Olimpiadi, Abodi: «Contro l’Italia errori gravi. Regole chiare sulle questioni di genere»

«Con tutto il rispetto, mi riesce difficile immaginare in ambito sportivo generi diversi, al di là del maschile e femminile», le parole del ministro.

Abodi
Andrea Abodi (Giovanni Pasquino / Deepbluemedia / Insidefoto)

«Contro l’Italia errori arbitrali da matita blu, spero che dietro non ci siano anche questioni personali». Il ministro per lo Sport e i Giovani, Andrea Abodi, ha parlato così, in un’intervista rilasciata a La Verità, a proposito del cammino di questi Giochi olimpici segnati dalle polemiche.

«La Senna? Quel fiume non è adatto per nuotare. Il match Carini-Khelif? L’inclusività è importante, ma anche l’equa competizione e la tutela della salute degli atleti negli sport di contatto», ha proseguito il ministro. Poi, a proposito dello scontro sulle questioni di genere ha detto che «non basta il passaporto, serve una commissione scientifica che fornisca gli strumenti per scrivere regole chiare. Con tutto il rispetto, mi riesce difficile immaginare in ambito sportivo generi diversi, al di là del maschile e femminile».

Parlando di alcuni episodi arbitrali accaduti durante la manifestazione, Abodi ha detto che «contro di noi, sono stati commessi errori da matita blu. Nel pugilato, nella scherma, nel judo, nella pallanuoto. Non credo ai pregiudizi nello sport, tanto più nei confronti dell’Italia. Salvo prova contraria. Dai nostri atleti e atlete abbiamo ascoltato parole nobili e confortanti anche di fronte a errori evidenti, che qualificano il loro talento sportivo, trasferito nella vita quotidiana. Tuttavia, restano i dubbi sulle decisioni di chi è chiamato a giudicare, nella speranza che dietro non ci siano questioni “personali”. Rivedendo, ad esempio, le immagini di Italia-Ungheria di pallanuoto maschile, questi dubbi non solo si confermano, ma diventano certezze. D’altro canto, il modello perfetto non esiste, ma nemmeno possiamo rassegnarci all’imperfezione, soprattutto quando l’errore è grossolano e palese».

Sul caso Carini-Khelif, il ministro ha aggiunto che «Khelif ha vinto la medaglia d’oro e merita rispetto, ma lo meritavano anche le sue avversarie. Il Cio ha parlato di inclusività, sottovalutando totalmente un altro principio che ritengo prioritario: quello della sicurezza negli sport di contatto, legato alla tutela della salute degli atleti e delle atlete. Inoltre, occorre tutelare anche il principio dell’equa competizione».

Abodi ha detto che «il passaporto non dice tutto definitivamente. E aggiungo che in casi delicati come questi bisogna saper chiedere un supporto alla scienza, che vada al di là della burocrazia del passaporto. Lo dico nel rispetto di tutte le atlete in gara. Spiace, invece, che su questa vicenda le divisioni politiche abbiano preso il sopravvento anche nel terreno olimpico».

L’idea è una commissione di esperti scientifici per riscrivere le regole: «È quello che si augurano in molti. Soprattutto quando il confronto sportivo si basa sul contatto fisico tra gli atleti, è doveroso andare in profondità e porre regole chiare, uniformate a livello internazionale. E per questo dobbiamo affidarci alla scienza, chiederle un supporto in chiave interpretativa per dirimere certe controversie. Lo abbiamo fatto in occasione della pandemia, non possiamo non farlo per lo sport a più alto livello, a partire dalle Olimpiadi».

Si passa poi a un altro tema spinoso, quello dei nuotatori nella Senna: «Loro si sono fatti sentire, ma non avrebbero potuto rifiutarsi di gareggiare. La Senna è meravigliosa dal punto di vista paesaggistico, ma non è un luogo adatto per nuotare. Tantomeno a livello olimpico, ma ormai è cosa passata. Io un bagno nel Tevere l’ho fatto venti anni fa, involontariamente, rovesciandomi da un canoino. Qualche bracciata e sono risalito, mi è andata bene. Tra la Senna e il Tevere non ho visto grandi differenze, almeno nel colore dell’acqua».

Spazio anche al calcio e alle prossime mosse dopo la disfatta di EURO 2024: «Non esistono formule magiche, ma intanto devono cambiare alcuni presupposti del sistema. Per questo ho appoggiato l’emendamento sulle rappresentanze calcistiche, anche se lo considero solo un primo passo di un processo che deve portare a perseguire in modo più efficace obiettivi sociali e competitivi. Sul piano tecnico, mi aspetto molti cambiamenti a livello di protocolli formativi per le scuole calcio, un’anticipazione anagrafica per il campionato Primavera, una ridefinizione degli organici delle seconde squadre, con meno fuori quota e più giovani italiani, e una più chiara missione sportiva affidata alle Leghe e ai rispettivi campionati. E vorrei si apprezzasse di più il talento dei singoli calciatori, troppo spesso sacrificato sull’altare degli schemi, che tolgono l’anima al calcio. Sono tutte cose che all’estero hanno già fatto: dobbiamo solo avere l’umiltà di imparare, contestualizzare e applicare. Per poi ripartire».