Giornata di vigilia per la presentazione della relazione conclusiva, relativa al dibattito pubblico sul nuovo stadio di San Siro. Per venerdì a mezzogiorno, gli esponenti di Milan e Inter, che si troveranno a Palazzo Marino, conosceranno le conclusioni del coordinatore Andrea Pillon.
All’interno della Sala Brigida, come riferisce La Gazzetta dello Sport, saranno ammessi solo i giornalisti accreditati, mentre chiunque sia interessato può seguire l’evento in diretta Facebook sulla pagina ufficiale del dibattito.
Le due società, impegnate in questo progetto da circa tre anni e mezzo, ascolteranno le considerazioni raccolte dal coordinatore Pillon e, in separata sede, valuteranno ogni aspetto per portare a termine il progetto esecutivo. È questo il prossimo passo per i due club, che si augurano che si arrivi a inizio 2023 per la presentazione, così da iniziare nel 2024 la costruzione del nuovo impianto e giocare la prima partita nella stagione 2027/28.
Ma se il progetto esecutivo sembra essere la cosa più semplice da fare, quasi un paradosso visto che si tratta del passo conclusivo ufficiale delle due società, il tema San Siro, quello esistente, sta prendendo la scena del dibattito. Le due società erano riuscite, infatti, a convincere il Comune a demolire totalmente la struttura, visto che in un primo momento il sindaco Sala e la giunta aveva posto come condizione necessaria il mantenimento di parte dello stadio attuale. A mettere nuovamente sul tavolo il tema, però, è intervenuto il nuovo sottosegretario alla Cultura, Vittorio Sgarbi, protagonista di un dibattito a distanza con il sindaco di Milano.
«Il Meazza non si tocca – aveva dichiarato Sgarbi -, lo dice la legge. Servirebbe una decisione del Ministero per dire “abbattetelo” e non arriverà mai». Parole alle quali hanno fatto seguito quelle di Sala, messe per iscritto in una lettera indirizzata al presidente del Consiglio Giorgia Meloni: «Queste dichiarazioni appaiono esorbitare dalle competenze del sottosegretario e sembrano piuttosto destinate ad alimentare confusione e disorientamento che nuocciono al corretto esercizio dei poteri pubblici nell’interesse della collettività. Faccio appello, pertanto, alla autorevolezza del suo ruolo per chiederle chiarezza su queste vicende».
Inter e Milan, sempre proseguendo la strada del dialogo, hanno però confermato la loro intenzione di giocare nel nuovo impianto fra 5 anni e da questa data non vogliono allontanarsi. Stadio moderno, di proprietà e con una capienza di 65 mila posti, numero che porterà a un numero complessivo di spettatori minore, di quasi 10 mila unità, rispetto alla media di presenze che entrambe le squadre stanno raggiungendo in questa stagione e nella scorsa.
La realizzazione dell’intero progetto (stadio più distretto urbano) costerà 1.3 miliardi di euro e potrà garantire un ricavo di circa 40 milioni all’anno ad ogni club. Alla relazione sul dibattito seguirà il parere del Comune e quello di Inter e Milan. La giunta approverà una prima delibera e «a quel punto le società avranno il compito, da un lato di costruire il progetto esecutivo e dall’altro quello di spiegare meglio come San Siro verrebbe smantellato», ha spiegato Sala di recente.
Nel frattempo, la “carta” Sesto San Giovanni rimane nelle tasche delle due proprietà, con quella rossonera molto tentata di spostarsi da sola e costruirsi un nuovo stadio in esclusiva. Infatti, prima di godersi lo spettacolo del suo primo derby al Meazza, il numero uno rossonero Gerry Cardinale aveva fatto visita all’area delle ex acciaierie Falck, per mantenere viva una strada di riserva se a Milano le cose andassero a rilento, seguendo il percorso accidentato di questi tre anni e mezzo.