L’Istat certifica che la produzione industriale, quella che un tempo valeva un quinto del PIL, è ferma da 21 mesi. Soltanto restando all’automotive, ha spiegato Gianmarco Giorda, direttore generale dell’Anfia, «la produzione domestica delle auto ammonta a 16mila unità nel mese, in calo del 67,8 per cento su ottobre 2023. Anche l’indice della fabbricazione di autoveicoli mantiene il segno meno a ottobre (-40,4)», mentre la componentistica segna un -28,9.
Guardando allo stato dell’industria, il leader di Confindustria, Emanuele Orsini ha fatto sapere: «Ci aspetta un 2025 complicato se non si cambia rotta in Europa». Per aggiungere la necessità di rilanciare gli investimenti: «Alcune scelte sbagliate della precedente Commissione Ue stanno impattando ora».
Stando ai dati annunciati ieri dall’Istat, l’unica nota positiva – spiega Il Messaggero nella sua edizione odierna – è che a ottobre l’indice della produzione industriale è rimasto stabile rispetto a settembre. Ma rispetto all’anno precedente il calo è stato del 3,6%. Oltre all’auto, vanno male anche la produzione di tutti i mezzi di trasporto (-16,4), la moda e tutto il tessile (-7,6).
In controtendenza soltanto l’alimentare (+3,7), i comparti dell’energia (+1,7) e i beni di consumo (+1,5%). Intanto la mossa di Stellantis è stata accolta con favore dalla politica italiana. Anche perché segue l’annuncio di Jean-Philippe Imparato, l’uomo forte di Elkann in Europa, di voler fare dell’Italia la seconda fabbrica del gruppo in termini produttivi.
Non a caso il vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha fatto sapere che, anche con la spinta dell’Europa, bisogna «far sì che possa esserci sostegno anche da parte del governo nei confronti dell’industria dell’auto». Secondo Tajani «si può arrivare a cifre importanti, nel giro di 3 anni a un miliardo per sostenere il settore auto». Su questo fronte Urso ha confermato che nel 2025 si punta a portare le risorse complessive per il settore a un miliardo tra aiuti per la domanda, contratti di sviluppo per la transizione e fondi per gli ammortizzatori sociali