Eredità Agnelli, i pm contestano 40 milioni di mancati versamenti al Fisco

John, Lapo e Ginevra Elkann, Gianluca Ferrero e Urs Robert Von Gruenigen sono tutti iscritti nel registro degli indagati per presunta truffa ai danni dello Stato.

John Elkann CdA Meta
John Elkann (Foto: DPPI/Panoramic/Insidefoto)

Dopo alcuni giorni di silenzio nella vicenda sull’eredità di Marella Caracciolo e dell’Avvocato Gianni Agnelli che vede contrapposti la figlia Margherita e i nipoti John, Lapo e Ginevra Elkann, ecco che ritornano a emergere alcuni dettagli. Prima l’iscrizione nel registro degli indagati di Lapo e Ginevra per truffa ai danni dello Stato e ora vengono definiti i contorni dei mancati versamenti relativi alla tassa di successione.

Tale cifra, secondo quanto riportato dall’agenzia Radiocor, si aggirerebbe intorno ai 40 milioni di euro e viene contestata a John, Lapo e Ginevra Elkann dai pm nell’ambito dell’inchiesta sull’ipotesi di truffa ai danni dello Stato, che vede coinvolti anche il commercialista Gianluca Ferrero, attuale presidente della Juventus, e il notaio svizzero ed esecutore testamentario, Urs Robert Von Gruenigen.

L’accusa di truffa, secondo la Procura, è legata a mancate imposte successorie su circa 700 milioni di euro. Un imponibile, a quanto si apprende, calcolato dagli inquirenti sulla base di alcune dichiarazioni integrative dei redditi presentate da Elkann per il triennio 2019-2021. I pm ipotizzano si tratti di fondi riconducibili in origine a Marella e che, quindi, anche quelle somme dovessero rientrare nell’eredità, con conseguente obbligo di imposte di successione. L’impianto accusatorio si basa sull’ipotesi che la residenza in Svizzera della vedova Agnelli fosse fittizia.

Altro pezzo dell’inchiesta è invece quello relativo alle dichiarazioni dei redditi di Marella Caracciolo dal 2016 al 2019 con l’accusa in questo caso di dichiarazione fraudolenta, legata all’evasione Irpef, che riguarda John Elkann, Ferrero e Von Gruenigen. La procura, con in testa il procuratore aggiunto Marco Gianoglio e i suoi colleghi Mario Bendoni e Giulia Marchetti, sarebbe pronta a fare ricorso contro la decisione del tribunale del Riesame che aveva disposto la restituzione parziale del materiale sequestrato agli indagati, accogliendo la richiesta della difesa. A questi si sommano i nuovi sequestri, già effettuati, proprio su una parte dei documenti che sarebbero dovuti tornare, in teoria, nella disponibilità degli indagati, pc e smartphone inclusi.