Sinner, la Wada: «Nessun ricorso ma il caso non è ancora chiuso»

Il tennista italiano era stato trovato positivo al Clostebol, con una bassissima percentuale, a due controlli consecutivi.

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Jannik Sinner (Photo by ANGELA WEISS/AFP via Getty Images)

Dopo la vittoria degli US Open, secondo titolo Slam nella sua carriera, Jannik Sinner può mettersi alle spalle anche la questione legata al doping che lo ha visto protagonista proprio prima del torneo statunitense. O forse no.

Infatti, l’Agenzia mondiale antidoping (Wada) non ha presentato alcun ricorso contro il tennista italiano per il caso Clostebol, sostanza vietata a cui Sinner era stato trovato positivo a due controlli consecutivi. Lo apprende l’agenzia di stampa AGI da fonti dell’antidoping mondiale. Il termine per il ricorso era la mezzanotte di ieri, 9 settembre 2024. Ma la stessa Wada ha fatto sapere che il caso non è ancora chiuso.

Da Montreal, sede dell’Agenzia internazionale Antidoping, hanno fatto sapere che «l’indagine è ancora aperta» in base a un comma dell’articolo 13.2 del Codice Antidoping che le permette di far partire i 21 giorni del termine limite per l’appello dal momento in cui ha ricevuto documentazione aggiuntiva sul caso, specificamente richiesta a Itia. La Wada, in sostanza, ha chiesto una documentazione ulteriore e non comunica la data in cui l’avrebbe ricevuta, e da cui scatterebbe poi il conto dei 21 giorni.

L’Itia aveva ritenuto Sinner non colpevole di assunzione di doping. A seguito della positività del tennista italiano sono stati licenziati dallo staff sia il preparatore atletico Umberto Ferrara che il fisioterapista Giacomo Naldi, che avrebbe usato la pomata vietata per curare una ferita al proprio dito e in seguito è entrato in contatto con il tennista altoatesino per effettuare un massaggio senza l’utilizzo dei guanti. Da qui la positività di Sinner al Clostebol.