Per le Europee, nel centro federale di Clairefontaine era stato allestito un seggio speciale per permettere ai calciatori della nazionale francese, in ritiro in vista di EURO 2024, di votare: pochi avevano approfittato del diritto. Oggi invece a Düsseldorf, dove la Francia in serata sfiderà l’Austria, ci sarà la fila per ottenere il diritto al voto per procura in vista del prossimo 30 giugno.
Lo scrive l’edizione odierna de La Repubblica, spiegando che nell’hotel dei Bleus si presenterà un funzionario del consolato francese per procedere al riconoscimento dei richiedenti, procedura necessaria perché l’elettore francese possa delegare a un parente o a un conoscente il suo voto. Qualcuno (Mbappé, per esempio) aveva già provveduto durante i due giorni di riposo prima della partenza per la Germania, ma i più si sono mobilitati in questi giorni, dopo il trionfo della destra.
«La notizia ci è arrivata negli spogliatoi alla fine dell’amichevole con il Canada. Siamo rimasti scioccati» ha detto Marcus Thuram, attaccante dell’Inter e figlio di Lilian, ex difensore, militante della lotta al razzismo. L’argomento dopo le elezioni europee è finito al centro delle discussioni. Molti hanno chiesto di poter votare alle legislative del 30 giugno convocate d’urgenza da Macron e così la Federcalcio francese si è accordata con il consolato di Düsseldorf per poter svolgere a domicilio la procedura del riconoscimento.
Dopo lo choc, in questi giorni molti giocatori hanno fatto appelli al voto, chi in maniera neutra come Giuroud («Mai come in questo momento è importante recarsi alle urne») e chi schierandosi come Dembélé: «La sirena d’allarme è suonata: andate a votare». Ma la posizione più netta l’ha presa Thuram: «Mio papà non mi ha mai chiesto altro che di comportarmi educatamente, ma essendo cresciuto con lui sento la responsabilità di far passare certi messaggi».
«La situazione è grave, questa è la triste realtà della nostra società. Come ha detto Dembélé dobbiamo votare e lottare come cittadini affinché il Rassemblement National non vinca. Capisco che altri preferiscano non dire come la pensano, ma è importante riflettere su come siamo arrivati a questo punto. In ogni caso, non ho nessun dubbio che all’interno della squadra tutti la pensino come me», ha aggiunto l’attaccante.
Oggi sarà Mbappé a prendere la parola, il calciatore francese più influente: la previsione è che anche lui si esprimerà sul tema elezioni e con una scelta di campo precisa, come fece l’anno scorso quando un poliziotto uccise un ragazzino magrebino, Nahel, e le banlieues si infiammarono. D’altronde, la nazionale francese è in guerra con i Le Pen da quasi da 30 anni, da quando il capostipite Jean-Marie, a Euro 1996, si lamentò perché c’erano «troppi neri nella Francia», ripetendosi dieci anni più tardi: «I francesi non si riconoscono in questa squadra, la presenza dei giocatori di colore è sproporzionata».