Caso Diarra, la FIFA sospende i procedimenti disciplinari in corso

La decisione è stata presa in attesa di capire come saranno eventualmente modificate le norme dell’organo di governo del calcio mondiale.

FIFA sospende procedimenti disciplinari
Gianni Infantino (Foto: FRANCK FIFE/AFP via Getty Images)

Giudizio sospeso. Dopo la sentenza emessa dalla Corte di Giustizia dell’Unione europea in relazione al caso Diarra, la FIFA ha deciso di sospendere tutti i procedimenti disciplinari che riguardano, tra gli altri, i casi di trasferimenti internazionali dei calciatori sulla base dell’art.17 del “Regolamento FIFA sullo Status e il Trasferimento dei Calciatori”.

La Corte di Giustizia dell’Ue era stata chiamata a decidere sulla disputa indetta dall’ex calciatore francese. Nel 2014, il francese Lassana Diarra lasciò il Lokomotiv Mosca dopo solo un anno del contratto quadriennale che aveva firmato e il club portò la questione alla Camera di Risoluzione delle Controversie (DRC) della FIFA, sostenendo che Diarra aveva violato le regole al momento della rescissione, decidendo di andarsene senza giusta causa in seguito a una riduzione dello stipendio.

Diarra ricevette un’offerta dal club belga Charleroi, che si ritirò dall’affare dopo che la FIFA si rifiutò di firmare il Certificato di Trasferimento Internazionale (ITC), impedendo così al giocatore di essere tesserato presso la federazione belga. Nel 2015, la FIFA ordinò a Diarra di pagare 10 milioni di euro di danni al Lokomotiv, spingendo l’ex giocatore di Chelsea, Arsenal e Real Madrid a fare causa all’organo di governo del calcio mondiale e alla federazione belga davanti a un tribunale locale.

Alla fine, il sistema giudiziario belga – ponendo una questione pregiudiziale – chiese un orientamento alla Corte di Giustizia dell’Unione europea, domandando se le regole della FIFA fossero conformi agli articoli 45 (libertà di circolazione dei lavoratori) e 101 (divieto di cartelli) del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea (TFUE). Articoli – soprattutto il 101 – già noti per il caso Superlega.

Con una sentenza storica, lo scorso ottobre la Corte d Giustizia dell’Ue dato ragione al giocatore transalpino, stabilendo che alcune norme sui trasferimenti «rischiano di ostacolare la libera circolazione dei calciatori che vorrebbero andare in un nuovo club di un altro Stato Ue» e, dunque, alcune norme della FIFA in merito alla vicenda sono contrarie al diritto comunitario.

Sulla base di quanto accaduto, la FIFA ha quindi deciso di sospendere i procedimenti nei quali rischiano di entrare in gioco le norme discusse davanti all’Ue. Il Presidente del Comitato disciplinare della FIFA, Jorge Ivan Palacio, ha scritto: «Alla luce della sentenza emessa dalla Corte di Giustizia dell’Unione europea (CGUE) nel caso C-650/22 riguardante la questione “Diarra”, nonché del Dialogo Globale attualmente in corso avviato dalla FIFA per condurre una consultazione mondiale su possibili modifiche al Regolamento FIFA sullo Status e il Trasferimento dei Calciatori (RSTP), ho deciso, in qualità di Presidente della Commissione Disciplinare FIFA, quanto segue:

Le seguenti misure disciplinari devono essere temporaneamente sospese con effetto immediato:

  1. Qualsiasi misura disciplinare contro i calciatori relativa all’esecuzione di diritti finanziari riconosciuti in base all’articolo 17 del RST
  2. Qualsiasi misura disciplinare contro gli allenatori relativa all’esecuzione di diritti finanziari riconosciuti in base all’articolo 6 dell’Allegato 2 del RSTP
  3. Qualsiasi misura disciplinare contro i club basata sulla responsabilità in solido prevista dall’articolo 17, paragrafo 2 del RSTP
  4. Le suddette misure comprendono anche i casi in cui, a seguito di una decisione del Tribunale del Calcio, sia stata emessa una successiva decisione da parte della Commissione Disciplinare FIFA in base all’art. 21 del Codice Disciplinare FIFA (CDF), edizione 2023, o all’art. 15 del CDF, edizione 2019.
  5. Quanto sopra indicato non pregiudica una possibile successiva reintroduzione di tali misure e non costituisce alcuna ammissione di illegalità delle stesse».