La situazione degli stadi in Serie A non è la migliore, e si sa. Non solo dal punto di vista strutturale, ma anche da quello delle presenze.
Una situazione sottolineata anche da uno studio KPMG dal titolo “The ‘big five’ stadia landscape”. Quattro gli aspetti principali analizzati: chi sono i proprietari degli impianti, l’età degli stadi, la grandezza e i cosiddetti “naming rights”, i diritti di sponsorizzazione del nome. Tutti elementi in cui la nostra Serie A è tra le ultime.
Dal punto di vista dell’età, ad esempio, in Serie A c’è un solo stadio costruito dopo il 2000: parliamo ovviamente dello Juventus Stadium, visto che il nuovo Stadio Friuli non è stato completamente ricostruito. E non bastano i lavori effettuati per la finale di Champions League a San Siro.
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Il record in questo caso è della Germania, avvantaggiato dai Mondiali 2006 con ben 11 stadi costruiti negli ultimi 16 anni. Nello stesso periodo, invece, in Inghilterra sonosono nati 7 nuovi impianti, con alcune società come il West Ham e il Tottenham che stanno lavorando per nuovi impianti. Come la Germania, anche la Francia è stata avvantaggiata da una grande manifestazione (Euro 2016) nei lavori sugli stadi: dei dieci impianti utilizzati nel torneo, quattro sono stati costruiti di recente, Stade des Lumieres di Lione, Allianz Riviera a Nizza, Matmut Atlantique a Bordeaux e Stade Pierre-Mauroy a Lille, mentre il Velodrome di Marsiglia e il Parc des Princes di Parigi sono stati ristrutturati. In netta controtendenza la Spagna, che, nonostante il grande successo del calcio iberico, dal punto di vista degli impianti è indietro: ma i progetti nuovi già esistono, come quelli dell’Atletico Madrid o del Barcellona.
Spagna e Italia in ritardo anche considerando l’aspetto degli stadi di proprietà: 13 impianti nella Liga e 17 in Serie A infatti sono di proprietà dei comuni, anche se il record appartiene alla Ligue 1 francese, con 19 impianti nelle mani delle amministrazioni cittadine. Al contrario, in Premier League e in Bundesliga i numeri sono all’opposto: 16 stadi su 20 in Inghilterra e 10 su 18 in Germania sono di proprietà delle società. Un aspetto non di poco conto, visto che KPMG conferma che avere un proprio stadio genera una quota importante di ricavi.
Ricavi che possono essere generati anche tramite le sponsorizzazioni e le cessioni dei “naming rights”. Un aspetto dove l’Italia insegue: solo due impianti hanno ceduto i diritti di denominazione alla pari con la Francia, contro i ben 14 della Germania, i 7 dell’Inghilterra, mentre la Spagna è ancora ferma a quota 0.
Uno degli aspetti più importanti nel valutare un impianto, spiega lo studio KPMG, resta la capienza. Dove domina la Bundesliga, con una capienza media di 44.563 spettatori: a seguire la Serie A (40.356), la Liga (38.377), la Premier League (37.445) e, a chiudere, la Ligue 1 (32.650). Il problema, però, resta la capacità di riempire gli stadi: in Italia, infatti, la media spettatori non permette una percentuale di riempimento superiore al 55%, inferiore a tutti gli altri campionati big d’Europa.