Una squadra che meno di un anno fa non riusciva a far fronte al suo enorme libro paga; un’azienda che, con una perdita di 487 milioni di euro, è stata descritta dal suo stesso amministratore delegato come “tecnicamente fallita”; un club che è attualmente gravato da un debito di oltre 1,3 miliardi di euro. Si tratta del Barcellona che ha deciso che il modo migliore per uscire dalla crisi è spendere.
Il club blaugrana ha raccolto circa 700 milioni di euro per riequilibrare i conti. Il 25% dei diritti televisivi nazionali del club, per un quarto di secolo, è andato a Sixth Street, un fondo di investimento americano. Spotify, il servizio di streaming musicale, ha firmato un contratto quadriennale per i naming rights del Camp Nou e per porre il proprio logo sulla parte anteriore delle maglie della squadra. All’inizio di questa settimana il Barcellona ha annunciato la vendita del 24,5% di Barca Studios alla piattaforma crypto Socios.com per 100 milioni di euro. Il club è anche in trattativa per la vendita di parte delle sue attività di licenza. Inoltre il Barça è arrivato anche a chiedere alla UEFA di anticipare i ricavi delle prossime edizioni della UEFA Champions League.
Eppure, nonostante la crisi, il Barça quest’estate è in prima fila nel calciomercato, avendo speso più di quasi tutte le altre principali squadre europee (ecco come).
Joan Laporta, presidente dei blaugrana, in un’intervista al New York Times ha dichiarato in merito alle spese del club: “Non sono un giocatore d’azzardo. Prendo rischi calcolati”.
Dopo la rielezione di Laporta, molti si aspettavano che il Barcellona si ricostruisse lentamente, il ri-eletto presidente ha deciso invece di guidare il Barcellona su una rotta completamente diversa. “Non abbiamo altra scelta rispetto a vincere. È un requisito”, ha detto.
Proprio per questo, il ricavato dalla vendita delle risorse del club non è stato utilizzato per ripagare il debito, ma è stato investito sul: 50 milioni per Lewandowski, 55 milioni per Jules Koundé, quasi 65 milioni per Raphinha. Oltre a Kessie e Christensen arrivati a parametro zero.
Questi acquisti secondo Laporta fanno parte di un “ciclo virtuoso” in cui il successo sul campo sosterrà le finanze della squadra attraverso un aumento delle entrate.
Ci sono però degli ostacoli, a partire dalle regole economico-finanziarie imposte dalla Liga, che ha insistito sul fatto che non allenterà le norme di un solo euro per il Barcellona. Proprio per il regolamento della lega spagnola, il club catalano non è ancora stato in grado di registrare nessuno dei nuovi acquisti di questa estate.
Le ultime vendite di asset dovrebbero spianare la strada al Barcellona per soddisfare le regole finanziarie della Liga e registrare il suo battaglione di nuovi acquisti, ha spiegato Laporta, il quale ha aggiunto in merito alle vendite delle risorse del club: “È stata una decisione che onestamente non volevo prendere”.