San Siro, l’idea di La Russa: «Due stadi vicini». Ma Inter e Milan hanno già scartato l’ipotesi: ecco perché

I due club, nel loro piano per la costruzione di un nuovo impianto aggiornato nel 2022, avevano già previsto la coesistenza di due stadi, ma l’avevo da subito accantonato questa opzione.

San Siro
San Siro (Foto: Claudio Villa/Getty Images)

Ieri Inter e Milan hanno comunicato al sindaco Giuseppe Sala di non essere interessate a procedere con la ristrutturazione di San Siro, per cui era stato redatto da parte di WeBuild un piano di fattibilità consegnato negli scorsi mesi.

Al contrario, i club hanno manifestato la loro volontà di proseguire insieme con un nuovo stadio nell’area di San Siro trovando il parere favorevole del primo cittadino milanese. Entrambe le parti si sono scambiate le rispettive richieste e nelle prossime settimane contano di aggiornarsi. Un passo indietro, quindi, che ha riportato in auge la prima idea di Inter e Milan, quella datata 2019 e che porta a uno nuovo stadio nell’area di San Siro.

San Siro opzione due stadi – L’idea del presidente del Senato Ignazio La Russa

Dopo l’incontro a Palazzo Marino, sono stati molti i commenti politici e non riguardo a una situazione intricata che tiene impegnata la città di Milano ormai da molti anni. Uno dei più duri, al di fuori della sfera politica, è arrivato da Barbara Berlusconi: «Commedia fatta appositamente per non decidere nulla. Siamo tornati, come nel gioco dell’oca, al punto di partenza». La figlia dell’ex patron del Milan ha espresso tutto il suo disappunto che è stato pienamente compreso e appoggiato Ignazio La Russa.

«Concordo parola per parola col giudizio impietoso che Barbara Berlusconi ha dato al modo di procedere della Giunta di sinistra di Milano sulla vicenda dello stadio San Siro – ha dichiarato ieri il presidente del Senato e grande tifoso dell’Inter –. Da parte mia vorrei che finalmente si esaminasse la proposta di considerare intoccabile San Siro e avviare nel contempo, la costruzione nella stessa area del nuovo stadio. Più volte ho illustrato la convenienza economica e ambientale di questa soluzione e sono pronto a riproporla pubblicamente».

San Siro opzione due stadi – Cosa dice il piano di Inter e Milan su questa ipotesi

Una ipotesi, quella dei due stadi uno di fianco all’altro, che è stata analizzata già in passato da Inter e Milan, ma che è stata scartata sin da subito. Il motivo? Una risposta arriva direttamente dalle carte del piano presentato dai club al Comune per il progetto del nuovo stadio aggiornato a settembre 2022.

Nel piano si era prospettato la coesistenza di due impianti per un totale di 140.000 posti, divisi fra i 60.000 di San Siro (dopo demolizione del terzo anello) e gli 80.000 del nuovo stadio. Proprio per questo, nelle conclusioni si era arrivati a sottolineare come l’area di San Siro non fosse adeguata a soddisfare la domanda di mobilità che un tale progetto richiedeva.

«Come chiaramente evidenziato dalle conclusioni della precedente analisi l’attuale impianto non è risultato idoneo ad assolvere i nuovi compiti richiesti dagli eventi calcistici e ludici che dovrebbe ospitare pertanto è risultato logico proporre nel SFTE la costruzione di un nuovo e più moderno manufatto – si legge nel piano presentato dai club nel 2019 e aggiornato a settembre 2022 –.  Rimane comunque indubbio che l’attuale immobile presenti un’estrema “rilevanza non solo locale ma nazionale ed anche internazionale, in quanto percepito come un’icona dello sport calcistico” (come peraltro rilevato all’interno della relazione del RUP – parte integrante della Delibera 1905) e pertanto l’aggiornamento del SFTE ha tenuto conto di questa condizione esplorando tre diverse alternative volte alla sua riqualificazione integrale o parziale. Ognuna di esse ha contemplato il mantenimento dell’odierno stadio “G. Meazza” accanto al nuovo Stadio di Milano con scenari che, riducendone progressivamente la capienza, sono stati analizzati e valutati sotto i seguenti aspetti tecnici».

San Siro opzione due stadi – Le criticità

«La salvaguardia integrale dell’odierno impianto sportivo accanto al nuovo stadio generebbe una serie di criticità non risolvibili e di seguito elencate:

  1. Affluenze di spettatori equivalenti alla media giornaliera di EXPO (con picchi temporali più concentrati in meno ore) su un’area quattro volte più piccola;
  2. Raddoppio della domanda di sosta su strada, che risulta impossibile da soddisfare in zona;
  3. Trasporto pubblico costretto a gestire oltre 23.000 spettatori;
  4. Elevato impatto acustico dei due stadi, dei quali il «G. Meazza» è già oltre i limiti della norma;
  5. Mantenimento di una struttura obsoleta che non garantisce al pubblico pagante alcuno degli odierni standard di comfort e fruibilità;
  6. Incompatibilità paesistica
  7. Eccessiva densificazione edilizia delle volumetrie complementari (16.000 mq edificabili)».

Poi si analizza cosa comporterebbe la riduzione della capienza di San Siro: «L’eventuale riduzione dello stadio alle condizioni antecedenti ad Italia 90 non porterebbero a miglioramenti significativi, rispetto al precedente scenario, riproponendo altissime criticità che possiamo così riassumere:

  1. Mantenimento delle attuali condizioni di crisi nella gestione del traffico in una giornaliera configurazione da Big Match (altissimo incremento degli eventi equivalenti durante l’esercizio annuale);
  2. Inserimento di un bipolo (stadio nuovo + G. Meazza) con una maggiore difficoltà e problematicità in termini di sicurezza, evacuazione, organizzazione degli ingressi, circolazione ed intersezione dei flussi;
  3. Impossibilità di risolvere la domanda di sosta su strada di veicoli privati e bus tifoserie;
  4. Aggravio dell’impatto acustico del «G. Meazza», a seguito della rimozione della copertura;
  5. Ulteriore riduzione degli standard di confort e fruibilità del «G. Meazza» soprattutto a causa della rimozione della copertura, con conseguente esposizione alle intemperie sia del pubblico che delle strutture costituente l’immobile;
  6. Altissimo impatto paesistico sul contesto;
  7. Forte densificazione edilizia delle volumetrie complementari (36.500 mq edificabili)».

Nella valutazione è entrato anche il primo anello: «L’ipotesi di conservazione del solo primo anello è stata subitaneamente scartata in quanto, pur essendo la parte più antica del manufatto, quest’ultimo è stato quello più rimaneggiato nel corso dei decenni e la sua immagine non è in alcun modo associabile all’attuale iconico stadio. Scartate le soprastanti ipotesi si è proceduto a sviluppare l’idea di salvaguardare una parte significativa dello stesso rendendola parte integrante del nuovo insediamento immobiliare».

San Siro opzione due stadi – Le conclusioni dei club

Ed ecco le conclusioni: «La proposta aggiornata ha approfondito la specifica tematica riguardante il mantenimento, integrale e/o parziale dello stadio “G. Meazza” riconoscendone il valore iconico che la Soprintendenza ha messo in luce all’interno del parere espresso. L’analisi basata su criteri sia tecnico/funzionali ed economici, è giunta a scartare le soluzioni che prevedevano il mantenimento del manufatto (integrale o parziale) con salvaguardia dell’attuale funzione principale, giungendo per successive approssimazioni ad identificare una soluzione di compromesso che prevede la demolizione integrale del primo anello, giudicato non meritevole di alcuna tutela nemmeno dalla Soprintendenza, quella della copertura e del terzo anello, ad eccezione della torre 11, e la salvaguardia delle rampe elicoidali del secondo anello, fronte orientale, per circa la metà dell’immobile.

La conservazione di questi elementi che rappresentano la storia e la memoria della collettività non solo cittadina viene rafforzata attraverso la loro rifunzionalizzazione sempre a carattere sportivo con l’ubicazione all’interno di questi spazi di una grande struttura museale dedicata alle squadre e alla storia del loro stadio nonché di una serie di nuove attività sportive capaci di valorizzare la particolare struttura progettata da dall’ing. Calzolari e dall’arch. Ronca nel primo lustro degli anni ’50 (rif. Volume 3). Tale soluzione rappresenta per i Proponenti un ulteriore elemento di attrattività e di qualificazione dell’area sancendo in maniera inequivocabile il passaggio di testimone da un’arena all’altra».