Juventus e acquisizioni, tutti i piani di Exor

Mentre il consiglio di amministrazione della Juventus, appena nominato, è concentrato sulla battaglia legale che il club dovrà affrontare a vari livelli, inizia a prendere forma anche in chiave operativa quella che sarà la nuova azienda Juventus targata Maurizio Scanavino.

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Football Affairs
Tifosi della Juventus (Foto: Alessandro Sabattini/Getty Images)

Mentre il consiglio di amministrazione della Juventus, appena nominato, è concentrato sulla battaglia legale che il club dovrà affrontare a vari livelli, inizia a prendere forma anche in chiave operativa quella che sarà la nuova azienda Juventus targata Maurizio Scanavino.

Manager che nei piani di Exor – la holding della famiglia Agnelli guidata da John Elkann che controlla il club  è destinato a rimanere al vertice del club bianconero per lungo tempo così come resterà al vertice di GEDI, il gruppo editoriale, anch’esso controllato da Exor, che edita tra gli altri i quotidiani La Repubblica, La Stampa e Il Secolo XIX.

PRIORITÀ ALLE BATTAGLIE LEGALI

La priorità, come si diceva, al momento è necessariamente concentrata sulla battaglia legale che aspetta la Juventus su vari piani: dalla giustizia sportiva fino a quella ordinaria sino ad arrivare ai procedimenti della Consob per quanto concerne gli aspetti più propriamente finanziari e borsistici e dell’UEFA per quanto attiene alla eventuale partecipazione alle coppe europee. E in questo senso, secondo quanto Calcio e Finanza ha potuto appurare, c’è una grande omogeneità nell’universo delle aziende facenti parte della galassia Agnelli, una omogeneità che parte dalla dirigenza della squadra bianconera sino a salire all’azionista Exor. Anche perché anche la stessa holding viene citata direttamente nelle motivazioni della sentenza della Corte d’Appello FIGC che ha tolto 15 punti alla Juventus quando si nomina la holding guidata da John Elkann come “l’azionista di riferimento”. 

In particolare anche tra chi abitualmente non si occupa di cose calcistiche (e magari neppure di fede bianconera) c’è stupore per una presunta mancanza di gradualità della sentenza. Il ragionamento è questo: ammesso e non concesso che la Juventus abbia fatto più operazioni ritenute opache dalla procura federale e quand’anche ci fosse stato il cosiddetto “sistema Paratici”, perché gli altri club non debbano subire una seppur minima penalizzazione? In sostanza, perché se la Juventus ha ricevuto una penalizzazione di 15 punti in classifica, non è arrivata una penalizzazione per esempio di un punto per gli altri club coinvolti?  

Un altro punto che ha sorpreso è il rilievo sui principi contabili. La Juventus, in quanto quotata in Borsa, adotta i principi contabili internazionali IAS e all’interno di questo quadro normativo uno scambio di giocatori dovrebbe essere trattato in termini di bilancio come una permuta. E proprio su questo punto, secondo molti addetti ai lavori, il bilancio bianconera presenterebbe degli errori tecnici. Di qui la possibile accusa di falso in bilancio.

Al contrario i club non quotati utilizzano un altro quadro normativo contabile, ovvero i principi contabili nazionali OIC. E all’interno di queste regole non sarebbero incorsi in questo tipo di errore. Di qui la disparità di giudizio.

Tuttavia, secondo quanto trapela, il rilevo che fanno alcuni osservatori esperti di materie finanziarie è il seguente: ove mai ci fosse questo tipo di errore, si tratta di una materia su cui dovrebbe investigare la Consob e non la giustizia sportiva che altrimenti inserirebbe una disparità di trattamento tra club quotati e non. 

MAGGIOR DIALOGO CON LE ISTITUZIONI

Ma se la stretta attualità impone alla Juventus di mettere quale sua assoluta priorità gli aspetti legali, va anche detto che la nuova gestione targata Scanavino sta anche iniziando ad avere una sua operatività aziendale strategica di lungo periodo.

Entrando nello specifico, in primo luogo c’è la volontà di avere un maggior dialogo con le istituzioni italiane, calcistiche e non solo. Non a caso proprio ieri il nuovo chief football officer Francesco Calvo è stato avvistato a Roma per un incontro con alcuni vertici della politica calcistica. E in questo senso vanno lette le recenti parole di John Elkann in un’intervista a La Repubblica e La Stampa (quotidiani come si diceva entrambi controllati da Exor tramite GEDI) dove il numero uno di Exor mette in rilievo la volontà del club di cooperare insieme alle altre squadre e al governo«La Juventus è la squadra italiana più amata e seguita: rappresenta il nostro calcio nazionale – dichiarò Elkann -. L’ingiustizia di questa sentenza è evidente: in molti l’hanno rilevato, anche non di fede bianconera, e noi ci difenderemo con fermezza per tutelare l’interesse dei tifosi della Juve e di tutti quelli che amano il calcio. Spero che insieme alle altre squadre e al governo possiamo cambiare il calcio nel nostro Paese, per costruire un futuro sostenibile e ambizioso. La Juventus non è il problema, ma è e sarà sempre parte della soluzione. Qui è in gioco il futuro della Serie A e del calcio italiano, che sta diventando marginale e irrilevante».

SCANAVINO RESTERÀ SIA IN JUVE CHE IN GEDI: LA STRATEGIA INDUSTRIALE

In termini più prettamente industriali, invece l’idea è quella che Scanavino rimanga per lungo tempo sia amministratore delegato della Juventus che di GEDI, la società multimedia controllata da Exor che edita tra gli altri i quotidiani La Repubblica e La Stampa.

Questo non solo perché il nuovo numero uno bianconero è uno dei dirigenti più stimati e vicini ad Elkann: i due si sono conosciuti giovanissimi nel Convitto universitario Villa San Giuseppe di Torino dove entrambi erano nel team editoriale nel giornale dell’istituto scolastico.

Ma soprattutto perché avere al vertice di queste due controllate il manager cuneese ha una importante ragione industriale: la Juventus infatti è convinta di avere un vero patrimonio nel grande bacino dei propri tifosi italiani e internazionali. E da qui si vuole iniziare per mettere a disposizione del club bianconero l’esperienza maturata nel gruppo GEDI da Scanavino, creando prodotti multimediali ad hoc. Non si tratta soltanto di trattenere per sé una maggior fetta della catena di valore – usando una terminologia cara al grande economista statunitense Michael Porter – ma soprattutto di alimentare l’interesse e la passione dei tifosi ben oltre il tempo di gioco di una partita. Il tutto ben sapendo che i tifosi di calcio presentano per un club un grande vantaggio rispetto ai tradizionali clienti degli altri settori industriali: una volta che sono tuoi nessuno li potrà portare via.

In questo quadro, si domandano a Torino, quale migliore scelta di Scanavino? Un manager che da un lato ha la visione e la gestione di uno dei principali gruppi multimediali italiani ed europei; e dall’altro la visione e la gestione del club col maggior numero di tifosi in Italia e tra i più grandi in Europa. Inoltre, non è per nulla detto che vi sarà un travaso di manager da una società all’altra: pare infatti che Scanavino anzi abbia individuato già dentro l’azienda Juventus competenze manageriali molto elevate in queste settori e del cui potenziale si fida molto

Quel che è certo è Scanavino e i manager ai lui più vicini a lui stanno osservando e studiando le best practice di questi settori, soprattutto per quanto concerne la capacità di ingaggio media-tifosi. Non solo monitorando le mosse di top club europei di calcio come le società inglesi, il Bayern Monaco o il PSG, ma soprattutto le franchigie statunitensi di NFL e NBA, se non le due stesse leghe professionistiche americane, da sempre un passo avanti a tutti su questo tipo di questioni. 

LA GRANDE OCCASIONE DI CALVO

In termini prettamente calcistici, invece, è evidente che si sta prendo una grande opportunità per il nuovo chief football officer Francesco Calvo, rientrato alla Juventus l’anno scorso dopo esserne uscito nel 2015 e dopo aver avuto esperienze al Barcellona e alla Roma. La sua nomina a numero uno dell’area football è stata voluta direttamente da Scanavino e su questo punto resta da capire se Calvo deciderà di trovare un aiuto tecnico, cioè uno che conosca molto bene i campi di calcio per segnalare eventuali talenti, oppure si affiderà ai manager interni. Considerando che il direttore sportivo con cui la Juventus ha iniziato la stagione, Federico Cherubini, è stato inibito per 16 mesi, e, salvo ribaltamento delle sentenza, sino ad allora non potrà operare. 

In questo quadro, la sensazione è che un manager abituato ad essere il numero uno come Beppe Marotta possa difficilmente tornare a Torino in tempi brevi (avendolo tra l’altro escluso egli stesso in un’intervista al Corriere della Sera). Visto che passerebbe da essere numero uno di una società ad avere delle figure importanti sopra di sé nell’altra. 

PERCHÉ CNH VIA DA PIAZZA AFFARI E LA JUVE NO

Sempre in termini strategici, va detto che in linea puramente teorica sono in molti a ipotizzare che ad Exor non dispiacerebbe un delisting della Juventus da Borsa Italiana. Ma al momento questa ipotesi non trova riscontri perché le priorità in agenda sono altre visto il grande lavoro che attende la società in altri settori ritenuti più importanti al momento quali quelli sopra menzionati.  

Invece, uscendo dal calcio, è interessante spiegare la ragione per cui Exor ha deciso di togliere il titolo della controllata Cnh Industrial dalla borsa di Milano lasciandolo quotato soltanto a New York. La società che si occupa di costruzione di macchine per l’agricoltura (da cui recentemente è stata scorporata Iveco nel business dei camion) è in lotta per la leadership mondiale del proprio settore industriale con le statunitensi John Deere e Caterpillar e soltanto accorpando nel listino di New York i titoli che erano quotati a Milano può ambire a entrare nell’indice S&P500. E quindi competere al pari dei propri principali concorrenti sui mercati finanziari.

ACQUISIZIONI IN VISTA

In termini prospettici infine è da mettere in previsione una fase di acquisizioni da parte di Exor di società di taglia significativa. Va detto che nel recente investor day l’amministratore delegato John Elkann ha spiegato che la holding ha una potenza di fuoco di 6,5 miliardi da investire. Ma l’idea non è quindi quella di mettere tutte le fiches su una unica operazione come ai tempi dell’acquisizione di PartnerRe quando il tandem Elkann-Marchionne riuscì ad avere la meglio su Axis e mettere in portafoglio la società di reassicurazione. Ma invece di investire i mezzi a disposizione su una serie di operazioni che comunque saranno di una taglia notevole.