Giuffrida: «Sempre più finanza nel calcio grazie al financial fair play»

«La finanza nel calcio c’è sempre stata, ma ce ne sarà sempre più in futuro, considerata la rilevanza economica di un’industria quale il calcio professionistico».

La pensa così Valerio Giuffrida, dottore commercialista…

Valerio Giuffrida

«La finanza nel calcio c’è sempre stata, ma ce ne sarà sempre più in futuro, considerata la rilevanza economica di un’industria quale il calcio professionistico».

La pensa così Valerio Giuffrida, dottore commercialista e revisore dei conti.

«L’introduzione a livello nazionale e internazionale di regolamenti, come il Fair Play Finanziario, che impongono ai club di non avere debiti scaduti legati a operazioni di trasferimento di calciatori, hanno infatti permesso a molti club, anche di piccole e medie dimensioni, di avere accesso al credito da parte di banche e fondi di investimento per finanziare l’acquisto di nuovi giocatori. Questo ha consentito di agevolare molte operazioni di mercato che un tempo non sarebbero state possibili».

«Spesso», osserva ancora Giuffrida, «club di medie dimensioni, anche con i bilanci in ordine, non hanno disponibilità di cassa immediata per procedere all’acquisto di calciatori, specie dal mercato sudamericano, dove i club venditori sono poco propensi a farsi pagare in più soluzioni. In questo senso il ruolo degli intermediari finanziari diventa fondamentale: banche e fondi di investimento, proprio perché garantiti dal meccanismo dettato dal Financial Fair Play, spesso anticipano al club venditore il denaro legato alla compravendita di un calciatore, rilevando il credito nei confronti del club acquirente».

«Questa triangolazione tra club venditore, intermediario finanziario (banca o fondo di investimento, ndr) e club acquirente è vantaggiosa per tutti: il venditore ottiene infatti subito il pagamento per il calciatore ceduto facendosi scontare il credito dall’intermediario finanziario attraverso un’operazione di factoring, l’acquirente può pagare l’acquisto in più rate, mentre l’intermediario finanziario guadagna grazie alle commissioni applicate alla transazione».

«Si tratta di operazioni che si montano molto velocemente», sottolinea Giuffrida, «e che vanno a braccetto con i tempi del calciomercato, dove gli scenari mutano in fretta e spesso c’è la necessità di chiudere un’operazione in tempi stretti. E proprio l’obbligo di non avere debiti scaduti legati agli acquisti internazionali, pena l’esclusione della competizioni europee e le altre sanzioni di ogni tipo, anche economiche, consente all’intermediario finanziario di effettuare l’istruttoria in modo spedito senza la necessità di una due diligence approfondita e di richiedere particolari garanzie».

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«Non si tratta di TPO (third party ownership) e nemmeno di TPI (third party investment), che come sappiamo sono state bandite dalla Fifa già da alcuni anni. A differenza di TPO e TPI, dove banche e fondi non si limitavano a finanziare l’acquisto di un calciatore ma avevano un’influenza diretta sulle future politiche di mercato del club acquirente (nel primo caso attraverso una titolarità sui diritti allo sfruttamento economico del giocatore, nel secondo caso avendo per contratto una percentuale dei proventi derivanti dalla futura cessione), questo genere di operazioni è consentito dalla normativa internazionale e nazionale e non determina alcun ingerenza sulle scelte dei club, trattandosi di una semplice operazione di factoring».

«I club più grandi difficilmente fanno ricorso a questo tipo operazioni», sottolinea Giuffrida, «Le società di prima fascia, per lo meno quelle che ne hanno bisogno, hanno più facilità ad accedere al mercato dei capitali, non per nulla club come Juventus, Inter e Roma hanno recentemente emesso obbligazioni destinate a investitori qualificati attraverso cui hanno in parte rifinanziato il proprio debito e in parte ottenuto nuova liquidità, anche da investire sul mercato».

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