Una nuova sfida per l’UEFA? La proposta della UEC per ridistribuire i ricavi ai club che formano i giocatori

Destinato ai club che hanno formato giovani tra i 12 e i 23 anni, il PDR potrebbe ridistribuire almeno il 5% dei ricavi UEFA, per un totale di oltre 220 milioni di euro.

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(Foto: Valerio Pennicino/Getty Images)

Jacopo Carmassi è Principal Economist presso la Banca Centrale Europea. Tutte le opinioni espresse sono esclusivamente personali e non impegnano in alcun modo la Banca Centrale Europea né altri enti ai quali l’autore è affiliato.

La Union of European Clubs (UEC), l’associazione europea per Club calcistici che punta a rappresentare le piccole e medie società, ha pubblicato oggi una proposta per un nuovo meccanismo di remunerazione dei Club che formano giovani calciatori. I Club beneficiari sarebbero quelli che abbiano formato, tra i 12 e i 23 anni di età, i calciatori che hanno partecipato in una determinata stagione alle competizioni europee per Club della UEFA. Questo nuovo meccanismo, denominato Player Development Reward (PDR) (qui la presentazione ufficiale della proposta), si applicherebbe ai Club di federazioni nazionali calcistiche che fanno parte della UEFA.

La proposta prevede che la UEFA metta a disposizione per questo nuovo strumento una cifra pari ad almeno il 5% dei propri ricavi annuali per le competizioni per Club.

Prendendo come riferimento la stagione 2024-2025 (con ricavi previsti per 4,4 miliardi di euro), questo avrebbe determinato una cifra complessiva per il PDR di almeno 220 milioni di euro. Per ciascun calciatore che faccia scattare il PDR, l’ammontare del premio sarebbe determinato dalla combinazione di due fattori:

  • i) la quota di minuti giocati dal calciatore nelle competizioni UEFA per Club, rispetto al totale dei minuti giocati dalla sua squadra,
  • ii) la quota di risorse UEFA ricevute dal Club per cui ha giocato il calciatore rispetto al totale delle risorse distribuite dalla UEFA ai Club partecipanti (circa 3,3 miliardi di euro previsti per la stagione 2024-2025).

Il valore del premio è dunque determinato non solo dal minutaggio del calciatore, ma anche dalla quota di premi UEFA ottenuti dal suo Club, che dipendono in parte dalla performance della squadra nella competizione. L’ammontare del PDR sarebbe determinato anche dal numero di anni nei quali un Club ha formato un calciatore, probabilmente con un peso maggiore per il periodo tra i 16 e i 23 anni (alcune norme della FIFA rappresenterebbero probabilmente un modello per la calibrazione di questi parametri). Per i giocatori che erano in prestito, i Club beneficiari sarebbero quelli che li hanno ricevuti in prestito e presso i quali i calciatori si sono effettivamente formati.

Il PDR verrebbe distribuito a tutti i Club formatori, a prescindere dalla serie in cui militano (sia professionistiche che dilettantistiche), ma con due eccezioni. Sarebbero esclusi i Club formatori che non fanno parte di federazioni della UEFA, ed anche i Club che hanno partecipato in una data stagione alla fase a gironi della UEFA Champions League.

Per questi ultimi, la scelta dell’esclusione si basa sulla logica dello strumento, che è (anche) quella di contribuire a mitigare lo squilibrio economico (e sportivo) tra i grandi Club e gli altri Club, concentrando le risorse sui Club che possano trarre particolare beneficio dal riconoscimento del proprio lavoro di formazione dei calciatori. I Club che partecipano alla fase a gironi dell’Europa League e della Conference League sarebbero invece inclusi tra i possibili beneficiari del PDR.

I Club beneficiari riceverebbero anche le risorse che non siano state distribuite in prima battuta alla luce delle eccezioni descritte. Queste somme sono quelle che sarebbero andate alle società formatrici escluse dal perimetro del PDR. L’assegnazione di queste risorse inizialmente non distribuite avverrebbe tra tutti i Club beneficiari, in maniera proporzionale alle risorse del PDR già distribuite, facendo aumentare significativamente le cifre ricevute da questi Club.

Le cifre

Vediamo nel dettaglio alcuni numeri, a titolo di esempio, basati su simulazioni della UEC su dati di Transfermarkt, ipotizzando una distribuzione del 5% dei ricavi UEFA per le competizioni per Club. Complessivamente, i premi del PDR andrebbero a quasi 1.500 Club in Europa, e oltre 400 Club riceverebbero più di 100.000 euro ciascuno. Se il PDR fosse già stato introdotto, per la stagione 2024-2025 il Pavia (Club appena promosso dall’Eccellenza alla Serie D) avrebbe ricevuto 321.000 euro per Francesco Acerbi (Inter); il St Mirren, Club della prima serie scozzese, 262.000 euro per John McGinn (Aston Villa); il Pavarolo (Terza Categoria) 281.000 euro grazie a Federico Gatti (Juventus). Spostandoci alla stagione 2023-2024, il Club che avrebbe ottenuto l’ammontare più elevato di PDR sarebbe stato l’Ajax, con oltre 5 milioni di euro.

In Italia, i Club con PDR più alto sarebbero stati Udinese e Roma, con circa 2 milioni di euro per ciascuna, seguiti da Verona e Atalanta con circa 1 milione di euro ciascuna, e Fiorentina con poco meno di 900.000 euro. La Sampdoria avrebbe ricevuto circa 640.000 euro, l’Avellino circa 130.000 euro e il Pisa circa 100.000 euro. Il Bellaria (Prima Categoria) avrebbe ricevuto 327.000 euro, grazie a Mattia Zaccagni (Lazio).

L’ordine di grandezza complessivo dei premi del PDR – almeno 220 milioni di euro – è significativo. La cifra è inferiore rispetto a quella dei contributi di solidarietà della UEFA per i Club che non partecipano alle competizioni UEFA (7% dei ricavi, cioè 308 milioni di euro per la stagione 2024-2025), ma la calibrazione al 5% dei ricavi per il PDR rappresenta un livello minimo: dunque, la differenza potrebbe ridursi o venire meno se si decidesse di stabilire una percentuale maggiore del 5%.

Per aggiungere un ulteriore elemento di confronto, il totale dei premi del Club Benefits Programme relativi ai calciatori rilasciati dai Club per le nazionali (previsto dal Memorandum of Understanding tra UEFA ed European Club Association, ECA) è stato di 233 milioni di euro nell’ultimo ciclo (2020-2024), distribuiti a 901 Club: tuttavia, questa cifra copre un quadriennio, e non una sola stagione. Le cifre che i Club riceverebbero con il PDR, per una stagione, sarebbero in molti casi superiori a quelle che ricevono grazie al Club Benefits Programme. Ovviamente si deve ricordare, e sottolineare, che la natura e gli obiettivi di questi diversi strumenti sono differenti. Resta peraltro da capire quale sarebbe la distribuzione delle risorse del PDR tra Club e paesi, per poi valutare se e quali differenze potrebbero sussistere da un punto di vista distributivo tra il PDR e altri meccanismi esistenti, tra cui quelli menzionati.

Elementi specifici del PDR

Il meccanismo proposto è diverso da altri strumenti esistenti sotto vari aspetti. Per esempio, i contributi di solidarietà della UEFA ai Club che non partecipano alle coppe europee non sono calcolati in base alle partecipazioni e al minutaggio dei calciatori alle competizioni UEFA per Club, né hanno un legame diretto con la formazione dei giocatori. Un altro elemento specifico del PDR è la possibilità per i Club di qualsiasi categoria di ricevere i premi, con un impatto potenzialmente molto significativo per le società con dimensione economica contenuta e che militano nelle categorie inferiori. Inoltre, la destinazione d’uso del PDR è libera e dunque le somme versate ai Club non sono vincolate ad investimenti o spese specifiche.

Infine, è utile ricordare che in alcuni paesi le regole sui premi di formazione prevedono meccanismi parzialmente simili, legati alle presenze dei calciatori nelle categorie professionistiche nazionali (per esempio, in Inghilterra) o nelle selezioni nazionali (Francia): il PDR implementerebbe un meccanismo concettualmente analogo (con differenze tecniche), ma con focus sulle competizioni europee per Club.

La UEC ha enfatizzato proprio alcune caratteristiche distintive del PDR. Secondo la UEC, il PDR sarebbe un meccanismo migliore rispetto, per esempio, alle norme FIFA per la remunerazione delle attività di formazione e sviluppo dei calciatori, perché queste ultime sono legate ai trasferimenti di per sé e non ad un esito positivo della formazione. La UEC evidenzia anche che, a differenza dei contributi di solidarietà della UEFA, il PDR offrirebbe un meccanismo specifico per premiare la formazione dei calciatori e incentivare gli investimenti a lungo termine nei settori giovanili, ed anche nelle infrastrutture (con particolare riferimento ai centri sportivi). Infine, nell’ottica della sostenibilità economico-finanziaria, la UEC sottolinea che il PDR consentirebbe ai Club di ottenere una nuova fonte di entrate, particolarmente utile per i Club medi e piccoli.

Alcune riflessioni preliminari

Alcuni aspetti meritano qualche riflessione – a partire dall’inclusione, tra le società beneficiarie, dei Club che partecipano all’Europa League e alla Conference League. Da un lato, molte società che partecipano a queste due competizioni non fanno parte della primissima fascia di Club europei con riguardo alla dimensione economico-finanziaria. Ma è anche vero che spesso partecipano a queste due coppe alcuni Club che di quella primissima fascia fanno certamente parte. Un’analisi di impatto approfondita potrebbe essere particolarmente utile per capire meglio le implicazioni di questo specifico elemento del PDR, e valutare se e come questo aspetto potrebbe essere gestito.

Un’analisi di impatto sarebbe estremamente utile anche per verificare la distribuzione del PDR tra Club e tra paesi. Tale analisi potrebbe anche aiutare ad individuare eventuali esigenze specifiche, come per esempio l’opzione di ricorrere a dei limiti massimi per le federazioni calcistiche più grandi (come già accade per i contributi di solidarietà della UEFA).

In terzo luogo, il sistema proposto non prevede, al momento, regole specifiche per il calcio femminile, ma è possibile che vengano elaborate in futuro proposte specifiche. Peraltro, in base alla versione proposta le risorse del PDR potrebbero essere utilizzate anche per supportare il calcio femminile, dato che la loro destinazione è libera. Una possibilità aggiuntiva potrebbe anche essere quella di utilizzare per il calcio femminile una parte delle risorse che sarebbero andate ai Club esclusi dal PDR, invece di redistribuire queste risorse interamente tra i Club (maschili) beneficiari.

Infine, la possibilità per i Club di utilizzare liberamente le risorse del PDR può presentare benefici per i Club in termini di flessibilità, ma anche altre soluzioni potrebbero essere considerate. Per esempio, si potrebbero prevedere meccanismi che, pur non obbligando i Club a reinvestire parte delle risorse del PDR nel calcio giovanile e femminile o nelle infrastrutture, incentivino i Club a farlo su base volontaria, in cambio di un aumento della quota di PDR nelle stagioni successive.

La proposta della UEC è interessante, ma la sua implementazione richiederà un accordo tra tutte le parti coinvolte. La UEC ha comunicato di avere condiviso la proposta sul PDR con la Commissione Europea e con altri stakeholders chiave del settore calcio, ricevendo incoraggianti reazioni iniziali. Il meccanismo proposto vincolerebbe, probabilmente in aggiunta e non in sostituzione dei contributi di solidarietà UEFA già esistenti, almeno un ulteriore 5% dei ricavi UEFA delle competizioni per Club. Inoltre, è utile ricordare che l’ECA annovera tra i suoi membri i Club che partecipano alla Champions League.

Naturalmente, la domanda è: che cosa pensano la UEFA e l’ECA della proposta della UEC sul PDR? Vedremo se questa proposta offrirà un nuovo capitolo dello scontro tra UEC ed ECA, oppure se questa novità potrebbe aprire la strada ad un dialogo costruttivo tra le due associazioni.