Processi, campo, sponsor e conti: il bilancio del primo anno del nuovo CdA Juve

Nel gennaio 2023 si è insediato alla guida del club il nuovo consiglio di amministrazione post-dimissioni di Agnelli: un primo bilancio della gestione a un anno di distanza.

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FOOTBALL AFFAIRS
Maurizio Scanavino (Nicolò Campo / Insidefoto)

È passato poco più di un anno dall’insediamento del nuovo consiglio di amministrazione della Juventus presieduto ora da Gianluca Ferrero e guidato dall’amministratore delegato Maurizio Scanavino. Ma in questi 12 mesi o poco più, molto è mutato sotto il cielo juventino.

Negli appuntamenti di questo editoriale del gennaio 2023 Calcio e Finanza aveva svelato come le priorità del nuovo CdA sarebbero state quelle legate alle vicende giudiziarie che 12 mesi orsono attanagliavano il club. E in questo senso non si può dire che il nuovo board non sia arrivato a una soluzione che a posteriori quantomeno sembra avere avuto l’effetto di chiudere alla svelta una questione che sarebbe potuta diventare molto più spinosa.

L’esito è sì costato dieci punti di penalizzazione in classifica nel campionato scorso per quanto concerne la giustizia sportiva italiana e questa pena che ha comportato un piazzamento valevole per la Conference League invece che quello qualificante per la Champions League ottenuto sul campo. In questo modo però quando è arrivata la sanzione UEFA (ovvero una stagione senza coppe) la Juventus ha pagato con la esclusione dalla meno prestigiosa (e meno lucrativa) delle competizioni europee. Insomma una volta accettata la pena italiana, quella europea è stata minima se non benvenuta.

Per le battaglie in sede di giustizia ordinaria, invece, vi sarà tempo ma queste sono vertenze che incombono a livello personale sui manager della vecchia gestione e il club non ne sarà inficiato. L’indagine infatti prosegue dopo lo spostamento da Torino a Roma: se venissero confermate le ipotesi di reato, per gli ormai ex dirigenti il rischio può arrivare fino alla reclusione, mentre per la società si tratta al massimo di una sanzione pecunaria.

Sul campo invece l’esito di tutto questo è stato che, per merito della squadra e dell’allenatore, pur in presenza di un mercato quasi nullo in estate (proprio per cercare di contenere i costi dei mancati introiti da gare internazionale) Allegri e i suoi hanno potuto sfruttare l’opportunità di concentrarsi sul solo campionato. E adesso per prima volta dal 2019/20 (l’ultimo anno in cui vinse il tricolore) a metà stagione il club in piena lotta scudetto e con la speranza, gufando il Napoli, di poter approdare nel 2025 al nuovo Mondiale per Club voluto dal presidente della FIFA Gianni Infantino.

Peraltro il nuovo corso a livello sportivo ha comportato anche un taglio dei costi e una maggiore volontà di puntare sui calciatori più giovani e questo ha valorizzato i “prodotti” dell’Under 23. Una strada che la Juventus, sotto la guida di Andrea Agnelli ha battuto per prima e da sola e che sta ora facendo proseliti, visto che l’Atalanta ha la sua seconda squadra da quest’anno e varie società, tra le quali in particolare Milan e Inter, ne stanno valutando la convenienza.

I NODI CALCIOPOLI E SUPERLEGA

Se quelle elencate sinora sono state le priorità vitali tattiche e sportive, in ottica strategica va segnalato anche come il club abbia virato e preso le distanze in maniera evidente dalla precedente gestione targata Andrea Agnelli, che pure è stata una delle più vincenti dell’intera e gloriosissima storia juventina.

Per quanto concerne l’Italia la mossa più clamorosa è stata la decisione di abbandonare i ricorsi per Calciopoli. Una mossa che sicuramente ha fatto male alla pancia del popolo bianconero (anche perché si è aggiunta la beffa di dover pagare le spese processuali a FIGC e Inter), ma che anche su questo versante in qualche modo ha posto la parola fine a un’epoca. D’altra parte era una vertenza che ormai sapeva di causa persa visto i numerosi no arrivati da vari tribunali in questi anni. E anche su questo punto, anche se Moggi e Giraudo hanno in essere battaglie tra Tar e Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, la decisione strategica del club è stata presa ed è stata precisamente nel solco del mandato strategico di avere un maggior dialogo con le istituzioni calcistiche. In campo internazionale è indubbio invece che la maggiore distanza dalla precedente gestione è stata quella sulla Superlega di cui Agnelli era stato uno dei maggiori propugnatori.

Lo scorso giugno infatti il club bianconero aveva ufficialmente comunicato la sua volontà di fare un passo indietro dal progetto, iniziando le prime discussioni sul tema con Barcellona e Real Madrid. A luglio, poi, la società aveva confermato «di aver iniziato la procedura di uscita dal suddetto Progetto, pur rammentandosi che, ai sensi delle disposizioni contrattuali applicabili, affinché il recesso produca i suoi effetti è richiesto il previo consenso di Real Madrid, FC Barcelona e degli altri club coinvolti nel Progetto Super Lega». Un passo indietro formale, che dipende tuttavia anche dal via libera degli altri club, da un progetto di cui la società era tra i principali sostenitori: in questo senso si può parlare di un riavvicinamento alla UEFA.

OBIETTIVO SOSTENIBILITÀ NEI CONTI

Detto delle scelte politiche, non va sottaciuto però come però in termini di bilancio la situazione continui a non essere delle migliori. La stagione 2022/23 è terminata con un passivo pari a 123,7 milioni di euro e ora l’obiettivo della Juventus è quello di avere perdite ridotte e pareggio di bilancio da raggiungere nei prossimi anni senza rinunciare alla competitività a livello sportivo. La prima virata in questo senso si è avvertita in sede di mercato visto che l’arrivo di Cristiano Giuntoli sulla tolda bianconera ha coinciso con una sessione molto oculata, come non se ne vedevano da anni, e che ha portato un saldo positivo di 83 milioni come impatto a bilancio.

Ciò detto non si può scordare che la società bianconera prevede di chiudere anche questa stagione in perdita pesante, zavorrata come lo è stata dagli incassi legato alle competizioni europee. E non a caso come ha segnalato questa testata in settimana il titolo in borsa ha toccato i minimi dal 2016, in particolare dopo il raggruppamento delle azioni, perdendo circa il 14% negli ultimi giorni.

Non è infatti un caso se, a distanza di tre anni dall’ultima iniezione di capitale, lo scorso ottobre è stato varato un ulteriore aumento da 200 milioni di euro da chiudersi nel primo trimestre del 2024, che è volto a sostenere finanziariamente il club in questa stagione senza i proventi delle coppe europee. Exor, la holding della dinastia Agnelli-Elkann che controlla il club, ha fatto come sempre il suo versando già tutti i 127 milioni (pari al 63,8%) per la parte di aumento di sua competenza, garantendo nei fatti che il piano strategico sin qui delineato possa proseguire sui binari scelti e qui sopra elencati.

Non solo ma la holding torinese ha anche spiegato di essere pronta a subentrare e sottoscrivere quote ulteriori dell’aumento di capitale qualora qualcuno dei soci non lo partecipasse all’operazione per la propria quota. Ancora una volta, insomma, avere alle spalle la dinastia più potente d’Italia si conferma, come spesse volte nella storia bianconera, il vero asset del club.

LA RICERCA DI UN NUOVO SPONSOR 

Questo detto non è un mistero che, pur avendo alle spalle una dinastia così importante e potente, anche ai piani alti di Exor l’obiettivo è quello di portare la Juventus a potere camminare con le proprie gambe anche in termini economici. D’altronde la holding negli ultimi 10 anni ha versato qualcosa come 650 milioni nelle casse bianconere solo in termini di aumneti di capitale. Ed è in questo quadro che si deve leggere una partita che è iniziata sottotraccia lo scorso giugno ma che sta diventando sempre più importante per il management del club: ovvero quello del nuovo sponsor di maglia.

Il contratto con Jeep scade infatti nel giugno 2024 e il brand USA di Stellantis (società automobilistica di cui la stessa Exor è il maggiore azionista con il 14,9% del capitale azionario ma il 25% circa dei diritti di voto) non sembra intenzionato a proseguire la collaborazione iniziata nel 2012/13. Anzi, secondo quanto si vocifera nel settore automotive, il CEO di Stellantis Carlos Tavares avrebbe già comunicato questa decisione al club bianconero e non sarebbe una sorpresa visto che all’interno della galassia Exor il businessman portoghese e l’ad di Juve e Gedi Scanavino sono tra i manager più vicini ad Elkann, che inter alia è presidente della stessa Stellantis. D’altronde lo steso Scanavino durante l’ultima assemblea degli azionisti bianconeri era stato abbastanza chiaro sulla sponsorizzazione: «Siamo in trattativa con diversi brand di importanza primaria per un periodo di più stagioni legate allo sponsor di maglia».

Insomma il management bianconero è alla caccia di un brand che possa quantomeno garantire quei 45 milioni annui che Jeep garantiva sin dal 2019, quando venne rinnovata l’intesa siglata nel 2012. All’epoca Andrea Agnelli paventò ai vertici dell’allora FCA lo spettro di aver quale sponsor Volkswagen riuscendo così a strappare allo scomparso Sergio Marchionne, allora CEO del Lingotto, una cifra considerevole.

In particolare la partita sullo sponsor di maglia ha due valenze. La prima, più cruda, è quella sulla cifra. Agnelli seppe strappare un prezzo importante per vestire le maglie bianconere con il brand USA, ma non va dimenticato che questo era pur sempre una parte correlata (entrambe hanno come maggiore azionista Exor). Ora si tratta di andare sul libero mercato, a meno che non si trovi un altro marchio tra quelli di casa. E in questo quadro, ed è la seconda valenza, sarà interessante capire quanto le vicende giudiziare, sportive e non, degli ultimi tempi abbiano influito sulla immagine del club e nella testa di chi stia valutando di associare il nome della propria azienda alla società bianconera.

Si tenga presente per esempio che nel 2007 Marchionne accettò di sponsorizzare la Juventus poco post Calciopoli e appena tornata in Serie A ma usando un brand come New Holland che è business-to-business, ovvero un marchio che vende i propri prodotti (macchine per le costruzioni e per l’agricoltura) ad altre aziende e non a consumatori semplici contando sulla certezza che le aziende gli investimenti in macchinari li varano in base a scelte economiche e non sulla base di suggestioni di marketing. Invece nel 2012 dopo che la Juventus era tornata a vincere lo scudetto nella stagione precedente, allora sì che Marchionne si decise di affiancare al club bianconero quello di uno dei suoi brand più prestigiosi, ovvero Jeep, proprio per sfruttare l’immagine vincente nei confronti dei consumatori.

Va infine notato come nota a margine che in un recente report gli analisti di Equita hanno spiegato come a meno di un nuovo aumento di capitale oltre a quello in corso la Juventus avrebbe necessità dell’entrata di un altro socio nell’azionariato: la quota di aumento, secondo gli analisti, non basterebbe per riequilibrare la situazione economico-finanziaria del club e mantenerla stabile nel medio periodo, a meno che non arrivi ulteriore liquidità da terzi. Exor dal canto so dice di non prevedere nuovi aumenti di capitale. Vi sarà l’ingresso di un nuovo socio? Si vedrà, qui ci si limita a far notare che Equita a ottimi legami con il club visto che ha un ruolo (controparte per l’acquisto o la vendita delle frazioni delle nuoveazioni raggruppate mancanti) all’interno del raggruppamento azionario varato in settimana dalla società per potere «semplificare la gestione amministrativa delle azioni, migliorando al contempo la percezione del titolo Juventus sul mercato», come spiegato dal club.