla società californiana. È questo il vero nodo gordiano per Zhang, senza il superamento del quale non ci possono essere progetti per il futuro prossimo o a lungo termine.
In questo quadro va notato che Oaktree ha sempre spiegato di non avere alcuna ambizione di diventare proprietario di un club di calcio e che sottotraccia le trattative per un eventuale rifinanziamento sono già iniziate, sfruttando anche il fatto che secondo alcuni insider i rapporti tra le controparti sarebbero ottimi. Nel caso il rifinanziamento avvenisse anche per questo sarebbe interessante vedere a quale tasso sarà conclusa l’operazione considerando che quello attualmente in essere paga una cedola al 12%.
Ora però al di là degli eccellenti rapporti che tutti garantiscono gli Zhang hanno con Oaktree un interrogativo è però lecito: se veramente l’Inter viene valutata 1,3 miliardi, il fondo statunitense, per quanto non interessato al calcio, si potrebbe trovare presto di fronte all’appetitosa opportunità, nel caso Zhang non trovasse il modo di ripagare il prestito, di diventare proprietario per 275 milioni di una società che il mercato valuta appunto 1,3 miliardi. Trovare un acquirente in poco tempo che garantisca una enorme plusvalenza non sarebbe difficile poi per Oaktree. E nello stesso tempo non si capisce perché un possibile acquirente, a meno che non risponda a logiche al di fuori del mercato tipo una società di investimento arabo, debba acquistare adesso una società che tra pochi mesi potrebbe essere messa sul mercato dal fondo californiano a un costo minore (considerando che Oaktree non avrebbe bisogno di arrivare a una valutazione di 1,3 miliardi per fare plusvalenza).
Insomma per Zhang, che non essendo stupido è consapevole sicuramente di questo elemento e che non rientra in Italia da alcuni mesi (ha saltato pure il derby), sarebbe utile sveltire i tempi: o per trovare un acquirente o socio che lo accompagni nell’azionariato, o per rifinanziare il prestito con Oaktree oppure per trovare un’altra istituzione finanziaria che gli conceda i soldi, se non ne avesse nelle sue disponibilità, per ripagare il debito di cui sopra e sciogliere il nodo gordiano.