Olimpiadi 2026, le accuse dei Pm: corruzione e gare truccate

Le indagini partono dalle chat Whatsapp fra Luca Tomassini, imprenditore e proprietario della società Vetrya e Massimiliano Zuco, in Wind all’epoca dei fatti.

Indagini Milano Cortina
(Foto: PIERO CRUCIATTI/AFP via Getty Images)

Nel mirino dei inquirenti che indagano per presunta corruzione negli affari della Fondazione Milano-Cortina 2026 sono finite le chat di Whatsapp di Luca Tommassini, imprenditore e proprietario della società Vetrya, e Massimiliano Zuco, che all’epoca dei fatti era in Wind.

Come riporta l’edizione odierna de Il Corriere della Sera, l’indagine degli inquirenti di Milano è partita da quei  giochini, suonerie, oroscopi attivati da aziende telefoniche sui cellulari di ignari utenti che si vedevano addebiti di pochi centesimi per volta, ma così profittevoli da fare quasi fallire, dopo lo stop a questo mercato, la società Vetrya dell’imprenditore Luca Tomassini che vi fondava le proprie fortune.

Proprio nel telefono di Tomassini e di Zuco, i pm milanesi Siciliano-Cajani-Gobbis hanno infatti rintracciato nelle chat di Whatsapp un «linguaggio esplicito» che fa sospettare «un accordo corruttivo» dietro i servizi digitali per 1,9 milioni di euro assegnati nel marzo 2021 a Vetrya (e poi traslati a Quibyt sempre di Tomassini) dalla Fondazione Milano-Cortina 2026: cioè dal comitato organizzatore dei Giochi olimpici invernali controllato da CONI, Regioni Lombardia e Veneto, Comuni di Milano e di Cortina, e dal 2022 anche da Presidenza del Consiglio e Province di Trento e Bolzano.

All’epoca il direttore tecnico era Zuco, e l’amministratore delegato (sino a metà 2022) Vincenzo Novari, già alla guida di Omnitel, poi fondatore nel 2000 di Andala SpA prima che diventasse Tre Italia e si fondesse con Wind. Le chat sotto osservazione sono addirittura del 2019, nelle quali Tomassini festeggia l’imminente arrivo alla tolda olimpica di Novari con il quale aveva avuto alcune cointeressenze.

Nelle chat con Zuco, Tomassini si intesta il merito di averlo piazzato nella Fondazione in virtù appunto dei rapporti con Novari: posto che per Zuco varrà 857.000 euro di stipendio nel 2020-2022, benefit ben maggiore sia dell’auto Smart che Vetrya (stando sempre a una chat) gli lascia in uso per «cortesie» fatte «ultimamente», sia forse dell’«importo da trasferire a Zuco» che in alcune mail interne a Vetrya si raccomandano di trovare «entro domani sera».

Nella loro indagine, i pm accennano poi a «opacità» nelle assunzioni in Fondazione che Novari avrebbe favorito tra persone provenienti dalle sue ex aziende. E mettono sotto osservazione l’operato di Zuco in favore di Tomassini affinché «uno dei due loghi di Milano Cortina 2026», al centro di un televoto al Festival di Sanremo 2021 gestito a livello tecnologico da Vetrya, «avesse la meglio sull’altro».

Ma qui nasce un cavillo del tutto giuridico. Infatti, la Fondazione Milano-Cortina si qualifica ente di diritto privato senza scopo di lucro, quindi niente incaricati di pubblico servizio e corruzione non configurabile come reato. I pm ne propugnano invece la natura pubblicistica perché persegue uno scopo di interesse generale con denaro, membri e garanzie di Stato ed enti locali.

A dare spunto, in questa ottica, nella giornata di ieri è finita l’inchiesta del pm Paolo Storari sui pagatori di un ex capo ufficio acquisti di Fiera Milano SpA, che, arrestato nel presupposto del ruolo pubblico di questa società, aveva patteggiato a 30 mesi la corruzione in base a questa configurazione. Invece, per i coindagati (uno condannato infine solo per tangenti tra privati, uno assolto e cinque rimessi in termini per patteggiare) il giudice Mattia Fiorentini ha ritenuto Fiera SpA una società privata nei casi in cui, ad esempio tramite la controllata Nolostand, assegni appalti di pulizia di magazzino esulanti dalla missione di promozione del territorio che, essa sì, giustificherebbe lo status pubblicistico.