L’ultimo tassello dei diritti televisivi della Serie A per il ciclo 2021-2024 sta per essere sistemato. Parliamo della trasmissione degli incontri nell’area MENA (Medio Oriente e Nord Africa), che secondo quanto appreso da MF-Milano Finanza, potrebbe passare nelle mani di Infront.
L’intermediario svizzero ha messo sul piatto 100 milioni di euro l’anno per acquisire i diritti del massimo campionato italiano nella zona, dopo aver rilevato per 140 milioni quelli internazionali a esclusione del mercato statunitense (Cbs).
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Infront dovrà superare la concorrenza di Img, che sarebbe pronta a farsi avanti per l’area MENA, dove attualmente il calcio italiano è visibile gratuitamente sul canale YouTube della Serie A. La proposta di Infront si inserisce in una più ampia trattativa con la Confindustria del pallone in merito all’eventuale lancio nel 2024 del canale tv tematico della Serie A, vero obiettivo di De Siervo dopo l’assegnazione dei diritti nazionali a DAZN.
Infront, controllata dal gruppo cinese Wanda, ha di recente offerto 330 milioni alla Serie A per diventare partner unico nello sviluppo e nella vendita in Italia e all’estero del canale per i prossimi due cicli dei diritti televisivi, fino al 2030, e avrebbe anche ventilato la possibilità di affiancare al piano industriale un partner finanziario in grado di assicurare un minimo garantito di ricavi ai club intorno agli 1,5 miliardi.
La proposta a lungo termine non avrebbe però convinto tutti i presidenti, da qui la scelta di optare per una prima offerta esplorativa per l’area MENA per poi eventualmente rafforzare la collaborazione con la Lega. Se troverà l’accordo con Infront o Img, l’ente guidato da De Siervo risolverebbe la complicata questione delle immagini televisive e potrebbe proseguire con la pubblicazione del bando per gli highlights, richiesto da Sky.
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Tuttavia, ad ora non sembra esserci un’accelerazione in tal senso. E’ probabile che i ragionamenti si faranno dopo la sosta natalizia quando si avrà un quadro più completo della situazione relativa al bacino d’utenza della piattaforma OTT, che si prepara anche a negare al pubblico la visione in contemporanea con un unico abbonamento.