Intercettazioni e dipendenti interrogati: i pm accelerano sull'eredità degli Agnelli

Continuano le indagini della Procura di Torino che vede indagati i tre fratelli Elkann, John, Lapo e Ginevra, con Gianluca Ferrero e il notaio Urs von Grunigen.

lapo elkann
Lapo Elkann (Foto: Vincenzo Lombardo/Getty Images)

L’iscrizione nel registro degli indagati di Lapo e Ginevra Elkann, dopo quella del fratelli maggiore John e di Gianluca Ferrero e Urs von Grunigen, è stata possibile grazie agli interrogatori condotti dai pm della Procura di Torino nei confronti del personale di servizio nelle varie ville di proprietà della famiglia Agnelli-Elkann e alle intercettazioni.

Come riporta l’edizione odierna de Il Fatto Quotidiano, proprio le intercettazioni, senza però che ne venga citato il contenuto, sono menzionate nel secondo decreto di sequestro con il quale mercoledì la procura di Torino ha aggiunto agli indagati Lapo Elkann (al quale però la contestazione non è ancora stata notificata) e la sorella Ginevra per truffa aggravata ai danni dello Stato e dell’Agenzia delle Entrate.

A essere intercettati, dall’inizio di gennaio 2024, sarebbero state persone appartenenti all’entourage della famiglia Agnelli, tra i quali anche personale che lavorava nella storica residenza torinese di Villa Frescot, formalmente assunti da John Elkann o da Fca Security e Stellantis Europa, ma al servizio della nonna Marella Caracciolo, morta il 23 febbraio 2019. Nelle settimane scorse, alcuni di loro sono stati sentiti dai pm e le loro deposizioni, assieme alle conversazioni intercettate, sarebbero tra gli elementi che hanno indotto i pm a ribadire che la residenza svizzera di Marella Caracciolo era «fittizia» e avrebbe avuto «una duplice e concorrente finalità: da un lato, sotto il profilo fiscale, evitare l’assoggettamento a tassazione in Italia di ingenti cespiti patrimoniali e redditi; dall’altro, sotto il profilo ereditario, sottrarre la sua successione all’ordinamento italiano».

Intercettazioni eredità Agnelli – L’appunto di una impiegata di Villa Frescot

Si cita in particolare un appunto di 4 pagine di un’impiegata di Villa Frescot, sequestrato l’8 febbraio, «riepilogante in forma schematica i giorni di effettiva presenza in Italia di Marella Caracciolo». Un documento in cui si definisce la residenza della signora «una vita di spostamenti». Infatti, nel 2015 la vedova di Gianni Agnelli sarebbe stata in Svizzera meno di due mesi, contro i 298 giorni trascorsi in Italia, mentre nel 2018 i giorni passati in Italia sarebbero 227 e quelli all’estero 138. Nello specifico in terra elvetica e nel riad Ain Kassimou di Marrakech.

Conteggio che avvalora l’ipotesi portata da Margherita Agnelli, figlia di Marella e madre di John, Lapo e Ginevra Elkann. L’appunto citato fa parte della parte “sopravvissuta” della copiosa documentazione, contenuta soprattutto in computer, telefonini e altri sistemi informatici, prelevata nel primo sequestro nella residenza di John Elkann, nello studio di Ferrero e in alcune fiduciarie che gestiscono il patrimonio Agnelli. E che, la settimana scorsa il tribunale del Riesame aveva disposto dovesse essere restituita ai primi tre indagati (Elkann, Ferrero e von Gruningen).

Una decisione rispetto alla quale i pm hanno reagito con il decreto-bis, aggiungendo i due nuovi indagati, indicando il nuovo reato di truffa ai danni dello Stato e, in particolare, retrodatando le indagini sui reati fiscali dal 2018 sino al 2016, per evitare la “censura” di aver compiuto sequestri risalenti a epoche antecedenti gli illeciti contestati. Una mossa che ha consentito loro di bloccare una parte delle restituzioni, mentre è possibile che nei prossimi giorni facciano ricorso in Cassazione per disinnescare l’intero dissequestro. A loro volta, gli indagati potranno tornare a rivolgersi al Riesame contro il secondo sequestro: sostenendo che il “giudicato” precedente sarebbe ormai inattaccabile.

Intercettazioni eredità Agnelli – Le due ipotesi di reato contestate ai cinque indagati

Le ipotesi di reato contestati a John Elkann, Ferrero e von Grunigen sono la frode fiscale, realizzata con «la residenza fittizia» e con «operazioni simulate emessi fraudolenti» sul vitalizio di 8,166 milioni euro che Marella riceveva ogni anno dalla figlia Margherita, questa volta non solo negli anni 2018 e 2019 ma anche 2017, 2016 e 2015, per oltre 32 milioni e un’imposta Irpef non versata di 14,278 milioni.

Per quanto riguarda, invece John, Lapo e Ginevra Elkann, i tre fratelli sono indagati con il commercialista e presidente della Juventus e il notaio per truffa ai danni dello Stato poiché avrebbero omesso di pagare l’imposta di successione (aperta in Svizzera e non in Italia, proprio grazie alla presunta residenza fittizia) su 734 milioni di euro. Capitali derivanti dal patrimonio estero di Gianni Agnelli e a lungo intestati e gestiti, per conto di Marella, da una società offshore delle Isole Vergini Britanniche, la Bundeena Consulting Inc, e adesso riferiti a due trust del Liechtenstein, Blue Dragon Ag e Dancing Tree Ag, attribuiti ai fratelli Elkann.

Se quest’ultima questa contestazione fosse accertata, i tre dovrebbero versare al Fisco una tassa di successione calcolata con aliquote tra il 6% e il 9% (per una stima complessiva che si aggira fra i 44 e i 66 milioni di euro), ma non ancora accertata dagli inquirenti. Quei 734 milioni, infine, avrebbero prodotto 30 milioni di reddito l’anno dal 2004: mai dichiarati però in Italia dalla vedova Agnelli.