Stadi e betting: il governo pronto a intervenire per aiutare i club con nuove norme

Il documento, elaborato dalla settima commissione del Senato, è pronto per essere approvato nelle prossime settimane.

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Giorgia Meloni (Photo by MARCO BERTORELLO/AFP via Getty Images)

Dopo la fine dell’emergenza Covid, il calcio italiano è tornato ad appellarsi al governo per ottenere vantaggi, non di natura prettamente economica, per quanto riguarda due punti fondamentali, dal punto di vista dei club: meno burocrazia nel percorso per nuovi stadi e un cambio della legge sulle sponsorizzazioni da marchi del betting.

Come riporta l’edizione odierna de Il Fatto Quotidiano, il governo Meloni è pronto ora a intervenire dopo mesi di audizioni con presidenti, dirigenti ed esperti del settore. La settima commissione del Senato si appresta, infatti, ad approvare un documento, che fungerà da linea guida per un futuro decreto e dovrebbe rispondere alle esigenze di cui i club si sono fatti portavoce nell’ultimo periodo.

Si parte dalla privatizzazione degli stadi, che potrà essere agevolata attraverso il commissariamento delle amministrazioni comunali che ostacolino il processo. Rimane però da superare la resistenza di chi mette in dubbio come un investimento in molti casi pubblico, con tutti i rischi che ne consegue per delle casse comunali già messe a dura prova, possa poi essere messo a disposizione di privati che ne traggono di conseguenza beneficio.

Si passa poi al tema del gioco d’azzardo. Nella bozza, la maggioranza propone di abolire una parte del decreto Dignità (voluto dal MoVimento 5 Stelle con il governo Conte), che vieta ai club di ottenere ricavi dalla pubblicità delle società di scommesse per contrastare la ludopatia. La nuova idea prevede di eliminare questo divieto e, allo stesso tempo, destinare una parte dei ricavi generati dai contratti di sponsorizzazione a iniziative contro la dipendenza da gioco d’azzardo. Niente da fare, almeno per il momento, sulla richiesta del mondo del calcio di incassare una percentuale dei profitti fatti dall’agenzie di scommesse sulle puntate dei giocatori proprio sulle partite del campionato.

Inoltre, l’aspetto delle infrastrutture viene vissuto come una delle priorità per il ministero dello sport, soprattutto in vista di EURO 2032 che l’Italia è chiamata a organizzare insieme alla Turchia. E proprio per adempiere alle stringenti norme UEFA bisognerà portarsi avanti con i lavori di ristrutturazione degli stadi, con diverse società che hanno da tempo presentato i propri progetti, alcuni anche approvati dalle varie amministrazioni locali, ma con più di una difficoltà a far partire i lavori.

Proprio per questo, secondo il gruppo di lavoro guidato dal senatore di Fratelli d’Italia Paolo Marcheschi, la soluzione è favorire l’ingresso dei privati nel settore. Attualmente, oltre il 93% degli stadi del calcio professionistico appartiene a enti pubblici, spesso gestiti da comuni che non dispongono delle risorse necessarie per ristrutturare. I club, invece, chiedono da tempo di adottare un modello simile a quello inglese, dove gli stadi sono di proprietà delle società e vengono trasformati in centri multifunzionali e commerciali legati al brand.

Ma dall’opposizione arrivano perplessità, anche sotto forma di dure contestazioni, sul fatto che parte dei fondi utilizzati per le ristrutturazione, se non la totalità, arrivino dalla sfera pubblici. Non convince nemmeno la proposta di colpire le amministrazioni locali con la misura del commissariamento se queste si opporranno ai progetti di ristrutturazione o privatizzazione dei propri stadi cittadini.

Le tensioni politiche, che riguardano anche l’eliminazione della parte centrale del decreto Dignità, hanno portato a un’ondata di emendamenti, che hanno fatto slittare l’approvazione del documento, inizialmente prevista per mercoledì scorso. Tuttavia, il voto è solo posticipato e il governo è pronto ad andare avanti fino all’approvazione che dovrebbe arrivare nelle prossime settimane.