Sono finiti nei guai Cristiano Fusi e Gianluca Borelli, due medici, che ora dovranno rispondere dei tamponi anti Covid irregolari fatti ai calciatori del Monza e di un incontro a luci rosse organizzato per conquistarsi i favori di un manager sanitario.
Come riporta l’edizione odierna de Il Corriere della Sera, Fusi vanta una lunga esperienza come medico fisiatra nel mondo del calcio, che lo ha portato anche al Milan dove era incaricato di lavorare con le giovanili. Nella giornata di ieri, il pm Alessandra Cerreti ha chiesto il rinvio a giudizio contestando i presunti reati di esercizio abusivo della professione medica e favoreggiamento della prostituzione.
Nel procedimento, oltre al Gruppo San Donato, risultano come parti offese anche quattro calciatori che, all’epoca dei fatti contestati (era l’anno 2020), militavano nella squadra brianzola. Tra questi figurano due nomi di rilievo della Serie A di oggi: Davide Frattesi, 25 anni, centrocampista dell’Inter e della Nazionale, e Andrea Colpani, bresciano classe 1999, che oggi veste la maglia della Fiorentina allenandosi sotto gli ordini di quel Raffaele Palladino conosciuto proprio a Monza.
Tra le vittime dello scandalo tamponi emerso incidentalmente nel 2023, durante un’inchiesta della procura distrettuale, ci sono anche Davide Bettella, oggi difensore del Frosinone in Serie B, e il 22enne Lorenzo Pirola, capitano della Nazionale Under 21, approdato in Grecia nelle fila dell’Olympiakos. Oltre a loro, un’altra ventina di persone risultano sottoposte a tampone a novembre 2020, in mesi di piena pandemia, da Borelli.
Il medico, secondo le accuse, non possedeva abilitazioni in campo sanitario, né alcun titolo per effettuare quel tipo di esame. Da qui la contestazione di esercizio abusivo della professione, in concorso con Fusi e dell’addetto alla reception della clinica Madonnina. Fusi, primario alla clinica Zucchi di Monza (struttura del Gruppo San Donato) avrebbe permesso a Borelli, presentandolo come suo «collaboratore e collega» di eseguire i test presso la casa di cura milanese, mettendo a disposizione il supporto logistico e i suoi contatti professionali, che si estendevano anche al Monza, di proprietà di Fininvest e gestito dall’amministratore delegato Adriano Galliani.
«Ti faccio dare lo studio, falli entrare uno alla volta e inizia tu», diceva il medico intercettato dalla Guardia di finanza al coimputato. E sono sempre Fusi e Borelli a parlare prima dell’incontro a luci rosse organizzato tra un manager del Gruppo San Donato e una prostituta in un hotel di Milano, un cinque stelle in zona Stazione Centrale, per garantirsi l’affare delle forniture di materiale anti-Covid (mascherine e camici monouso) alla Zucchi. «Lui è il principino ma da oggi pomeriggio è sotto scacco, eh? — si dicevano i due —. Ne esce con le ossa rotte». L’incontro tra il manager del Gruppo San Donato e la escort , tra l’altro, avrebbe dovuto essere documentato con delle foto per essere certi di assicurarsi il buon fine dell’affare. In questo ambito sono sotto processo anche l’uomo che ha fatto da tramite per contattare la donna e prenotare la stanza, e il receptionist dell’albergo.