Gli scontri avvenuti a Genova, i poliziotti feriti, la chiusura dello stadio e l’indagine della Direzione distrettuale antimafia di Milano che ha portato a 19 arresti tra i gruppi ultras di Inter e Milan hanno riacceso l’attenzione sul coinvolgimento della criminalità organizzata nel mondo del calcio italiano. L’allarme è forte e il governo non intende restare indifferente.
Ed è per questo che, come riporta l’edizione odierna de La Gazzetta dello Sport, già lunedì pomeriggio, il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, ha incontrato al Viminale il ministro dello Sport e dei Giovani, Andrea Abodi, per stabilire un piano di interventi che possa tutelare il mondo del calcio e i tifosi autentici.
Durante l’incontro, a cui ha partecipato anche il capo della Polizia Vittorio Pisani, non si è parlato tanto di introdurre nuove leggi, quanto piuttosto di rafforzare gli strumenti già esistenti, come ha spiegato lo stesso Abodi intervenendo al panel “Sky Up – The Edit” di Sky Tg24: «Non dobbiamo inventare nuove regole, possiamo migliorare e applicare quelle già presenti».
Una delle prime misure sarà una verifica con il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, con il quale c’è una stretta collaborazione, sugli strumenti necessari per rendere più efficaci i fermi dei tifosi, evitando che vengano rilasciati dopo poche ore. Si sta anche valutando la possibilità di rendere tracciabile il Daspo, attualmente una sanzione amministrativa che si conclude alla sua scadenza. L’obiettivo sarebbe di farlo rientrare nel quadro penale, inserendolo nel casellario giudiziario, influendo così su aspetti come la partecipazione a concorsi pubblici.
Piantedosi e Abodi hanno discusso a lungo anche dell’utilizzo delle tecnologie negli stadi, in particolare del riconoscimento facciale. L’intenzione è quella di introdurre l’obbligo della biometria entro un paio d’anni, una volta ottenuto il via libera dal Garante della privacy. Questi strumenti tecnologici potrebbero anche evitare generalizzazioni, come ha sottolineato Abodi: «Dobbiamo saper distinguere, io credo nella responsabilità individuale. Anche le curve sono luoghi di socializzazione, gioia e libertà, ma la libertà finisce quando non si rispettano le regole. Ci sono due categorie di persone: i tifosi, sempre più giovani, ai quali va il nostro grazie, e quelli che non rispettano le regole. Questi ultimi devono stare lontani dagli stadi. Non lasciamo le curve alla criminalità!».
Un altro aspetto rilevante riguarda le società calcistiche. L’obiettivo è promuovere il ritiro del “gradimento” nei confronti dei tifosi che si rendono responsabili di violenza, razzismo o comportamenti che non hanno nulla a che vedere con i valori dello sport. Diversi club hanno già adottato provvedimenti in tal senso, ma ora il governo vuole chiedere un’ulteriore assunzione di responsabilità.
I due ministri hanno inoltre discusso della norma 231 del 2001. Abodi ha spiegato: «La responsabilità amministrativa non è estranea al calcio, poiché implementare i protocolli permetterebbe di monitorare i rischi legati a comportamenti scorretti di collaboratori e tesserati rispetto a condotte illegali provenienti dall’esterno». In questo contesto, il riferimento ai casi di Milan e Inter è evidente.
Infine, Abodi rilancerà la sua “Carta dei Doveri”, che dovrebbe essere sottoscritta da tutti i soggetti coinvolti nelle società calcistiche. La Carta è già pronta e sarà presentata la prossima settimana alla prima riunione di un gruppo di lavoro su questi temi, coordinato dai due ministeri con la partecipazione della FIGC e delle Leghe.