#DerbyMilano, il Milan al bivio tra B e Bee

Circa 86 milioni di euro investiti nell’acquisto di nuovi calciatori a fronte di cessioni per soli 9 milioni. Negli ultimi sei anni il Diavolo non aveva mai speso così tanto, nemmeno nella…

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Circa 86 milioni di euro investiti nell’acquisto di nuovi calciatori a fronte di cessioni per soli 9 milioni. Negli ultimi sei anni il Diavolo non aveva mai speso così tanto, nemmeno nella stagione 2010-11, quella dello sbarco a Milan di Ibra e di Robinho e della conquista del 18° scudetto. Un’inversione di rotta resa possibile alla ritrovata disponibilità della Fininvest a investire pesantemente sul club di cui Silvio Berlusconi è presidente da quasi 30 anni (l’anniversario cadrà il 26 febbraio 2016), ma anche dalla possibile cessione del 48% del club al consorzio di investitori guidato dal broker thailandese Bee Taechaubol.

Non che negli ultimi anni la holding presieduta da Marina Berlusconi non sia stata generosa con Milan, considerato che dal 2010 al 2015 Fininvest ha versato nel Milan circa 300 milioni a fronte di una perdita aggregata sui cinque esercizi di 250 milioni. Ma se fino a qualche tempo fa il mantra ricorrente era quello dell’autofinanziamento, l’arrivo sulla scena di Mr Bee (l’unico, tra i tanti soggetti sondati dalle banche d’affari negli ultimi anni, disposto a riconoscere una valutazione del 100% del Milan di 1 miliardo di euro, al netto dei 247 milioni di debiti finanziari) ha cambiato radicalmente le cose.

Se l’accordo preliminare siglato tra Berlusconi e Taechaubol ai primi di agosto sarà formalizzato in un impegno vincolante, le risorse che l’uomo d’affari thailandese e i suoi soci gireranno alla Fininvest saranno in buona parte reinvestite nello sviluppo dello stesso club. Il gruppo di investitori guidati da Mr Bee non entrerà nel capitale del Milan attraverso un aumento di capitale riservato, ma acquistando il pacchetto azionario del 48% direttamente da Fininvest, che potrà così iscrivere nel bilancio 2015 una maxi-plusvalenza di circa 276 milioni (il 99,93% del Milan è iscritto nel bilancio della holding a 425 milioni) e utilizzare la liquidità per supportare le esigenze finanziarie del club.

I dubbi de L’Espresso e degli addetti ai lavori

L’operazione, come sottolineato da più parti sulla stampa e dagli addetti ai lavori, presenta ancora molti punti di chiarire, tanto che il settimanale L’Espresso è arrivato ad adombrare la possibilità che dietro Mr Bee ci sia in realtà lo stesso Berlusconi. Il velo di mistero che aleggia sull’identità degli investitori che avrebbero dato fiducia a Taechaubol, scommettendo sulla futura quotazione in borsa del Milan, ha contribuito ad alimentare lo scetticismo della critica.

Nonostante la sovraesposizione mediatica di Mr Bee, che nei mesi della trattativa non ha perso occasione per farsi immortalare con i suoi collaboratori o con lo stesso Berlusconi, per ora si sa solo che nel consorzio di investitori dovrebbero esserci, seppure non in conto proprio ma in rappresentanza di propri clienti, due banche d’affari di caratura internazionale come Ads Securities, con sede ad Abu Dhabi, e la cinese Citic Securities, con sede a Shenzhen e attiva sui mercati internazionali dei capitali attraverso la Citic Securities International di Hong Kong. Quest’ultima, stando alle poche indiscrezioni filtrate, avrebbe già deliberato il progetto di quotazione sulla Borsa di Hong Kong del Milan, anche se, stando a quanto riportato dal Sole 24 Ore, non avrebbe ancora dato l’ok al finanziamento bancario necessario a Mr Bee per chiudere l’operazione.

Ma l’istituto cinese, dove ha un ruolo di primissimo piano il banker italiano Federico Bazzoni, è più di una semplice banca, essendo parte di Citic Group Corporation, una conglomerata con interessi e attività in svariati settori industriali (costruzioni, ingegneria, tlc, servizi finanziari, media e sport). Alla Citic Group Corporation, presieduta dal 59enne Chang Zhenming, fa capo anche il 100% della più importante squadra di calcio di Pechino, il Beijing Guoan Football Club, attualmente allenata dal tecnico spagnolo Gregorio Manzano (ex Maiorca, Atletico Madrid e Siviglia) e presieduta da Li Shilin, il numero uno di Citic Guoan (un’altra delle controllate di Citic Group).

Il ruolo di Li Shilin e di Citic Guoan

Quest’ultimo, secondo quanto rivelato da Milano Finanza lo scorso 15 agosto, sembrerebbe essere il vero deus ex machina della partecipazione cinese alla cordata di Mr. Bee. Shilin, 65 anni, oltre a essere il numero uno di Citic Guoan dal 2000, è anche vicepresidente della controllante Citic e ricopre numerosi altri incarichi all’interno del gruppo. Lo scorso aprile ha siglato a Hollywood un accordo di coproduzione cinematografica, del valore di 150 milioni di dollari con gli studios dell’ex vicepresidente di Walt Disney, Dick Cook.

La sua passione per il calcio è di lunga data. Sotto di lui, il Beijing Guoan Football Club è diventato uno dei principali veicoli attraverso cui il governo cinese intende promuovere lo sviluppo del gioco del calcio nel Paese. Nel maggio del 2005 la società guidata da Li Shilin siglò un accordo strategico con il Real Madrid che prevedeva la possibilità per il club presieduto da Florentino Perez di avvalersi del supporto di Citic Guoan per lo sfruttamento commerciale del proprio brand in Cina in cambio di un supporto di natura tecnico-sportiva per lo sviluppo del club asiatico: l’ex responsabile delle scuole calcio del Real in Messico, Xabier Azkargorta, fu incaricato di organizzare il settore giovanile del club cinese.

Che anche al Milan dunque, a dieci anni di distanza rispetto alla merengues, possa prospettarsi una simile opportunità di espansione in Asia? Difficile dirlo con certezza. Li Shilin non avrebbe infatti ottenuto il pieno avallo dei vertici della casa madre Citic Group Corporation e si starebbe muovendo, almeno in questa fase, sotto traccia, proprio in direzione della Thailandia, dove la Citic Securitires gestisce dei fondi specializzati. Un piano ambizioso. Se l’operazione andrà in porto così come annunciato, il Milan, almeno fino alla quotazione sulla borsa di Hong Kong , potrà dunque contare sulle risorse necessarie a finanziarne lo sviluppo.

Questo non dovrebbe peraltro alterare gli equilibri azionari definiti nelle intese con Mr Bee. Le risorse non entreranno nel Milan sotto forma di aumenti di capitale (che potrebbero mutare i pesi azionari tra i due soci), ma secondo altre tecnicalità (per esempio, versamenti in conto copertura perdite) già sperimentate dai club italiani, tra cui lo stesso Milan. In questo modo sarà possibile arrivare alla quotazione senza modificare la composizione azionaria.

I dubbi sulla valutazione del Milan

Ma proprio questa soluzione tecnica, così come la valutazione di 1 miliardo data da Mr Bee al club, giudicata fuori mercato da gran parte degli addetti ai lavori, tra cui il presidente della Juventus, Andrea Agnelli, ha sollevato più di una perplessità.

L’interrogativo è il seguente: come è possibile che una società di calcio che negli ultimi cinque esercizi (dal 2010 al 2014) ha accumulato perdite a livello consolidato per 250 milioni (circa 50 milioni l’anno in media), sempre prontamente ripianate dall’azionista di controllo, possa essere valutata 1 miliardo di euro? E come è possibile giustificare una tale valutazione a fronte del fatto che questo club, seppur blasonato e con un gran numero di tifosi in Italia e nel mondo, non ha ancora uno stadio di proprietà (il club ha fatto marcia indietro sul progetto del nuovo impianto al Portello), non ha più in rosa alcun top player di livello mondiale e non parteciperà alle coppe europee per il secondo anno consecutivo?

Giusto per avere dei termini di paragone, la Juventus campione d’Italia e vicecampione d’Europa, che in questo momento è il primo club italiano per ricavi e il primo a essersi dotato di uno stadio di proprietà, ha una capitalizzazione di borsa di 279 milioni che, con una posizione finanziaria netta al 31 marzo scorso di 207 milioni, equivale a un enterprise value di 486 milioni.

Volendo utilizzare per il Milan il multiplo di mercato che Piazza Affari applica alla Juventus (circa due volte i ricavi 2014) per arrivare alla valutazione di 1 miliardo al netto dei debiti il club guidato da Adriano Galliani e Barbara Berlusconi dovrebbe fatturare almeno 500 milioni. Un target oggi lontanissimo per il Milan, che ha chiuso l’esercizio 2014 con un fatturato al netto del player trading (calciomercato) di 222 milioni per via della mancata partecipazione alle coppe europee.

Per arrivare a una valutazione di 1 miliardo bisognerebbe dunque utilizzare il multiplo (circa cinque volte i ricavi) cui tratta a Wall Street il Manchester United, che però a differenza del Milan è una macchina da soldi planetaria. I Red Devils hanno infatti chiuso la stagione 2013-14 (fallimentare dal punto di vista sportivo) con un utile di circa 30 milioni a fronte di ricavi per 543 milioni e dovrebbero archiviare il bilancio 2014-15 con ricavi vicini ai 500 milioni nonostante la mancata partecipazione alla ricca Champions League.

È pur vero che a livello di blasone il Milan non ha niente da invidiare allo United. Negli ultimi 30 anni il Milan è, assieme al Barcellona, la squadra che ha vinto il maggior numero di Champions League (5) ma è anche quella che ha giocato più finali (8), facendo meglio dei blaugrana (7), del Real Madrid (4), Manchester United (4) e Bayern Monaco (6). È però altrettanto vero che è dal 2007 che il Diavolo non vince un trofeo internazionale e che gli ultimi successi in campo nazionale sono lo scudetto 2010-11 e la supercoppa italiana nella stagione successiva.

Alla base di questa ipervalutazione del Milan diventa dunque cruciale la concreta realizzazione del piano presentato da Mr Bee, che, secondo quanto anticipato dalla Gazzetta dello Sport, prevede di portare nel giro di due o tre anni i ricavi commerciali (esclusi i diritti tv) del Milan a 350 milioni dagli 80 milioni circa del 2014, facendo leva sullo sfruttamento del marchio rossonero in Cina e nei mercati asiatici.

È realistico? Per fare un raffronto, il piano predisposto da Erick Thohir per l’Inter prevede una crescita dei ricavi complessivi nerazzurri dai 168,9 milioni del 2014 ai 287,6 milioni del 2021 (+70,2% nello scenario conservativo di partecipazione all’Europa League).

Il primo banco di prova delle nuove regole Figc

Nonostante l’articolata struttura finanziaria che i consulenti di Mr Bee (lo studio legale Gianni Origoni Grippo Cappelli, Edmond de Rothschild, l’elvetica T&F Tax and Finance di Gerardo Segat) avrebbero studiato per rilevare la quota del 48% del Milan, che passerebbe dalla creazione di un veicolo di diritto estero dietro il quale schermare gli eventuali investitori, una piena disclosure sul futuro azionariato del club rossonero potrebbe emergere solo se la Lega Calcio, presieduta da Maurizio Beretta, deciderà di applicare in maniera estensiva il regolamento sull’acquisto di partecipazioni rilevanti nelle società di calcio approvato lo scorso marzo dal consiglio federale della Figc, presieduto da Carlo Tavecchio, ed entrato in vigore il 28 luglio, pochi giorni prima della firma dell’accordo preliminare tra Berlusconi e Bee.

Questo regolamento, emanato dopo l’arresto dell’allora presidente del Parma Giampietro Manenti anche per impedire attività di riciclaggio di capitali attraverso l’investimento in società di calcio professionistico, prevede infatti che chiunque acquisti una quota superiore al 10% di un club (è il caso di Mr Bee che acquisirà il 48% del Milan) debba presentare alla Lega la dichiarazione di almeno un istituto di credito di primaria importanza nazionale e/o estera, con il quale abbia rapporti economici da almeno un anno, che attesti che il soggetto acquirente disponga di «una buona base finanziaria» e che riscuota «stima e considerazione presso gli operatori finanziari ed economici», che sia, sotto il profilo bancario, meritevole di credito e che abbia sempre fatto fronte ai propri impegni con regolarità e puntualità. Non solo; la banca-sponsor deve anche attestare che il soggetto acquirente è in possesso della capacità finanziaria per fare fronte all’impegno assunto, ma soprattutto «che le risorse finanziarie impiegate nell’acquisizione provengano dall’attività economico-sociale dell’acquirente o dalla disponibilità di altre fonti lecite indicate».

Quest’ultimo passaggio è quello più rilevante per avere una piena informativa sui futuri assetti proprietari del Milan. Se infatti la Lega di Serie A si accontenterà di ottenere la certificazione richiesta solo per il veicolo con cui verrà acquistato il 48% e non si farà indicare nel dettaglio, come previsto dal regolamento, la provenienza ultima dei capitali utilizzati per l’acquisizione, i dubbi continueranno ad aleggiare su una delle principali operazioni di M&A del 2015 e sul calcio italiano più in generale.