L’era di Andrea Agnelli alla Juventus, che comunque passerà alla storia quale una delle epoche più vincenti della già gloriosa storia bianconera, è terminata ufficialmente questa settimana con l’assemblea degli azionisti che ha nominato ufficialmente il nuovo Consiglio di Amministrazione della società. Un CdA che rimarrà in carica fino al momento dell’approvazione del bilancio che si chiuderà al 30 giugno 2025 e che è composto da cinque membri, tra cui il nuovo AD Maurizio Scanavino e il nuovo presidente Gianluca Ferrero.
Ma l’era di Andre Agnelli è terminata soprattutto in maniera traumatica, dopo che ieri la Corte federale d’Appello ha decretato una penalizzazione di 15 punti in classifica per la Juventus – da scontare nella stagione in corso – e le conseguenti inibizioni per i manager protagonisti degli ultimi anni, dallo stesso Andrea Agnelli all’ex Ds Fabio Paratici, arrivando al suo sostituto Federico Cherubini.
E non è finita qui, dal momento in cui la Juventus è attesa da altre “partite” importante sul fronte della giustizia sportiva e di quella ordinaria. Si va dall’udienza sull’inchiesta Prisma al nuovo filone relativo alle plusvalenze, passando per l’eventuale procedimento da parte della UEFA e alle potenziali sanzioni per le cosiddette “manovre stipendi”.
E’ evidente che prima di ogni considerazione bisognerà aspettare le motivazioni della sentenza pubblicata nella serata di ieri, che dovrebbero uscire nel giro di dieci giorni. Dopodiché, la Juventus ha già dichiarato di essere intenzionata a presentare ricorso al Collegio di Garanzia dello Sport.
Va detto che quest’ultimo organismo rappresenta all’interno dell’ordinamento sportivo l’omologo della Corte di Cassazione nella giustizia ordinaria. Questo significa che, a differenza dei tribunali di primo grado e di appello, il Collegio di Garanzia dello Sport del Coni non entra nel merito della questione, ma prende in esame solo eventuali vizi di forma e/o violazioni di diritto della difesa. In caso di esito negativo, alla Juventus resterà solamente la strada del ricorso al TAR del Lazio, ed eventualmente quella del Consiglio di Stato, ma in questo caso si uscirebbe dai confini della Giustizia sportiva.
I tre punti chiave della sentenza sulla Juventus
Fatte salve queste considerazioni e salvo il fatto che ognuno è innocente fino al terzo grado di giudizio, sono tre i punti che colpiscono della sentenza di ieri:
- primo, che la Corte d’Appello abbia raddoppiato le richieste dell’accusa, passando da una richiesta originaria di 9 punti di penalizzazione ai 15 punti effettivamente inflitti;
- secondo, il fatto che le altre otto società coinvolte siano state prosciolte totalmente azzerando le richieste originarie dell’accusa;
- terzo, il fatto che la stessa Corte d’Appello federale nel giro di pochi mesi abbia contraddetto sé stessa, dopo aver gi ha archiviato il tema plusvalenze appena nove mesi fa.
Entrando nel merito dei tre punti, e partendo dalla prima questione, secondo quanto spiegano alcuni esperti di diritto sportivo le ragioni dell’aumento dei punti di penalità rispetto alle richieste originarie potrebbero essere legate al principio dell’ afflittività della pena che vige nell’ordinamento sportivo. Vale a dire che nell’ordinamento sportivo la pena deve essere immediata (per questo la Juventus si trova già a dover fare i conti con 22 punti in classifica a partire da oggi) e soprattutto deve comportare un reale danno alla società ritenuta colpevole. Per questo alcuni ritengono che i nove punti di penalità richiesti inizialmente dal procuratore Chinè, nell’ottica di raggiungere un piazzamento valido per la UEFA Champions League del prossimo anno, potrebbero essere stati considerati “colmabili” dalla Juventus nel girone di ritorno e quindi la pena avrebbe perso il suo carattere afflittivo.
Sul proscioglimento delle altre società, è evidente ancora di più come bisognerà aspettare le motivazioni sulla sentenza. I tifosi juventini e molti addetti ai lavori giustamente si chiedono: con chi avrebbe fatto le plusvalenze il club bianconero? Si tratta di un gioco a due, e dunque perché prosciogliere le eventuali controparti? L’ipotesi che circola, ma è veramente estrema, è che la Juventus avesse talmente tanto potere da “coercere” le società partner e “costringerle” ad accettare queste plusvalenze. Ma si capisce bene come su questo punto la lettura delle motivazioni sia fondamentale.
Sul terzo punto va spiegato come nella teoria del diritto vige il concetto del ne bis in idem, una frase latina che significa che non si può essere processati due volte per lo stesso motivo. Qui sarà interessante capire a fondo quali siano stati gli elementi nuovi intervenuti – si parla delle intercettazioni e del discusso “libro nero” dell’ex direttore sportivo Fabio Paratici -, tali da contraddire il caso e portare a una nuova sentenza.
Come si diceva in precedenza, quello delle plusvalenze è solo uno dei filoni in cui la Juventus si dovrà difendere e quindi non sono escluse altre potenziali penalizzazioni e addirittura un procedimento a livello UEFA per violazione delle norme legate al Fair Play Finanziario, ma per eventuali mosse in questo senso bisognerà attendere almeno l’estate.
Il danno di immagine per il calcio italiano
Quel che è certo è che il nuovo CdA ha grandi competenze giuridico-societarie e già ieri gli avvocati della Juventus si sono fatti sentire sul punto, sottolineando che «l’accoglimento del ricorso per revocazione da parte delle Corte d’Appello Federale ci pare costituisca una palese disparità di trattamento ai danni della Juventus e dei suoi dirigenti rispetto a qualsiasi altra società o tesserato».
E’ evidente che, comunque vada a finire, la vicenda si traduce in un danno di immagine per un calcio italiano sempre alla ricerca di nuove risorse tra diritti televisivi e investitori istituzionali.
Però sia ben chiaro che non regge il discorso “che figura facciamo all’estero” di fronte agli imprenditori e uomini d’affari che in tempi recenti si sono approcciati alle società di calcio italiane.
Perché come in tutti i settori industriali gli investitori arrivano se il settore è capace di garantire giustizia e di ripulirsi internamente.
Quindi, da questo punto di vista, molto meglio fare scoppiare il “bubbone” e non nascondere la polvere sotto il tappeto. Ed è proprio per questo motivo che sara sempre più necessario e vitale leggere molto attentamente le motivazioni che hanno portato a questa sentenza shock contro la Juventus.