Thohir Inter Milano, il patron nerazzurro ha concluso il suo viaggio in Italia. Due settimane particolarmente dense e non senza problemi per il magnate indonesiano. Anche perché le voci non sono mancate.
Anzi, le voci sulla possibile cessione sono state probabilmente il fatto più importante durante la sua permanenza italiana, oltre alla visita a San Siro di Ronaldo e Mourinho per la gara con la Sampdoria.
Una notizia-bomba, rilanciata mercoledì, secondo la quale Thohir avrebbe dato mandato a Goldman Sachs di trovare un nuovo azionista di maggioranza per l’Inter. Notizia subito smentita dalla società nerazzurra, e poi anche dal patron stesso, con parole chiare: «We’re not selling», «Non stiamo vendendo». L’argomento è sempre lo stesso: Thohir sta cercando un partner in Cina, che non diventi necessariamente un azionista, anche se il magnate indonesiano non ha chiuso la porta a questa eventualità («se qualcuno vuole inserirsi come quota di minoranza può farlo, possiamo avere anche me come socio di maggioranza e due minoranze»). Per ora quindi la ricerca va avanti, e avanti va anche Thohir con l’Inter, nessuna intenzione di mollare. Così come continua il rapporto con Moratti, il cui futuro nella società si deciderà probabilmente a novembre, alla scadenza dei patti parasociali.
Thohir Inter Milano, i conti e il futuro
Nel frattempo Thohir ha anche avuto modo di sedersi al tavolo con il Cda nerazzurro. I ricavi sono in miglioramento, nonostante un rinnovo con Pirelli al ribasso, grazie all’accordo con Infront, e in miglioramento sembrano essere i conti in generale: in società sono certi di poter rimanere entro il -30 imposto dall’Uefa per il Fair Play Finanziario, mentre il risultato di bilancio probabilmente sarà più negativo (poiché l’Uefa non tiene conto di tutto quello che viene inserito nel rendiconto annuale).
Il futuro resta chiaro: raggiungere la fatidica quota di 230 milioni di ricavi, oltre i quali l’Inter potrà definitivamente assestarsi a livello finanziario. Nessuna fuga all’orizzonte, quindi, anche perché «Il business plan è di cinque anni, è un piano a lungo termine. Abbiamo un progetto quinquennale e, se il club avrà bisogno di soldi, immetteremo dei capitali, come abbiamo fatto finora», come spiegato da Thohir stesso. E, stando al presidente, nemmeno i prestiti devono preoccupare, visto che non ci sono altri metodi per iniettare soldi in società (stando ai patti parasociali Moratti può decidere di non investire, eliminando di fatto le possibilità di aumenti di capitale) e che comunque il patron non intascherà quei soldi nè gli interessi.
Un business plan quinquennale, quindi, ma con diverse opzioni. «Come sapete il nostro obiettivo è tornare in Champions League – le parole di Thohir -, lavoriamo per questo, ma anche se non dovessimo raggiungere la qualificazione sapremmo come muoverci. Abbiamo un piano, con o senza Europa. Chi pensa che saremmo morti senza Champions League, si sbaglia». Con un obiettivo, comunque vada: investire solo il 50% dei ricavi in stipendi. Risultato non troppo lontano per la società nerazzurra, che l’anno scorso (stando solo al personale tesserato) spendeva il 60% del fatturato in ingaggi. E, per il prossimo futuro tecnico, si andrà avanti con Mancini in panchina.
Thohir Inter Milano, società e San Siro
La novità reale del viaggio di Thohir a Milano, al di là di smentite varie, è che il management nerazzurro dopo quasi tre anni è al completo. L’ultimo arrivo è quello di Giovanni Gardini, ufficialmente Chief Football Administrator, per il resto l’organigramma dopo tanti arrivi è concluso, «finalmente» stando alle parole dello stesso indonesiano.
L’ultimo punto affrontato dal presidente dell’Inter è San Siro. Per il quale, nonostante l’istituzione di un tavolo di lavoro, con il Milan la situazione è in sostanziale stallo. I nerazzurri, che avevano già pronto il progetto e gli investimeni per un Meazza solo interista, hanno presentato le loro idee ai cugini, che però tardano a dare risposta (in casa Inter immaginavano che potesse arrivare nel vertice tra Thohir e Barbara Berlusconi), senza considerare che il management rossonero non sa se e quanto la società possa spendere per una ristrutturazione di San Siro.