Le big tra gloria e precipizio

Per motivi diversi per Inter, Juventus, Milan e Roma vi è pure il pericolo di concludere l’annata con un sonoro fallimento.

antonello e scaroni
Football Affairs
Alessandro Antonello e Paolo Scaroni (foto ufficio stampa)

I verdetti dei quarti di finale delle coppe europee hanno portato in dote al calcio italiano molti successi:

  • tra Inter e Milan, una squadra della Serie A sarà finalista già sicura di Champions League, un fatto che non si verificava da Real MadridJuventus del 2017;
  • una possibile finale tutta italiana tra gli stessi bianconeri e la Roma in Europa League;
  • e anche la possibilità che la Fiorentina succeda ai giallorossi come vincitrice della Conference League.

Il secondo fatto saliente della settimana è stato che il Consiglio di Garanzia del Coni ha restituito, per ora, i 15 punti che erano stati tolti alla Juventus dalla Corte di Appello FIGC per la questione delle plusvalenze. E quindi ora la Juventus è passata dall’ottavo al terzo posto in classifica, in una posizione che le consente di essere saldamente in zona Champions League.

La vertenza però dovrà quindi essere ridiscussa e non è detto che il verdetto non arrivi a campionato concluso. Inoltre per complicare ulteriormente le cose, va tenuto presente che sui bianconeri penda anche la spada di Damocle della questione legata alla manovra stipendi.

Prendendo però per buona la situazione attuale, il combinato disposto di questi fatti è che più o meno a un mese e mezzo dalla fine della stagione, oltre al Napoli virtualmente già campione d’Italia (e al netto di chi vincerà la Coppa Italia), vi sono cinque squadre – Fiorentina, Inter, Juventus, Milan e Roma – che hanno la possibilità di terminare l’annata in maniera gloriosa (alcune addirittura trionfale), vincendo un trofeo internazionale.

Ma nello stesso tempo, per motivi diversi, per quattro di queste – Inter, Juventus, Milan e Roma – vi è pure il pericolo di concludere l’annata con un sonoro fallimento. Infatti se per nessuna squadra vi è la garanzia del successo internazionale, per tutti esiste il rischio di non qualificarsi per la prossima Champions League. Con i pesanti contraccolpi di immagine ma soprattutto economici susseguenti e ben noti.

Per altro in linea teorica va notato che è tuttora possibile, come ha spiegato Calcio e Finanza nei giorni scorsi, che nemmeno il quarto posto in campionato garantisca l’ingresso nella prossima Champions League limitando quindi potenzialmente a tre le posizioni valide.

In questo momento infatti, al di là del Napoli virtualmente sicuro del primo posto, a otto giornate dal termine del torneo e con molti scontri diretti ancora da giocare, sei squadre – Lazio, Juventus, Roma, Milan, Inter e Atalanta – sono racchiuse nello spazio di dieci punti. Pertanto tutto è ancora aperto soprattutto se l’Atalanta dovesse battere la Roma nel posticipo di questa giornate rientrando pienamente in gioco.

È una situazione che ovviamente che rende il finale di campionato più elettrizzante ma che fa tremare i polsi a molti manager dei nostri club, perfettamente consapevoli che stanno vivendo su un crinale molto stretto tra una stagione di gloria e un possibile fallimento totale.

Oltre al Napoli, anche Atalanta e Lazio hanno il “vantaggio” (se di vantaggio si può parlare) di potersi concentrare solo sul campionato. Cosa che inevitabilmente permetterà lorio di gestire meglio sia lo sforzo fisico che quello nervoso. Invece per i quattro alfieri della Serie A impegnati sia nelle coppe che nella corsa Champions – Inter, Juventus, Milan e Roma – si tratterà di una corsa a perdifiato in cui giocarsi tutto. (La Fiorentina, oltre alle semifinali di Conference, sarà impegnato nella semifinale di ritorno e nella probabile finale di Coppa Italia, ma in campionato si trova più o meno in una situazione di limbo).

E nessuno di questi quattro club è esente da problemi.

DALLA JUVENTUS ALLA ROMA, I PROBLEMI DELLE BIG

Entrando nello specifico e andando per ordine di graduatoria, va detto che per la Juventus i problemi sembrano essere soprattutto fuori dal campo. Dopo un inizio di stagione al limite del fallimentare (l’eliminazione in Champions League sanguina tuttora dalle parti di Torino), la squadra di Allegri nel 2023 è stata protagonista di una buona marcia in campionato (dove da gennaio è quarta in termini di punti) e di un percorso più che convincente in Europa League. Tant’è che ora si trova ora nella possibilità di centrare l’ingresso nella prossima Champions League sia attraverso il piazzamento in Serie A e sia vincendo l’erede della vecchia Coppa UEFA.

Come si diceva però, i problemi dei bianconeri sono soprattutto fuori dal campo, di ordine legale e giudiziario. La restituzione dei 15 punti per la questione plusvalenze da parte del Consiglio di garanzia del Coni è infatti momentanea e sub iudice di un altro grado di giudizio da parte della Corte d’Appello FIGC. E non è detto che il verdetto definitivo non arrivi a campionato già terminato. O, secondo alucuni, addirittura nella prossima stagione. Non solo, ma sulla testa della Juventus è tuttora aperta la questione giudiziarie sulla cosiddetta manovra stipendi. E anche questa vertenza potrebbe portare a multe o deduzioni di punti.

Si tratta di un punto, quello sulla tempistica, che oltre a quello delle eventuali penalizzazioni in sé, è destinato sicuramente a ingenerare polemiche e discussioni e non a caso in molte sedi si è parlato di campionato falsato per questa spada di Damocle che pende su bianconeri (e per via indiretta anche sulle altre squadre che competono gli stessi obiettivi). Però d’altro lato va anche fatto notare che è sempre meglio avere una giustizia lenta ma giusta che una veloce e superficiale. E quindi nei limiti del possibile è giusto concedere sia alla Procura sia alla Juventus il tempo necessario per istruire le proprie accuse o difese in maniera puntuale.

Non da ultimo, va detto che i tam tam del settore che arrivano da Nyon (e che riportiamo per dovere di cronaca) parlano di una UEFA particolarmente irritata con i bianconeri. Per questo non sarebbe da scartare l’ipotesi di una possibile esclusione del club bianconero dalle coppe nella prossima stagione, al di là di quali potranno essere i pronunciamenti da parte degli organi giudiziari italiani. Per ora si tratta soltanto di voci, e quel che è sicuro è che le variabili in gioco sono ancora molte, inclusa quella dei rapporti di equilibrio tra la stessa confederazione europea e gli organi italiani preposti.

Nella Capitale, sulla sponda giallorossa, José Mourinho a poche giornate dalla fine del campionato sta mantenendo le promesse. La Roma è quarta in classifica e quindi virtualmente qualificata la Champions League ed è nella semifinali di Europa League. Se centrasse un secondo successo internazionale il portoghese diventerebbe nel breve volgere di due stagiono uno degli allenatori più vincenti dell’intera storia giallorossa.

Ma anche qui i problemi non sembrano mancare. In settimana a sorpresa è stato sollevato dall’incarico l’ormai ex ceo Pietro Berardi e sostituito nel breve volgere di 24 ore dall’ex amministratrice delegata dell’Olympiakos Lina Souloukou. I motivi dell’allontanamento dell’ex manager Pirelli non sono stati ben chiariti ma il fatto che il suo successore è stato ufficializzato dopo nemmeno un giorno fa presagire che le cose non andassero bene da tempo tra Berardi e i Friedkin. Nel mondo aziendale non si trova un top manager nello spazio di 24 ore e quindi il corteggiamento alla dirigente d’azienda greca presumibilmente durava da tempo.

Quel che è certo che nei quasi tre anni da proprietari della Roma i Friedkin hanno investito oltre 800 milioni (includendo anche quanto pagato per acquistare il club, la spesa per il delisting della società e quella per il rimborso del bond) e hanno ora la necessità di iniziare a incassare parte di quanto investito. In questo quadro entrare in Champions League velocizzerebbe quel circolo virtuoso economico già iniziato in parte l’anno scorso. E la cosa che fa ben sperare i tifosi giallorossi è che la squadra di Mourinho si è tenuta aperta due strade – campionato ed Europa legaue- per centrare questo obiettivo.

MILAN E INTER, QUANTO PESA LA QUALIFICAZIONE IN CHAMPIONS

Più estrema invece è la posizione delle milanesi. Da un alto entrambe hanno raggiunto un traguardo insperato a inizio stagione arrivando alle semifinali di Champions League. Dall’altro tutte e due sono state colpevoli di un inatteso  e insoddisfacente percorso in campionato visto che al momento sono entrambe fuori dalla zona Champions mentre ad agosto erano considerate tra le massime aspiranti per lo scudetto.

Calcio e Finanza in settimana ha rivelato che il Milan chiuderà l’annata 2022/23 con il bilancio in utile, una eventualità che non si verificava dal 2006 e che premia il lavoro svolto in queste stagioni dal tandem Elliott/Cardinale.

Attenzione però, i profitti si aggireranno sui 15 milioni, grazie soprattutto al percorso in Champions della squadra di Pioli che ha garantito alla casse rossonere circa 85 milioni. Ciò significa che senza la partecipazione alla massima competizione europea il club molto difficilmente avrebbe centrato l’utile di bilancio quest’anno (l’Europa League fa incassare molto meno). E quindi che se i rossoneri non si qualificassero alla prossima edizione della Champions League (al momento hanno due strade tra coppa e campionato) la possibilità che il club torni in perdita l’anno prossimo è più che una ipotesi.

Per quanto riguarda l’Inter, dei problemi societari del presidente Steven Zhang si è già discusso abbondantemente nel precedente appuntamento di questa rubrica. In questa sede giova soltanto aggiungere che la squadra nerazzurra è probabilmente quella più sul crinale tra una stagione trionfale e una fallimentare. Intanto perché tra le quattro è la più indietro in campionato ma soprattutto perché quella con i maggiori problemi di debito. In questo quadro non centrare la qualificazione alla prossima Champions potrebbe significare, a meno di una vendita del club, un’altra sessione di calciomercato molto ma molto sofferta.

In questo quadro un grande aiuto è arrivato grazie alla squadra di Simone Inzaghi ha garantito la stagione perfetta dal punto di vista del botteghino arrivando sino alle semifinali sia in Champions League che in Coppa Italia. Tale percorso ha permesso il massimo delle gare possibile da giocare a San Siro e i pienoni del Meazza hanno garantito qualcosa come 80 milioni alle casse nerazzurre. E questa iniezione di denaro fresco potrebbe permettere meno sacrifici in sede di mercato.

Non va dimenticato però come in questa stagione la società nerazzurra sia incappata in un errore manageriale madornale, vestendo per tutto l’anno magliette con lo sponsor Digitalbits (operante nel settore delle criptovalute) che però non ha mai versato un euro al club nerazzurro rispetto agli 80 milioni pattutiti per tre stagioni (di cui 24 milioni per il 2022/2023, 26 milioni nel 2023/2024 e 30 milioni nel 2024/2025).

Paradossalmente insomma l’Inter ha fatto beneficenza. E non certo a un ente caritatevole ma a una società privata con un normale scopo di lucro. Ora, senza voler iniziare una caccia alle streghe che non avrebbe senso, in questa sede va sottolineato che nella prassi manageriale delle società di alto livello, qualcuno dovrebbe pagare per un errore costato oltre 80 milioni. Invece non risulta che sinora siano state prese decisioni per questa vicenda. Il che lascia aperte due possibilità: o che qualcosa non funzioni all’interno del club o che la decisione sulla sponsorizzazione sia stata presa da una figura così apicale da non poterla esautorare.

CLUB E NON SOLO: TIMORI ANCHE PER LE TV

Ma la grande incertezza sulle squadre che potranno partecipare alla prossima Champions League non fa tremare i polsi soltanto a manager calcistici e ai tifosi, ma anche ai dirigenti delle società che investono sui diritti televisivi.

In linea teorica, per quanto complicato, non è impossibile che per i vari motivi suddetti – di campo o giudiziari – Juventus, Inter e Milan contemporaneamente non si qualifichino per la prossima edizioni della massima competizione continentale. Un evento che rappresenterebbe un unicum da quando la competizione (dalla stagione 1998/99) non è riservata solamente alla squadra campione d’Italia. Ma soprattutto sarebbe un evento che rappresenterebbe un vero e proprio incubo per i broadcaster che trasmetteranno la prossima edizione. Visto che, come mostrano i dati di ascolto, sono sempre le partite delle tre big storiche a trascinare i numeri sugli spettatori davanti ai teleschermi.

E se oggettivamente non è semplice che si verifichi la possibilità che tutte e tre le big siano contemporaneamente escluse dalla prossima edizione della Champions League, invece non è così improbabile l’ipotesi che almeno due su tre non parteciperanno. E questo sarebbe sufficiente per rappresentare un grande problema in termini di ascolti (e quindi di entrate pubblicitarie e di abbonamenti) por i brodacster.

Nello speficico per la stagione 2023/24 (l’ultima del pacchetto in essere) il problema sarebbe soprattutto per Amazon Prime e Mediaset che per il prossimo anno avrnno ancora hanno il diritto di primazia – in virtù di una offerta più sostanziosa sui concorrenti – sulla scelta della gara da trasmettere: Mediaset il martedì e Amazon Prime il mercoledì.

Mentre se tutte le tre big, o almeno due di esse, fossero relegate in Europa League se ne gioverebbero Dazn e Sky, detentrici di questi diritti e che vedrebbero impegnate nella seconda competizione europea le maggior parte delle squadre che garantiscono i maggiori ascolti televisivi.