Calciopoli, Giraudo non si ferma: ricorrerà al Consiglio di Stato

L’ex amministratore delegato della Juventus è stato radiato a vita dalla giustizia sportiva dopo il caso Calciopoli, scoppiato nell’estate del 2006.

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Antonio Giraudo (Foto: GIUSEPPE CACACE/AFP via Getty Images)

Continua la battaglia legale degli avvocati di Antonio Giraudo, ex dirigente della Juventus radiato a vita dopo lo scandalo di Calciopoli scoppiato in Italia nel 2006. Un lunghissimo percorso giudiziario che non ha ancora trovato la parola fine e che, come sottolineato dagli avvocati di Giraudo, non ha trovato un giudice disposto ad affrontare la questione.

Giraudo si era rivolto al Tar del Lazio, che nella giornata di ieri – come svelato da Calcio e Finanza – ha pubblicato le proprie motivazioni dopo aver definito «inammissibile per difetto di giurisdizione» il ricorso di Giraudo contro la radiazione a vita decisa dalla giustizia sportiva italiana. Al centro del procedimento la incompatibilità della legge 280/2003, quella che disciplina la giustizia sportiva secondo il criterio della specificità dello sport, rispetto ai principi del diritto comunitario, che gli avvocati di Giraudo avrebbero voluto rimettere alla Corte di Giustizia Europea.

«Avremmo preferito che il Tar – spiega il legale Amedeo Rosboch, che fa parte del pool di difesa insieme con l’avvocato Jean Louis Dupontentrasse nel merito della legge 280/2003, invece ha soltanto posto una questione di giurisdizione», si legge nella edizione odierna di Tuttosport.

Incassato l’ennesimo respingimento in una questione giudiziari che sembra non avere una fine, ora i legali di Giraudo sono davanti a due possibilità, come ammesso dall’avvocato Rosboch: «Il dottor Giraudo è molto determinato ad andare fino in fondo. Stiamo valutando il da farsi ma posso anticipare che ricorreremo al Consiglio di Stato per impugnare la sentenza del Tar del Lazio e, nel contempo, andremo anche dal giudice ordinario, come scritto dal Tar stesso».