Le indagini della Procura di Milano hanno messo in luce, tramite il lavoro della Direzione Investigativa Antimafia, un vero e proprio racket portato avanti dai vertici del tifo organizzato di Inter e Milan, garantito dal patto di non belligeranza fra le due tifoserie, che di fatto non aveva nulla a che fare con le manifestazioni sportive, o almeno non esclusivamente, ma funzionava per dividersi gli affari fra stadio e zone limitrofe.
Come riporta l’edizione odierna de Il Giornale, nel racket rientrano i parcheggi fuori San Siro, ma si pensava anche al futuro. Infatti, gli indagati stavano già pianificando il controllo monopolistico su quelli rimasti quando e se verrà costruito altrove un nuovo stadio nella stessa aerea. Un business troppo redditizio per avere concorrenza ed ecco quindi episodi di minacce e aggressioni nei confronti di altri gestori di parcheggi, entrati nel mirino degli ultras nerazzurri.
Affari ultras San Siro – Parcheggi con vista su un nuovo impianto
In tutto questo c’era il favoreggiamento della politica che, secondo gli inquirenti, porterebbe al consigliere comunale di centrodestra Manfredi Palmeri in un altro filone che riguarda la corruzione di privati per favorire gli esponenti del tifo nerazzurro con la regia occulta della ‘ndrangheta. Palmeri però si difende: «Non ho mai fatto favori a nessuno in cambio di denaro o regalie».
In prima fila nell’affare parcheggi c’è l’imprenditore 53enne Gherardo Zaccagni, finito ai domiciliari per un falso su una carta di identità e la richiesta a un ispettore della Questura (coindagato) di accessi abusivi ai data base delle forze dell’ordine per conoscere gli intestatari di alcune auto. «Dopo il 2020 e fino alla attualità – si legge nell’ordinanza del gip Domenico Santoro – l’imprenditore corrispondeva a Beretta (Andrea, capo ultrà arrestato, ndr), avente un ruolo apicale nel tifo organizzato di Fc Internazionale, parte del provento in nero derivante dalla gestione dei parcheggi gestiti dalle società di Zaccagni, finanziando in tal modo l’attività della curva Nord».
Lo stesso Zaccagni è vittima del gruppo criminale, ma poi, spiegano gli inquirenti, «si avvale della forza intimidatori» degli ultrà violenti e legati alle cosche, da cui riceve protezione. I capi della Nord, continua il giudice, «si facevano corrispondere, per circa 2 anni, da Zaccagni Gherardo (gestore di alcuni parcheggi presso lo stadio Meazza) la somma di € 4.000 mensili».
Zaccagni fa di tutto per ottenere la gestione, con la sua società, dei parcheggi che il Comune dà in concessione ai club. E anche per disporre dei posti auto rimasti, una volta che Inter e Milan avessero deciso di costruire un nuovo stadio via da San Siro. Come le aree dell’Ippodromo: «La struttura in parola era fortemente desiderata da Zaccagni Gherardo poiché, in previsione della futura realizzazione del nuovo stadio di calcio, l’imprenditore milanese si sarebbe accaparrato la gestione dei parcheggi dell’ippodromo, gli unici che sarebbero rimasti operativi, in modo tale da avere una vera e propria posizione monopolistica nel circondario di piazzale dello Sport».
Infatti, con un nuovo impianto nella stessa area di San Siro, i parcheggi in zona sarebbero diminuiti di numero e l’imprenditore avrebbe alzato i prezzi. Un affare in prospettiva di cui parlava, intercettato, con altri indagati. Ma non solo parcheggi, visto che i gruppi organizzati incassavano anche dalle estorsioni e dal pizzo su bibite, paninari, facchinaggio e merchandising.