Raphinha al Barça: come fa il club a fare mercato

Come fa il Barcellona a fare mercato? Il mercato del Barcellona è in fermento. Il club catalano ha messo a segno nella giornata di oggi un’altra operazione particolarmente onerosa, acquistando…

Come fa il Barcellona a fare mercato
(Foto: PAU BARRENA/AFP via Getty Images)

Come fa il Barcellona a fare mercato? Il mercato del Barcellona è in fermento. Il club catalano ha messo a segno nella giornata di oggi un’altra operazione particolarmente onerosa, acquistando dal Leeds il brasiliano Raphinha per 58 milioni di euro (cifra che potrebbe crescere con i bonus di altri 9 milioni). E’ solamente l’ultimo nuovo arrivo in una sessione estiva che ha già visto gli annunci dell’ex Chelsea Christensen e dell’ex Milan Kessie.

Il tutto senza dimenticare il grande obiettivo Robert Lewandowski, e ancora i colloqui per i potenziali arrivi di Azpilicueta o del laterale Marcos Alonso, entrambi dal Chelsea. E ancora apprezzamenti per il fantasista del Manchester City Bernardo Silva o per il difensore del Siviglia Jules Kounde. E ancora il rinnovo di contratto di Ousmane Dembelè, che sarebbe finalmente pronto a siglare il rinnovo del contratto per restare.

Un mercato scintillante insomma, che però pone legittimamente una domanda: come è possibile? Come potrebbe il Barcellona, ​​un club con un debito di 1,3 miliardi di euro, chiudere tutte queste operazioni? Come ha potuto il club, con il limite salariale fissato dalla Liga spagnola a -144 milioni di euro, inseguire così tanti giocatori e a un tale costo? Come può un club descritto dal proprio vicepresidente come “clinicamente morto” a seguito della precedente gestione ingaggiare tutti questi giocatori?

La risposta breve è che non può. Kessie e Christensen, per fare un esempio, sono stati annunciati questa settimana, ma non possono essere tesserati perché il Barcellona non soddisfa i criteri del Fair Play Finanziario della Liga. Non rientrano nei limiti imposti dal torneo, in altre parole, e questo impedisce ai nuovi calciatori di unirsi formalmente alla rosa.

Almeno per ora. Alla fine, saranno tesserati, o almeno questa è l’aspirazione e l’aspettativa (un po’ come era già successo a gennaio nel caso Ferràn Torres). Tuttavia – ricostruisce ESPN in un lungo approfondimento – “non possono” non è proprio la risposta adeguata, o meglio lo è forse solamente per il presente.

Come fa il Barcellona a fare mercato – I temi che si incrociano

E al di là dell’ovvia risposta che nessuna società ha mai ingaggiato tutti i giocatori messi sotto osservazione, ecco come si può spiegare un club che sembra impossibilitato a ingaggiare giocatori finirà per metterne sotto contratto diversi, e forse anche per un bel po’ di soldi. Innanzitutto, ci sono processi diversi ma interconnessi che funzionano in parallelo:

  • Lo stato finanziario generale del club, una situazione che deve sempre essere bilanciata con lo stato competitivo del club a breve, medio e lungo termine;
  • La capacità del club di raggiungere gli obiettivi di bilancio, motivo per cui c’è stata la corsa ad attivare la prima delle ormai famose “leve economiche” prima del 1° luglio;
  • La capacità del club di soddisfare i criteri Liga per tesserare i giocatori, quello che, in questo momento, è fattore più significativo.

Semplificando il concetto, il limite salariale nella Liga è l’importo massimo che un club può spendere per la prima squadra tra ammortamenti e stipendi dei calciatori. E a differenza di altri controlli finanziari più noti, in cui un club che infrange le regole viene punito in seguito, in questo caso il controllo è effettuato a priori e se un club non soddisfa i criteri, semplicemente non sarà in grado di tesserare un giocatore. Ci sono ovviamente dei modi per spostare denaro, differire i pagamenti e distribuire i costi, ma non si tratta di mosse che possono durare per sempre e spesso non portano così lontano.

Come fa il Barcellona a fare mercato – Il limite salariale

I limiti salariali cambiano continuamente, a seconda della quantità di denaro in entrata e in uscita. I -144 milioni di euro del Barcellona, ​​l’unico dato negativo tra i club della Liga, sono stati spinti da costi superiori al previsto e alcune perdite caricate sul bilancio dello scorso anno. Il prossimo limite sarà definito entro la fine dell’estate, e dato che ad oggi è negativo, significa che il Barcellona deve guadagnare 144 milioni di euro prima di arrivare a 0. Il che significherebbe comunque non avere nulla da spendere per i giocatori.

Ma questo non significa che il Barcellona non spenda soldi per la sua squadra – la massa salariale effettiva annuale è pari a circa 560 milioni di euro –, significa che non può . O meglio, non possono spendere ulteriormente: poiché non raggiungono gli obiettivi stabiliti, non possono aggiungere altre spese, se non in base a criteri determinati e limitati.

Il Barcellona ha bisogno di tagliare i costi e registrare nuove entrate il più rapidamente possibile. La cosa più ovvia sarebbe vendere dei calciatori per cifre importanti o tagliare coloro che guadagnano di più. Esistono poi altri modi per generare risorse, ad esempio l’accordo di sponsorizzazione con Spotify, insomma aumentando i ricavi da stadio o commerciali. E poi, di fronte a una crisi, il Barcellona ha escogitato quelle che si chiamano “leve economiche”.

Come fa il Barcellona a fare mercato – Le leve economiche

La prima di queste leve è stata ufficializzata di recente e ha permesso al Barcellona di realizzare un utile per l’esercizio chiuso al 30 giugno, incidendo anche sul limite salariale. Il Barcellona ha venduto il 10% dei ricavi da diritti tv della Liga nei prossimi 25 anni per 207,5 milioni di euro. Il Barça incassa attualmente 166 milioni di euro dai diritti. Quindi, se l’accordo non cambia, il club verserebbe 16 milioni di euro all’anno, a partire da quest’anno, per 25 anni: un totale di 400 milioni di euro nel periodo in cambio di 207,5 milioni di euro adesso che ne ha più bisogno.

Il Barcellona ora spera che, dopo aver alleviato la pressione con questo accordo e aver guadagnato un po’ di tempo, possa vendere un ulteriore 15% per circa 400 milioni di euro. Raggiungere quell’obiettivo è tutt’altro che facile, ma qualora ci riuscisse il club raccoglierebbe poco meno di 600 milioni di euro (607 milioni di euro meno i 16 milioni da versare quest’anno).

Queste mosse potrebbero bastare per tesserare i nuovi giocatori? Non è detto. Prendendo il limite salariale del Barcellona a -144 milioni di euro e la sua massa salariale effettiva a 560 milioni di euro, i catalani dovrebbero raggiungere i 704 milioni di euro per generare un saldo positivo. Se incassassero per esempio 800 milioni di euro, potrebbero godere di un surplus di circa 96 milioni di euro, che potrebbe essere investito per nuovi acquisti.

Come fa il Barcellona a fare mercato – Le agevolazioni post Covid

Nel caso non ci riuscissero i blaugrana potrebbero comunque spendere sfruttando i criteri disposti dalla Liga a seguito dell’emergenza Coronavirus e studiati per dare ai club un certo margine di manovra nell’ambito della riduzione dei costi, senza impedire di avere accesso ad almeno un mezzo con cui modificare la propria rosa. Parliamo della regola 1:4 in base alla quale i club possono investire 1 euro ogni 4 euro risparmiati. In parole povere, lasciare un calciatore che pesa per 10 milioni di euro consente di investire 2,5 milioni di euro. Oppure, se quel giocatore da solo rappresenta il 5% del budget complessivo, è possibile reinvestire il 50% di ciò che viene risparmiato.

Questa settimana Laporta ha insistito ancora una volta sul fatto che nonostante voglia mantenere le promesse sul mercato, le decisioni devono anche essere bilanciate con i criteri finanziari. Ci sono ancora troppi giocatori che guadagnano troppi soldi, uscite che devono essere portate a termine. Se si tratti o meno di un giusto approccio è discutibile, ma la risposta è sì, è possibile ingaggiare giocatori e anche alcuni piuttosto costosi, anche senza tesserarli subito, in attesa che trasferimenti o “leve economiche” sblocchino la situazione.