Giallo frenato sul nascere in casa Milan. Dalla Cina arrivano voci riguardo l’esito negativo della trattativa con la cordata asiatica, subito però smentiti dagli attori in causa.
Tutto è nato dal sito sportivo cinese dongqiudi.com, il quale ha scritto che l’affare per il passaggio delle quote di maggioranza del Milan alla cordata di Sal Galatioto sarebbe saltata. Il problema, secondo il sito, sarebbe stato del gruppo cinese, il quale non avrebbe trovato i fondi per completare l’operazione e si sarebbe, così, ritirato.
Una notizia però smentita dalle due parti in trattativa. Sia Fininvest che Nicholas Gancikoff (come riporta la Gazzetta dello Sport), hanno infatti subito confermato che l’affare prosegue, aspettando nuovi sviluppi attesi tra circa due settimane.
Entro il 16 agosto infatti le parti sperano di mettere le firme sul preliminare di vendita: dopo ferragosto Fininvest si aspetta quindi che Gancikoff metta insieme tutti i pezzi della cordata, per arrivare a sistemare i contratti, in attesa del closing (per il quale servirà circa un mese e mezzo dopo la firma del preliminare).
Gli ultimi problemi arrivati dalla Cina hanno riguardato questioni più che altro burocratiche, relative alle autorizzazioni ad esempio per quanto riguarda la struttura societaria e l’esportazioni di capitali all’estero. Difficoltà che hanno portato alla richiesta di slittamento, appunto di ulteriori 15 giorni, fino a metà agosto. La trattativa quindi continua e riguarderà il 100% delle quote del Milan: niente più minoranza per Berlusconi, che ha quindi scelto di cedere la totalità del club rossonero alla cordata cinese. Dalle parti continua a filtrare ottimismo, seppur tra i dubbi soprattutto della tifoseria milanista.
Un’affare che però sta bloccando il calciomercato rossonero, fermo ad oggi all’acquisto di Lapadula per 10 milioni dal Pescara. Anche perché Fininvest, per ora, non intende esporsi ulteriormente dal punto di vista finanziario: dopo i 150 milioni del 2015 la holding di Berlusconi ha già versato nelle casse societarie altri 10 milioni (come si legge nel bilancio al 31 dicembre 2015), aprendo inoltre una linea di credito per ulteriori 70 milioni. Il tutto per garantire la gestione ordinaria: per quella straordinaria, come il mercato, la speranza era che l’affare coi cinesi si concludesse in tempo per gli acquisti.