La calda estate del calcio italiano: al centro lo scontro sui pesi in FIGC

Lo scontro è solo all’inizio: all’orizzonte anche le prossime elezioni per il nuovo presidente federale.

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Il logo della FIGC (TIZIANA FABI/AFP via Getty Images)

Per il calcio italiano si prospetta una calda estate, aspettando il ritorno del campionato e in vista dell’assemblea della FIGC, prevista per il 4 novembre. Lunedì pomeriggio, il consiglio federale si riunirà per affrontare una delle questioni più intricate dell’ultimo anno: la riforma dei pesi a livello federale, a partire dalla rappresentanza della Serie A.

Come spiegato da Milano Finanza, dopo aver accettato con riluttanza la nuova commissione indipendente sui bilanci delle società professionistiche, che sostituirà la Covisoc, il presidente della Federcalcio, Gabriele Gravina, è pronto a combattere. Tuttavia, le circostanze non sembrano giocare a suo favore: dopo l’approvazione alla Camera, martedì scorso anche il Senato ha dato il via libera al decreto sport (o decreto Abodi), che prevede una rappresentanza più equa per le leghe.

Questa disposizione è stata introdotta da un emendamento del parlamentare Giorgio Mulé, che prevede che “negli sport praticati da atleti professionisti, e con meccanismi di mutualità generale, le leghe sportive professionistiche hanno diritto a una rappresentanza equa negli organi direttivi delle federazioni sportive nazionali di riferimento, tenendo conto del contributo economico apportato”.

Il testo, seppur modificato in alcune parti, si ispira al documento commissionato dall’assemblea della Lega Serie A l’8 marzo al “gruppo di lavoro” presieduto dalla vicepresidente emerita della Corte Costituzionale Daria de Pretis e composto dai professori Luigi Fumagalli, Avilo Presutti, Bernardo Mattarella e Giulio Napolitano (nipote e figlio degli ultimi due capi dello Stato, rispettivamente).

Nella proposta del comitato dei saggi, realizzata tra marzo e giugno e presentata il 16 luglio, si parla di una rappresentanza “comunque non inferiore al 50% dei voti in assemblea e dei seggi negli organi direttivi” e, in caso di più leghe professionistiche, “a quella che apporta il maggior contributo economico spetta almeno il 40%”. Queste percentuali riflettono le richieste avanzate dalla Lega presieduta da Lorenzo Casini, che implicherebbero un aumento significativo del peso della Serie A nell’assemblea federale, attualmente fissato al 12%, rispetto al 5% della Serie B e al 17% della Lega Pro (che nel frattempo è passata da 90 a 57 squadre). Sommate, le quote delle tre leghe portano i professionisti al 34%, un valore vicino ai modelli francese e tedesco, ma lontano da quelli inglese e spagnolo, seppur riferito alle sole percentuali professionistiche (il peso della Lega Serie A rispetto alle altre leghe maggiori è il secondo più basso dopo la Premier League, che però ha una autonomia maggiore dopo la scissione del 1992).

L’attuale peso del calcio professionistico nel confronto con l’estero:

Non è chiaro, tuttavia, dove la Serie A potrebbe trovare il restante 38% di rappresentanza: arbitri (2%), allenatori (10%), giocatori (20%) o dilettanti (34%)? Di fronte alle pressioni delle leghe, con la Serie A in testa e il supporto della Serie B guidata dal presidente Mauro Balata, che ambisce alla presidenza della FIGC, Gravina ha proposto un compromesso, finora respinto: il 20% della rappresentanza e cinque consiglieri anziché i sette richiesti e i tre attuali, tra cui figurano Casini, Giuseppe Marotta e Claudio Lotito.

Lotito, presidente della Lazio e senatore di FI, ha sostenuto l’iniziativa politica che ha accentuato il divario tra FIGC e leghe, preludendo a un possibile scontro con il presidente del CONI Giovanni Malagò, altro obiettivo della manovra contro la FIGC di Gravina.

Il 4 novembre non sarà probabilmente un “bollettino della vittoria” per Gravina, anche perché lunedì sarà ufficializzato lo slittamento delle elezioni a gennaio 2025, sostituendo l’assemblea elettiva con una assemblea per la modifica dello statuto. Ma la sfida è appena iniziata e il risultato finale resta incerto.