Non è tutto oro quel che luccica: la Premier League tra bilanci in rosso e club sotto accusa

Le sanzioni ai club e l’opzione tetto salariale dimostrano la volontà di tenere i conti in equilibrio: ma la strada da fare è ancora lunga.

Premier League arresti
FOOTBALL AFFAIRS
(Foto: Michael Regan/Getty Images)

La Premier League si sta dimostrando una volta ancora il campionato più bello e avvincente d’Europa. Non a caso quest’anno è l’unico torneo nazionale, tra quelli delle Big 5, ancora in bilico a tre giornate dal termine.

In Francia infatti è continuato il dominio del PSG (sei titoli su sette nelle ultime sette stagioni), in Spagna il Real Madrid ha praticamente vinto il titolo nazionale dopo una corsa quasi in solitaria (nessuno ha mai considerato seriamente l’ipotesi Girona) e in Germania, dove l’anno scorso si era vissuto un duello all’ultimo sangue tra Borussia Dortmund e Bayern Monaco, il sorprendente il Bayer Leverkusen di Xabi Alonso ha triturato qualsiasi avversario, non ultimi gli stessi bavaresi (sei Meisterschale conquistati negli ultimi sette campionati) che però è ancora in lizza per la Champions League.

In Italia infine si è vissuta la terza stagione nelle ultime quattro in cui una squadra ha preso il largo abbastanza presto e il titolo è stato assegnato con anticipo sensibile (quest’anno l’Inter di Inzaghi, la stagione passata il Napoli di Spalletti e nel 2020/21 ancora l’Inter ma quella volta guidata da Conte).

Oltremanica, invece, il duello tra Arsenal e Manchester City continua a infiammare la Premier League e la sfida sarebbe stata addirittura essere a tre se il Liverpool non fosse incappato in una serie di risultati negativi inaspettati che hanno precluso alla squadra di Klopp sia il successo in Europa League che probabilmente il titolo nazionale.

Questo a conferma di un torneo che in virtù dei ricchissimi introiti da diritti televisivi mostra una competitività tra le grandi squadre difficile da trovare in altre nazioni.

RICAVI RECORD MA CONTI ANCORA IN ROSSO

A osservare le cose più da vicino però non è solo oro quello che luccica.

In termini sportivi va segnalato che quest’anno nessuna squadra della Premier League è presente nelle semifinali delle coppe europee. Un evento che non si presentava dal 2014/15 ma che, a dire il vero, sembra appartenere più al caso che non a una effettiva perdita di competitività delle squadre di Sua Maestà. Il Manchester City, pur meritando probabilmente il passaggio del turno contro il Real Madrid, è stato eliminato ai rigori dalla Champions League e soltanto l’anno scorso i club di Premier League hanno vinto due coppe europee su tre: i Citizens di Guardiola in Champions League e il West Ham in Conference League.

Più preoccupanti invece sono i conti.

Osservandoli si nota che se il combinato dei bilanci dei club di Premier League nel 2022/23 (ultimo dato disponibile)  ha registrato ricavi record per 8,1 miliardi di euro, è altrettanto vero che il totale dei risultati netti è stato negativo per oltre 827 milioni di euro. Una perdita monstre che è quasi il doppio di quanto ha evidenziato l’aggregato dei club di Serie A (-441 milioni).

Entrando nel particolare delle entrate, la voce più corposa è quella dei diritti televisivi, pari a 3,7 miliardi di euro (46% del totale dei ricavi), seguiti dai ricavi commerciali, pari a 2,2 miliardi di euro (28% del totale), e dai ricavi da gara, pari a 1,0 miliardi di euro (12% del totale). L’aumento è stato pari al 14% rispetto al 2021/22, con l’aumento maggiore rappresentato dai ricavi da gara passati da 874 milioni a 1 miliardi di euro(+15%).

Questi i ricavi voce per voce:

  • Ricavi da gare: 1.004,5 milioni di euro (+15% rispetto al 2021/22);
  • Ricavi commerciali: 2.261,8 milioni di euro (+13% rispetto al 2021/22);
  • Ricavi da diritti audiovisivi: 3.770,1 milioni di euro (+10% rispetto al 2021/22);
  • Altri ricavi: 290,1 milioni di euro (+331% rispetto al 2021/22);
  • Ricavi da gestione calciatori: 811,2 milioni di euro (+7% rispetto al 2021/22);
  • TOTALE: 8.137,6 milioni di euro (+14% rispetto al 2021/22).

Questo invece il contributo club per club

bilanci premier league 2022 2023

Sul lato spese, i costi aggregati  della Premier League 2022/23 sono stati pari a 8,7 miliardi di euro, al netto degli oneri finanziari, con una cescita del 15% rispetto ai 7,6 miliardi di euro del 2021/22. La voce che comporta le maggiori spese per le società è quella degli stipendi e in generale il costo del personale, pari a 4,7 miliardi di euro, che rappresenta circa il 54% dei costi complessivi e che ha un impatto sui ricavi pari al 58%. Gli ammortamenti e le svalutazioni sono pari invece a 2,7 miliardi di euro, di cui circa 2 miliardi di euro legati ai soli ammortamenti per i diritti delle prestazioni dei calciatori.

Questi i costi voce per voce nella stagione 2022/23:

  • Costi per il personale: 4.719,4 milioni di euro (+12% rispetto al 2021/22);
  • Ammortamenti e svalutazioni: 2.272,8 milioni di euro (+21% rispetto al 2021/22) di cui 2.006,7 milioni per gli ammortamenti legati ai calciatori (+14% rispetto al 2021/22);
  • Altri costi operativi: 1.748,4 milioni di euro (+14% rispetto al 2021/22);
  • TOTALE: 8.740,6 milioni di euro (+15% rispetto al 2021/22.

L’EBITDA è quindi risultato positivo per 1.669,8 milioni di euro, mentre l’EBIT è invece negativo per 603,0 milioni di euro. Il risultato ante imposte è negativo per 828 milioni di euro, con un risultato netto aggregato negativo pari a 827,2 milioni di euro, con il contributo positivo di soli quattro club: Brighton, Manchester City, Bournemouth e Brentford (come emerge dalla tabella sottostante)

bilanci premier league 2022 2023

IL FPF INTERNO E LE SANZIONI GIÀ ARRIVATE

Non c’è pero soltanto il risultato netto a preoccupare. A complicare ulteriormente le cose c’è la particolarità che mai come quest’anno si sono sollevati dubbi sulle posizioni finanziarie di alcuni club nei confronti del Fair Play Finanziario interno inglese, le cui norme in particolare consentono alle società un deficit massimo di 105 milioni di sterline in un ciclo triennale. Il Manchester City per esempio dovrà fare fronte ad accuse di aver violato il Fair Play Finanziario interno per ben 115 volte con le accuse legate non solo ai conti ma soprattutto al fatto dii non aver fornito informazioni finanziarie accurate, «in particolare per quanto riguarda le sue entrate (compresi i ricavi da sponsorizzazioni), le sue parti correlate e i suoi costi operativi». Invece club come Everton e Nottingham Forest sono già stati penalizzati in questa stagione in particolare per le violazioni delle norme sulla perdita massima consentita. E sullo sfondo resta anche il caso del Chelsea, che ha cercato una strada per aggirare le norme con la vendita di due hotel riducendo così il rosso a bilancio: la Premier League però non ha dato ancora il via libera e i Blues sono a rischio di eventuali sanzioni.

C’è da dire però che il grido di allarme è scattato a Londra e dintorni e la situazione in Inghilterra viene costantemente monitorata con qualche contromisura che è già scattata. Come a dire: sappiamo benissimo di avere delle patologie e ci stiamo lavorando

Le penalizzazioni in cui sono incorsi Everton e Nottingham Forest, per esempio, da un certo punto di vista possono essere anche considerate come segno che il sistema ha iniziato ad operare per evitare che la situazioni vada fuori controllo.

Non solo, ma probabilmente cosa più importante, la Premier League è pronta ad introdurre un sistema di tetto salariale, dopo il primo via libera da parte dei club.

In particolare, le società del massimo campionato inglese hanno concordato di voler stabilire un limite su quanto possono spendere, con il tetto basato su quanto guadagna il club che incassa di meno dalla vendita dei diritti televisivi. La votazione non ha ottenuto l’unanimità però sono stati 16 i voti a favore sui 20 club presenti. Con Manchester City, Manchester United e Aston Villa che hanno votato contro mentre il Chelsea si è astenuto.

La decisione ora sarà portata all’Assemblea Generale Annuale che andrà in scena a giugno, quando potrebbe essere definitivamente approvato con l’ipotesi addirittura possa entrare in vigore già dal 2025/26.

IL TETTO SALARIALE NUOVA VIA PER CONTROLLARE I CONTI

Come dovrebbe funzionare il tetto salariale? L’ipotesi è di fissare il tetto a un valore multiplo rispetto al club che incassa meno dalla vendita dei diritti televisivi. Ad esempio, il Southampton nel 2022/23 ha incassato 103,6 milioni di sterline dai diritti tv distribuiti dalla Premier League: se il limite fosse fissato a 5 volte quella cifra (ma la discussione è ancora in corso tra 4,5 e 5 volte), i club non potrebbero spendere per stipendi, ammortamenti e pagamenti per agenti più di 518 milioni di sterline (circa 605 milioni di euro al cambio attuale). Tra i club, il Chelsea sarebbe già al di sopra del tetto con costi stimati per 540 milioni di sterline, mentre il Manchester City rientrerebbe nei paletti con costi stimati per circa 500 milioni di sterline.

Sul tavolo restano vari temi di dibattito, come ad esempio quale cifra utilizzare come base: dovrebbe essere il totale degli introiti televisivi o solo l’accordo a livello nazionale? Tutto questo deve ancora essere discusso approfonditamente, così come le eventuali sanzioni.

Attualmente il sistema del FPF inglese prevede decurtazioni di punti (come nel caso già citato di Everton e Nottingham Forest nella stagione attuale), ma le ipotesi emerse nelle scorse settimane fanno riferimento anche ad una “luxury tax” in stile NBA: in sostanza, i club che spenderanno troppo verrebbero sottoposti a sanzioni economiche che aumenterebbero in base a quanto sia stato superato il tetto salariale. I soldi raccolti verrebbero poi ridistribuiti ai club della Premier League che rispettano le regole, ma potrebbero persino andare in un “fondo di emergenza” per aiutare i club in difficoltà finanziarie presenti nelle categorie inferiori.