La Serie A si è presentata al sorteggio per i quarti di finale di Champions League come la lega più rappresentata. Tre nostre squadre, Inter, Milan e Napoli, si sono qualificate tra le prime otto d’Europa facendo segnare un evento che non succedeva dal 2006. In aggiunta al fatto che Juventus e Roma sono ancora in lizza in Europa League e la Fiorentina in Conference League. E tutto ciò rende il campionato italiano il più rappresentato nelle coppe europee arrivati a questo punto.
Rimanendo sulla Champions League, che da quando è stata mandata in pensione la vecchia Coppa Uefa (che in alcuni anni è arrivata a garantire anche quattro posti per nazione), rappresenta il vero termometro dello stato di salute dei vari movimenti europei, va detto che in un precedente appuntamento di questa rubrica si faceva notare d’altronde proprio come l’élite massima del calcio europeo si stia via via restringendo negli ultimi tempi. E questo paradossalmente offre opportunità a quelle squadre, che sebbene non dispongano della potenza di fuoco finanziaria delle big, possono però sperare più di qualche anno fa di entrare tra le squadre che si giocheranno i quarti.
L’urna di Nyon poi ieri ha nella sua casualità aiutato questa tendenza, visto che non solo ha regalato un semifinalista sicura all’Italia ma ha messo tutti i club che appartengono all’attuale élite economica del calcio europeo dalla stessa parte del tabellone – Bayern Monaco, Chelsea, Manchester City e Real Madrid. Mentre dall’altra sono state sorteggiate le squadre in lizza che a questo gotha non appartengono per il momento: Benfica, Inter, Milan e Napoli. E il risultato è che almeno una delle “sfavorite” arriverà alla finale di Istanbul.
I DIRITTI TV IN ITALIA TRA DAZN E SKY
Quel che è certo, al di là di come andranno le partite, è che questo exploit delle squadre di Serie A capita a proposito per i vertici della Lega che stanno avviando i lavori per il rinnovo dei pacchetti, interni e internazionali, dei diritti televisivi per il nostro campionato. È evidente infatti che è sempre meglio vendere un campionato le cui squadre hanno brillato nella massima competizione europea che non cercare di piazzare un torneo i cui sodalizi sono stati deludenti in campo internazionale.
Questo detto, le cose tuttavia sono un po’ meno lineari. Secondo quanto trapela dai tam tam del settore infatti non si prospettano grandi offerte in arrivo. Almeno per quanto concerne i diritti interni. Soprattutto per quanto riguarda DAZN che nel 2021 ottenne il pacchetto più prestigioso (il diritto di trasmettere tutti i match) per 840 milioni a stagione per le tre annate successive, con una spesa complessiva quindi di 2,5 miliardi.
Non a caso in settimana è stata fatta trapelare la notizia per cui la stessa Lega Serie A sarebbe stata interessata ad acquistare Sky Italia in un’operazione volta a permettere alla stessa lega di portarsi a casa i mezzi tecnici necessari per dar vita a un proprio canale, realizzare in casa i prodotti da vendere sui mercati. La notizia è stata poi ridimensionata sia dal presidente della Lega Serie A Lorenzo Casini sia dall’amministratore delegato Luigi De Siervo.
Inoltre va anche notato come l’operazione in termini strettamente aziendali poneva più punti interrogativi. Tra questi:
- perché la Lega Serie A dovrebbe gestire da un lato i business extratelevisivi di Sky (come gli investimenti sulla rete con Sky Wifi e sulle smart tv con Sky Glass) e dall’altro tutte le produzioni televisive extrasportive, da Masterchef a XFactor fino alle serie tv;
- la Lega Serie A diventerebbe “finanziatrice” di leghe rivali, come Premier League, Bundesliga, Ligue 1 e anche l’UEFA per Champions League e le coppe, considerando gli accordi già firmati da Sky per i diritti tv dei prossimi anni.
Ma quel che più importa però è che secondo la maggioranza degli osservatori la notizia sarebbe stata fatta uscire da qualche presidente per mettere pressione a DAZN. Questa infatti secondo quanto trapela, non avrebbe intenzione di mettere sul piatto gli 840 milioni di cui sopra con cui si era aggiudicata la parte principale del pacchetto 2021-2024 dei diritti tv per la Serie A. Ma avrebbe intenzione di rivedere l’offerta al ribasso.
La società di streaming di Lev Blavatnik, guidata in Italia dal ceo Stefano Azzi, d’altronde non ha più in vigore l’asse strategico con TIM che gli poteva garantire un maggiore bacino di utenti ma soprattutto circa 340 milioni di euro annui per la partnership in esclusiva per la piattaforma TimVision. Inoltre, particolare non certo secondario, DAZN, cui al di là di qualche disservizio va dato merito di avere svolto un grande lavoro di rompighiaccio per lo sviluppo dello streaming in Italia, ha capito che probabilmente potrebbe esserci meno concorrenza di qualche anno fa. In termini generali infatti l’ipotesi di un entrata in questo mercato di un broadcaster in chiaro tipo Mediaset o Rai appare poco credibile, ma soprattutto anche Sky potrebbe non avere intenzione di fare grandi rilanci.
L’emittente di proprietà degli statunitensi di Comcast, guidata in Italia dal ceo Andrea Duilio, non sta certo vivendo il suo miglior periodo da quando è operativa nel Paese, come dimostrano le recenti decisione sulle ristrutturazioni del personale. Ciò detto in questi anni senza il possesso del pacchetto migliore per la serie A la stessa Sky ha dimostrato di poter reggere l’urto in termini di abbonati affidandosi anche a prodotti alternativi come Premier League, Formula 1 e Champions League per quanto riguarda lo sport.
Questo non significa che Sky e DAZN non presenteranno offerte sostanziose ma probabilmente potrebbero essere inferiori a quelle di due anni orsono.
L’EXPLOIT CHAMPIONS E I DIRITTI TV INTERNAZIONALI
È evidente che in questo quadro la vendita dei diritti tv sul mercati internazionali potrebbe essere più importante che mai per le casse delle nostre società. E in questo quadro l’exploit delle squadre italiane in Europa (con un derby italiano nei quarti e una semifinalista già sicura) può dare un grande biglietto da visita al team manageriale guidato da De Siervo quando cercheranno di vendere i diritti all’estero.
Questo detto, è lecito avere qualche dubbio sul fatto che possa bastare l’arrivo di tre squadre ai quarti di Champions League dopo 16 anni per far lievitare immediatamente l’appeal internazionale del nostro campionato. In tutto questo quadro non è un caso che la Lega Serie A stia lavorando molto, sempre per trovare nuove fonti di denaro, a nuove formule per i due prodotti collaterali che organizza oltre al campionato: ovvero la Supercoppa italiana e la Coppa Italia.
Per quanto concerne la prima, una decisione è già stata presa: si è scelto di adottare il modello spagnolo allargando a quattro squadre la manifestazione che quindi comprenderà il club campione d’Italia, le due finaliste della coppa nazionale più la seconda in campionato (o nel caso questa sia tra le finaliste di coppa la terza classificata). Soprattutto, come ha già fatto la stessa Liga spagnola, anche l’Italia si è legata all’Arabia Saudita, Paese che ha messo sul piatto 23 milioni annui per ospitare quattro delle prossime sei edizioni del torneo.
La nazione saudita è sicuramente tra le più criticate al mondo per via delle proprie limitazioni sui diritti civili e non solo ed è evidente che si tratta soprattutto di un’operazione legata al lauto incasso che il Paese garantisce alla Lega Serie A. Va detto, senza voler assolutamente negare il principio del pecunia non olet che ha guidato l’operazione, che in alcuni casi portare lo sport occidentale in quei Paesi si accompagna anche a qualche microriforma in tema di diritti civili. Nel 2019, ad esempio, la Lega ha chiesto e ottenuto che il pubblico femminile avesse accesso a tutti i settori, e non solo ad alcuni dedicati, dello stadio di Riad per la sfida tra Juventus e Lazio di Supercoppa.
La stessa Coppa Italia potrebbe essere ripensata nella sua formula per cercare se non dare il lustro di cui gode la coppa nazionale in Inghilterra, almeno quello che la stessa manifestazione ha in Germania o Spagna. In settimana si è ventilato un ritorno della fase a gironi. L’attuale format sembra essere pensato soprattutto per il mercato televisivo con le big che, tra ingesso ritardato nella competizione e priorità di giocare in casa i loro match, hanno praticamente un’autostrada verso le fase finali. In questo quadro, al di là dell’eccezione Cremonese di questa stagione, quando le partite più contano, ovvero nelle fasi finali, vi è maggiore possibilità che si scontrino due grandi a tutto beneficio dei dati di ascolto delle emittenti televisive che hanno investito per i diritti televisivi.
Quel che è certo è che la coppa nazionale ha un vantaggio che nemmeno il prestigioso campionato può vantare: quello di concludersi con un evento secco. E questo garantisce l’opportunità di organizzare numerosi eventi collaterali non solo per i tifosi ma anche per gli operatori dello sport&business che si trovano a Roma per quell’occasione. E chi ha potuto essere nella Capitale per le ultime finali ha potuto constatare come questa tendenza stia emergendo e abbia ancora molto potenziale.