Impossibile sapere chi per primo decise di aprire un “Bar Sport“. Di certo la trovata era – forse inconsapevolmente – geniale dal punto di vista del marketing.
Con una sola parola si comunicava una passione, ma anche un tema di discussione gradito all’interno del bar.
Che magari permetteva di giocare al Totocalcio, o di sfidare gli amici a interminabili partite a calciobalilla, giusto per apparire ancor più “tematico” nel suo genere.
Il Bar Sport è certamente stato un luogo cult dell’Italia dei decenni passati, fino a diventare tema di un libro (di Stefano Benni) ed infine soggetto dell’omonimo film (con Claudio Bisio).
Ora il bar a tema sta tornando prepotentemente nelle strategie di marketing dei grandi brand dello sport mondiale come leva per creare identificazione e attrarre nuovi appassionati e tifosi in giro per il mondo.
L’ultimo in ordine di tempo è il Real Madrid, che ha comunicato l’apertura di 9 locali in Nordamerica. Probabilmente a Los Angeles, Miami e Toronto (le altre città sono da individuare) ispirando i locali al RealCafè Bernabeu presente all’interno dello stadio madrileno.
Negli anni ’90 fu Peter Lim a credere nella creazione di questo tipo di spazi creando i Manchester United Cafè in Asia.
Un modello del genere è stato adottato poi dalla
Liga Spagnola, che ha scelto
Doha come meta del suo primo ristorante.
E la stessa NBA, giusti per uscire dai confini calcistici, ha recentemente aperto a Barcellona il suo primo Nba cafè dopo aver inaugurato quello di Manila.
Il modello, probabilmente, non è troppo applicabile al mercato interno italiano. Molti calciatori hanno aperto loro ristoranti ma il concept di base è sempre quello della qualità, della artigianalità e regionalità, praticamente mai vi è una identificazione diretta tra brand e calciatore.
Gli ingredienti degli sport theme cafè sono standardizzati: piatti e bevande che richiamano alla tradizione locale del club, fornitori sponsor del club stesso, ritualità in occasione delle partite in diretta, maxischermi per seguire lo sport, gadget e arredamento che richiamano all’identità del brand (colori, stadio, immagini storiche) e trasmissioni ufficiali dei club channel durante le ore del giorno.
Un marketing, peraltro, che a fronte di investimento iniziale garantisce ritorni immediati a partire dal primo giorno d’apertura.
Come detto l’idea potrebbe essere poco consona al mercato italiano, dove ad oggi molte tra le grandi catene sono ancora restie ad investire, soprattutto a causa di peculiarità che fanno del nostro Paese un posto unico nel panorama della ristorazione a livello mondiale.
Ma in chiave esportazione brand come la Juventus, il Milan, lo stesso Napoli o la Roma (che hanno nel nome e alle spalle la forza evocativa delle loro città), ma anche la stessa Lega Calcio di Serie A, potrebbero presto creare format di successo per crescere in paesi assai ricettivi, dal Nordamerica all’Asia.