Il Benfica e la "maledizione di Bela Guttmann": il vero avversario dei portoghesi

Che cosa è la maledizione Bela Guttmann Benfica – Il Benfica sarà l’avversario dell’Inter nei quarti di finale di Champions League ed è l’unica formazione straniera nella parte del…

Bela Guttmann, Benfica Coach & Manager
Bela Guttmann (Photo by Keystone/Hulton Archive/Getty Images)

Che cosa è la maledizione Bela Guttmann Benfica – Il Benfica sarà l’avversario dell’Inter nei quarti di finale di Champions League ed è l’unica formazione straniera nella parte del tabellone che vede anche le altre due italiane, Milan e Napoli. Oltre alle 3 squadre della Serie A, i portoghesi dovranno guardarsi anche dalla “maledizione di Bela Guttmann”.

L’anatema lanciato dall’ex allenatore del Benfica, con un passato anche in Italia sulla panchina del Milan, è costato alla formazione di Lisbona ben 11 finali perse consecutivamente, fra prima squadra e Primavera, l’ultima, per quanto riguarda i grandi, quella di Europa League del 2014 contro il Siviglia ai rigori, dopo aver eliminato la Juventus in semifinale con l’ultimo atto che si giocava proprio allo Stadium di Torino.

«Da qui a cento anni nessuna squadra portoghese sarà per due volte (consecutive) Campione d’Europa e senza di me il Benfica non vincerà mai una Coppa dei Campioni». Da quel 1° maggio 1962 il Benfica perderà ben 11 trofei internazionali.

La “maledizione di Bela Guttmann” – La carriera da calciatore

Bela Guttmann, nato nel 1899 (stesso anno della fondazione del Milan che andò poi ad allenare), nasce a Budapest da genitori entrambi ballerini, ma non segue le orme della famiglia e si fa contagiare da un’altra passione, quella del calcio. Entra nelle giovanili del Torekves a 15 anni, debuttando 2 anni più tardi con la stessa maglia nella prima divisione ungherese, ruolo centrocampista avanzato.

Nel 1919 si trasferisce all’MTK Budapest, la società più blasonata di quegli anni grazie alle risorse economiche della borghesia austro-ungherese di origine ebraica Guttmann cambia ruolo, spostandosi qualche metro indietro e vince il titolo ungherese per due volte, continuano la striscia di successi del club che colleziona consecutivamente campionati dal 1916 al 1925. Guttmann arriva anche in nazionale maggiore dell’Ungheria.

Nel 1921 inizia l’ondata antisemita che dilagherà in Europa negli anni a venire e Guttmann si trasferisce in Austria, all’Hakoah di Vienna, formazione dalla maglia blu e bianca che gioca con la stella di Davide sul petto. Nel 1923 la formazione austriaca è la prima a battere i “maestri” inglesi rifilando un perentorio 5-0 al West Ham, finalista della prestigiosa FA Cup di quell’anno.

Guttmann arriva alle Olimpiadi con la sua Ungheria nel 1924 a Parigi, ma i tumulti antisemiti in patri seguono i calciatori e Guttmann si fa portavoce delle condizioni pessime in cui versa la struttura che ospita i calciatori. Proteste che non vengono ascoltate con i calciatori che si fanno battere per 3-0 dall’Egitto, una nazione che non aveva ancora riconosciuto il professionismo nel calcio, cosa che l’Ungheria aveva appena fatto. La sua carriera in Nazionale finisce così, con un ammutinamento.

Con l’Hakoah gira tutti gli Stati Uniti, dove vince ancora e gioca con i New York Giants e successivamente con il New York Hakoah, con cui vince una National Challenge Cup, e con l’Hakoah All-Stars, squadra fondata dai reduci dell’Hakoah Vienna in America. Raccoglie così qualche soldo dopo la grande Depressione del 1929 che aveva lasciato pressoché tutti senza risorse. Guttman chiude la carriera da calciatore nel 1932-33 ancora con l’Hakoah Vienna, ritirandosi a 34 anni.

La stessa Hakoah gli dà la possibilità di allenare per la prima volta. Guttman si sposta però quasi immediatamente in Olanda, forse anche per sfuggire al crescente antisemitismo che si respira in Austria, e si accorda con l’SC Enschede.

Nel 1938 torna all’Hakoah ma la sua avventura da tecnico è sospesa bruscamente dall’invasione dell’Austria a opera della Germania nazista di Adolf Hitler. Lo storico club viennese di radici e composizione ebraica in breve tempo è dismesso e lo stesso Bela Guttmann deve riparare in Ungheria, dove si accorda con l’Ujpest di Budapest, con cui nella stagione 1938/39 ottiene quello che oggi sarebbe definito un ‘Double’, vincendo Scudetto e Mitropa Cup, la Champions League dell’epoca. Ma con l’olocausto, la situazione nell’Europa centrale per gli ebrei si fa impossibile e anche Guttmann deve fermarsi.

Miracolosamente si salva dall’olocausto. Secondo la leggenda scampa alla morte venendo internato in un campo di prigionia in Svizzera. Molto probabilmente, invece, come sostenuto da più fonti, riesce a scappare da un convoglio che lo sta  conducendo ad Auschwitz e a nascondersi a Budapest, evitando la deportazione che invece non risparmiò 430 mila ungheresi. Nei campi di sterminio perde anche il fratello maggiore, suo padre ed i suoi zii.

La “maledizione di Bela Guttmann” – Il primo allenatore giramondo

Guttmann inizia così la carriera da allenatore che lo porta in 3 Continenti e 14 Paesi diversi. Vince 6 Scudetti in 4 Paesi, 8 in 6 considerando anche i due titoli in Italia e in Uruguay arrivati al termine di stagioni in cui è stato sostituito in corsa.

Dopo la Seconda Guerra Mondiale, nel 1945 torna in Ungheria ad allenare il Vasas Budapest e torna in patria più di una volta, la seconda prende la panchina il Kipest, ricca di grandi talenti fra cui Ferenc Puskas. La successiva meta del suo percorso da allenatore giramondo è l’Italia: dove approda nel 1949/50 per allenare il Padova, poi la Triestina nel 1950/51 e per la prima parte della stagione 1951/52. In entrambi i casi la sua esperienza si chiude con un esonero. Prova a insegnare un’idea di calcio offensivo che non sempre convince i dirigenti dei club con cui lavora.

Quell’oro alle Olimpiadi del 1924 perso volontariamente, visto che l’Ungheria era la grande favorita, Guttmann se lo mette al collo nel 1952 quando a Helsinki i magiari trionfano con lui nello staff tecnico della nazionale.

L’anno successivo torna in Italia, al Milan, che lo chiama alla 9ª giornata per subentrare ad Arrigo Morselli. I risultati altalenanti della squadra la portano a chiudere il campionato 1953/54 al 3° posto, ma nel 1954 con l’approdo alla presidenza dell’industriale Andrea Rizzoli e del fuoriclasse Juan Alberto Schiaffino, che si unisce a Gren, Liedholm e Nordahl, fanno crescere le aspettative sulla squadra, nella quale fa il suo esordio da stopper Cesare Maldini. L’anno seguente allena anche il Lanerossi Vicenza, ma con la squadra terzultima termina l’avventura anticipatamente in quanto è rinviato a giudizio per omicidio colposo per aver investito in auto due giovani, uno dei quali ha perso la vita, il 2 aprile 1955 a Milano.

Dopo una parentesi brasiliana, che lo porta a vincere il campionato Paulista con il San Paolo, ecco l’arrivo in Portogallo, dove vince il campionato con il Porto nel 1959. Dopo una sola stagione con i Dragoni, Guttmann approda sulla panchina degli acerrimi rivali del Benfica. E con le Aquile, che gli garantiscono un ricco ingaggio, con premi aggiuntivi per i trofei conquistati, realizza il suo capolavoro da allenatore. Rifonda la rosa della squadra, promuovendo tanti giovani, e conferma come modulo il 4-2-4. A Lisbona vince due volte consecutive il campionato lusitano, ma, soprattutto, 2 Coppe dei Campioni nel 1960/61 e nel 1961/62 ed è lui a lanciare Eusebio, che aveva fatto arrivare dall’Africa.

Dopo il secondo successo, contro il Real Madrid del leggendario Di Stefano, Guttmann si aspetta comunque un premio in denaro dalla società, nonostante sia arrivato 3° in campionato, come era stato pattuito, ma questo non arriva. I dirigenti del Benfica dicono di no, quasi lo deridono, e Bela non la prende bene.

«Da qui a cento anni nessuna squadra portoghese sarà per due volte (consecutive) Campione d’Europa e senza di me il Benfica non vincerà mai una Coppa dei Campioni». Da quel 1° maggio 1962 il Benfica perderà ben 11 trofei internazionali.

La “maledizione di Bela Guttmann” – Le finali perse dal Benfica

Guttmann morì a Vienna il 28 agosto 1981, a 82 anni, e vide in prima persona diverse finali perse dal Benfica, che continueranno anche dopo la sua morte. Di anni ne sono passati 62 e l’elenco è bello lungo:

  • Coppa Campioni 1962/63: Milan-Benfica 2-1
  • Coppa Campioni 1964/65: Inter-Benfica 1-0
  • Coppa Campioni 1967/68: Manchester United-Benfica 4-1 (dts)
  • Coppa UEFA: 1982/83: Anderlecht-Benfica 2-1
  • Coppa Campioni 1987/88: PSV-Benfica 6-5 (dcr)
  • Coppa Campioni 1989/90: Milan-Benfica 1-0
  • Europa League 2012/13: Benfica-Chelsea 1-2
  • Europa League 2013/14: Siviglia-Benfica 4-2 (dcr)
  • Youth League 2013/14: Benfica-Barcellona 0-3
  • Youth League 2016/17: Benfica-Salisburgo 1-2
  • Youth League 2019/20: Benfica-Real Madrid 2-3