L’immagine più iconica è quella della ginnasta cinese, Yaqin Zhou, che dopo aver visto le colleghe italiane, Alice D’Amato e Manila Esposito mordere le proprie medaglie ottenute nella sfida sulla trave, dopo qualche istante di esitazione le imita.
Al di là dell’episodio in questione, è ormai prassi vedere in queste giornate olimpiche, gli atleti mordere le medaglie a seguito della premiazione.
Un rito, quasi un passaggio obbligato, dal quale nessuno – o quasi – si esime ormai.
Ma perché gli atleti mordono le medaglie?
Essendo come detto un rituale ormai assodato in tutte le competizioni, non solo nelle Olimpiadi, la genesi di questo gesto presenta tante origini differenti.
La prima spiegazione ha un’origine storica: l’oro, essendo un metallo duttile, poteva essere “testato” con i propri denti per capirne l’autenticità.
Ecco perché in passato – si pensi a una qualsivoglia scena di un vecchio film western – le monete si mettevano in bocca.
Perché atleti mordono medaglie: i britannici i primi a farlo
Chiaramente non è intenzione degli atleti testare con i propri denti il valore delle medaglie anche perché, da decenni ormai, le medaglie contengono al proprio interno pochi grammi d’oro; le peculiarità di quelle di Parigi 2024 è semmai quella di avere una componente della Tour Eiffel.
Una seconda motivazione ha una valenza del tutto mediatica. È dagli anni ’90, più precisamente dal successo britannico nella 4×100 di Derek Redmond, John Regis, Kriss Akabusi e Roger Black (ai quali si attribuisce il primo morso) che fotografi e cameramen “incitano” gli atleti sul podio a testare il metallo in prima persona.
Un gesto che è stato talmente interiorizzato dagli sportivi a tal punto che anche nelle nuove generazioni avviene quasi in automatico.
Una terza e ultima motivazione ha una connotazione più sentimentale, per certi versi romantica.
Perché atleti mordono medaglie: “questa è mia”
Dopo aver ultimato la performance che è valsa il podio, non tutti gli atleti riacquistano immediatamente la consueta lucidità e, per molti, i momenti successivi alla prova sportiva sono raccontati come di assoluto smarrimento.
Smaltiti i primi effetti del successo, salire sul podio rende il tutto un po’ più reale e, da ultimo, mordere la fatidica medaglia ottenuta con fatica e impegno, la rende più personale, come a dire “è tutto vero, questa medaglia è mia”.