Grandi club con satelliti all'estero, in futuro sempre più multinazionali del calcio

Un grande club europeo più diversi club satellite, con due finalità: puramente di business o più votati allo sviluppo sportivo e alla formazione di nuovi talenti.

Sembra abbastanza chiaro che i…

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Un grande club europeo più diversi club satellite, con due finalità: puramente di business o più votati allo sviluppo sportivo e alla formazione di nuovi talenti.

Sembra abbastanza chiaro che i grandi investitori del calcio stiano guardando ormai con grande interesse alla possibilità di creare vere e proprie galassie calcistiche che unifichino diverse realtà.

Ognuno con diverse caratteristiche in base soprattutto alla finalità dell’investimento.

L’ultimo in ordine di tempo è il Monaco, che – come riporta l’edizione inglese di CF – Calcioefinanza.it – ha avanzato un’offerta per acquisire la maggioranza del Cercle Brugge, club belga di seconda divisione. Lo stesso club ha ufficializzato la notizia parlando esplicitamente della necessità di “creare un gradino ulteriore nella formazione dei calciatori tra la seconda e la prima squadra del Monaco”.

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Un’idea molto simile è quella che sembra voler percorrere l’Inter sotto l’egida di Suning. La proprietà cinese infatti è interessata all’acquisizione di diversi club in giro per l’Europa, l’ingresso di Suning sarebbe imminente nel club portoghese del Gil Vicente, mentre in Belgio invece l’interesse sarebbe per il Mouscron.

Anche in questo caso l’idea è molto simile a quella del Monaco e non a caso si guarda al Belgio, che ha tutte le caratteristiche per questa nuova ondata di investimenti che potremmo definire di “secondo livello”. In Belgio infatti si può trovare grande tradizione, una mentalità affine a quella olandese con grande attenzione alla formazione dei giovani calciatori grazie a un positivo approccio metodologico, un campionato giocoforza orientato ai giovani che dà la possibilità di crescere e farsi le ossa.

L’idea Suning del resto, era trapelata anche in riferimento alla Juventus, alla quale sia lo scorso anno che nei mesi precedenti sono stati accostati diversi nomi di ipotetiche società satellite. Voci a cui successivamente non è stato dato seguito.

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Un gruppo di tifosi dell’Atletico Madrid in tribuna (Foto: Insidefoto.com)

Un altro esempio con una proprietà cinese a fare da filo conduttore, viene dalla Spagna. Il 2 marzo si terrà l’Assemblea straordinaria degli azionisti di Atletico Madrid. Con 4 punti all’ordine del giorno. Una delle questioni da discutere sarà la costituzione della “società controllata titolari delle quote del club in entità straniere“. Va infatti ricordato che, come parte del processo di espansione Atleti, il club è presente in India attraverso un franchising con l’Atletico Kolkata. Mentre in Francia è stato rilevato il 35% del Lens.

In questo senso l’obiettivo è duplice. L’investimento sul Lens è chiaramente assimilabile alle idee di Inter e Monaco. L’investimento in India è soprattutto l’investimento su un mercato emergente (pur con le enormi problematicità che il sistema paese indiano presenta) del calcio.

Da questo punto di vista l’Atletico Madrid si avvicina molto di più a quanto fatto dal Manchester City. Il City Football Group infatti si caratterizza per avere squadre in diversi continenti: Manchester City, New York City, Melbourne City, Yokohama Marinos.

La differenza sostanziale è proprio questa: puntare su club sotto l’egida dell’UEFA significa sottostare a determinate regole sugli extracomunitari e soprattutto alla libera circolazione dei comunitari. Ma anche al divieto dell’UEFA di detenere quote in due club che partecipino alla stessa Coppa europea.

Peraltro, proprio in chiave europea, questo tipo di modello bypasserebbe prima ancora della sua creazione la regola ventilata dal presidente della FIFA Gianni Infantino, che vorrebbe introdurre limitazioni ai prestiti ma anche ai giocatori tesserabili da un singolo club.

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Questo fa capire come, mentre per il City Football Group la crescita di tutte le componenti nell’ottica di una leadership nei rispettivi mercati sia l’obiettivo finale, per realtà come Atletico e Inter non vi è ragione per pensare che i club satellite debbano nel lungo periodo aspirare all’eccellenza. Tutt’al più miglioreranno portandosi ad esempio in Europa League quando i club di riferimento giocheranno la Champions.

Diverso ancora è il modello friulano della famiglia Pozzo. L’Udinese ad un certo punto era sotto l’egida di una proprietà con interessi anche nel Watford e nel Granada. Ora quest’ultima è stata ceduta mentre la promozione delle api in Premier League sembra aver mutato i rapporti di forza tra il club inglese dei Pozzo e quello italiano.

Tuttavia l’operatività di queste realtà è stata sempre puramente commerciale, ovvero legata al calciomercato, alla valorizzazione e rivendita dei giocatori per ottenere plusvalenze. Poco o nulla è stato fatto in termini di formazione interna dei calciatori (modello Atletico e Inter) e tantomeno si possono trovare analogie con l’idea alla base della crescita del Manchester City.

Un gruppo – quello dei Pozzo – che somiglia di più, in questo senso a quello del “collezionista” Vincent Tan proprietario di Cardiff, Sarajevo e dei belgi del Kv Kortrijk. In quest’ultimo caso, tuttavia, non molto è rimasto oltre alla colorita immagine del patron, che nel frattempo ha dovuto pure incassare la retrocessione della sua società (a cui impose il cambio dei colori di maglia dal blu al rosso) dalla Premier League alla Championship.

Quel che è chiaro è che le avventure iniziali stanno lasciando spazio sempre più a investimenti mirati nel breve, medio e lungo periodo, con lucide strategie che potrebbero presto portare il modello organizzativo basato sui club satelliti a diventare centrale nel mondo del calcio.