Dentro lo scontro ECA-UEC: la mossa meno elitaria di Al-Khelaifi per attirare più club

L’associazione europea dei club sta per lanciare un progetto di riforme interne: sul tavolo la trasformazione dal modello attuale con tre tipologie di membri ad un nuovo modello più ampio e più inclusivo.

Palermo ECA
(Foto: FRANCK FIFE/AFP via Getty Images)

Jacopo Carmassi è Principal Financial Stability Expert presso la Banca Centrale Europea. Tutte le opinioni espresse sono esclusivamente personali e non impegnano in alcun modo la Banca Centrale Europea né altri enti ai quali l’autore è affiliato.

Negli ultimi anni le discussioni per la definizione di un nuovo assetto del sistema calcistico europeo si sono largamente concentrate sul tema della Superlega; esiste tuttavia un dibattito sulla rappresentanza dei Club in Europa che merita altrettanta attenzione e coinvolge due differenti associazioni – l’ECA e l’UEC. L’ECA è la European Club Association, l’associazione che ha come obiettivo la tutela e la promozione degli interessi dei Club di calcio europei. La UEC è l’Union of European Clubs, una nuova associazione che ha anch’essa come scopo quello di rappresentare i Club europei. Natura, funzioni e obiettivi di ECA e UEC potrebbero dunque sembrare identici – ma è davvero così? Per rispondere a questa domanda è necessario analizzare in dettaglio le caratteristiche di entrambe le associazioni.

Prima di addentrarci in questa analisi, due importanti premesse sono necessarie. In primo luogo, il fine di questo articolo non è quello di prendere una posizione, ma quello di presentare il tema con un approccio fattuale, che possa magari aiutare il lettore a formare la propria opinione. In secondo luogo, l’analisi in questo articolo si basa su regole e assetti attuali, che sono tuttavia in evoluzione e potrebbero modificarsi, in modo anche sostanziale, nei prossimi mesi: a tal proposito, è da segnalare che l’ECA sta al momento lavorando ad un processo di riforma interna che potrebbe mutare significativamente gli assetti attuali.

L’ECA, che ha sede in Svizzera a Nyon, è stata fondata nel 2008 da 16 Club. I sedici membri fondatori sono: Manchester United e Chelsea (Inghilterra), Real Madrid e Barcellona (Spagna), Juventus e Milan (Italia), Olympique Lyonnais (Francia), Bayern München (Germania), Porto (Portogallo), Ajax (Olanda), Rangers (Scozia), Anderlecht (Belgio), Olympiacos (Grecia), Kobenhavn (Danimarca), GNK Dinamo (Croazia) e Birkirkara (Malta). I membri dell’ECA, che diventarono 137 nella stagione 2008-2009, sono aumentati fino a raggiungere nell’aprile del 2024 il numero totale di 600, con Club provenienti da tutte le 55 federazioni che fanno parte della UEFA. L’attuale Presidente dell’ECA è Nasser Al-Khelaifi, Presidente del Paris Saint-Germain. L’ECA, che è ad oggi l’unica associazione di Club europei formalmente riconosciuta dalla UEFA e dalla FIFA, raccoglie una larga fetta dei Club delle prime divisioni delle federazioni UEFA, ma anche Club di seconda divisione, seppur in misura minore.

La UEC è stata pubblicamente avviata nell’aprile del 2023, con un evento di lancio che si è svolto a Bruxelles (dove la UEC ha la sua sede legale). Lo statuto e le regole organizzative della UEC non sono ancora pubblici (ma dovrebbero esserlo a breve) e la compagine dei membri è ancora in via di costruzione, ma le informazioni che sono già pubblicamente disponibili consentono di effettuare una prima analisi. L’UEC al momento ha oltre 130 membri provenienti da 25 paesi. La lista dei membri include l’Osasuna (Spagna), l’Union Saint-Gilloise (Belgio), il RFS (Lettonia), il Lokomotiva Zagabria (Croazia), il Bohemian FC (Irlanda) e il Maccabi Netanya (Israele): rappresentanti di questi sei Club sono i componenti dell’Executive Board ad interim nominato nel giugno del 2023 e incaricato di condurre l’UEC fino alla sua prima assemblea generale. L’UEC ha come suoi principali target i cosiddetti “non-élite” Club, cioè le società di media e bassa prima divisione e anche quelle delle seconde divisioni (ma è possibile che la UEC decida di allargare il perimetro della sua compagine, includendo anche Club di divisioni inferiori, a certe condizioni). Nella prima Assemblea Generale dell’UEC, che si svolgerà il 24 aprile, saranno nominati un Presidente, un (nuovo) Executive Board, un Segretario Generale e un CEO. La UEC prevede che la struttura dell’Executive Board rifletterà la diversity che mira a tutelare, sia in termini geografici che in termini di sviluppo economico e sportivo.

I fondatori e i dirigenti della UEC hanno deciso di avviare questo progetto perché, a loro avviso, i “non-élite” Club non sarebbero sufficientemente rappresentati e tutelati dall’ECA. La loro opinione è che l’ECA favorirebbe gli “élite Club”, senza offrire adeguata rappresentanza agli altri Club (una tesi sposata dal Presidente della Liga spagnola, Javier Tebas, che è un sostenitore della UEC). Per capire meglio questa posizione della UEC – a prescindere dal fatto che la si possa condividere o meno – è necessario analizzare in dettaglio i criteri che ad oggi regolano la partecipazione dei Club all’ECA, tenendo sempre presente che sono previste modifiche di queste regole nei prossimi mesi, e quindi che il quadro presentato potrebbe cambiare a breve (la misura e l’intensità di questo cambiamento dipenderanno naturalmente dai dettagli della riforma).

Le tre tipologie di membri ECA

In base alle regole attuali, un Club può far parte del circuito ECA in tre diverse forme: come membro ordinario (secondo le regole dello statuto ECA), come membro associato (in base allo statuto e alle norme organizzative ECA) e come membro del network ECA (categoria non inclusa nello statuto, ma menzionata nelle norme organizzative ECA).

 In base allo statuto vigente dell’ECA, un Club di calcio maschile può essere ammesso come membro ordinario alle seguenti condizioni (articolo 4 dello statuto):

  • solo i Club militanti in una prima divisione del calcio professionistico nazionale di una federazione UEFA possono essere membri ordinari;
  • ciascuna federazione ha a disposizione un numero di membri ordinari, in base alla sua posizione nel ranking UEFA dei coefficienti per Club per paese (per questo ranking, vengono considerati per ogni federazione i risultati di tutti i suoi Club nelle competizioni UEFA). Per esempio, i paesi ai primi 3 posti in questo ranking possono avere 5 Club come membri ordinari, quelli dalla settima alla quindicesima posizione ne possono avere 3, e quelli dal 29mo posto in giù ne possono avere 1. Per ciascuna federazione, i posti disponibili sono poi allocati ai Club con i migliori posizionamenti nel ranking UEFA dei coefficienti per Club;
  • a questi Club possono aggiungersi anche i Club che abbiano partecipato regolarmente alla fase a gironi di qualsiasi competizione UEFA nelle ultime stagioni (almeno 3 volte nel precedente ciclo ECA, che ha una durata di quattro stagioni sportive) e i Club che abbiano vinto almeno 5 volte una competizione UEFA;
  • criteri concettualmente simili, con una combinazione di ranking e merito sportivo, sono utilizzati anche per i Club femminili.

Un Club che non abbia i requisiti per essere membro ordinario potrebbe avere quelli per essere membro associato (definiti nella “Membership Policy”, sezione D del documento sulle regole organizzative dell’ECA). Possono essere membri associati: i) i Club fondatori dell’ECA (qualora non siano già membri ordinari, naturalmente), e ii) i Club che militano in una prima divisione di una federazione UEFA e che abbiano conseguito, durante un ciclo ECA, almeno 2 punti di quelli illustrati in una specifica tabella (a pagina 28 delle regole organizzative dell’ECA). Per esempio, un Club potrebbe diventare membro associato qualora abbia vinto in passato una competizione UEFA (2 punti), oppure si qualifichi alla fase a gironi di una competizione UEFA (2 punti), ma anche qualora sia stato membro ordinario o associato nel ciclo ECA precedente (1 punto) e abbia ottenuto la qualificazione a una competizione UEFA nella stagione attuale, anche solo ai turni eliminatori (1 punto). Per tutti questi criteri rilevano le competizioni UEFA per Club sia maschili che femminili.

Infine, dal 2022 l’ECA ha introdotto la possibilità per i Club che non siano membri ordinari o associati (o che perdano questo status a seguito di una retrocessione dalla prima serie), e che abbiano “ambizioni europee” di diventare membri del network ECA. Questi Club possono usufruire di una serie di servizi dell’ECA in materia di consulenza, ricerca e condivisione di conoscenza, in molteplici aree (per esempio legale, commerciale, finanza, calcio femminile e giovanile) e con una varietà di prodotti (per esempio, corsi, pubblicazioni, newsletter, roadshow, workshop e helpdesk). Si noti che di fatto, in base ai criteri illustrati, i Club di seconda divisione possono essere, all’interno del circuito ECA, membri network, ma non membri ordinari né associati.

Quanti Club fanno parte del circuito ECA, e in quale forma?

L’ECA ha aumentato in misura estremamente significativa il numero dei suoi membri, in particolare nell’ultimo anno, e soprattutto con riferimento ai membri network (Figura 1). Il numero totale dei membri è cresciuto da 250 nel 2022 agli attuali 600 – un incremento del 140%. I membri ordinari sono passati da poco più di 100 (un valore sostanzialmente stabile dal 2008 al 2022) a 137 nell’aprile 2024. I membri associati sono cresciuti in modo più marcato, ma più graduale, dai 34 del 2008/2009 ai 185 nell’aprile 2024, con una crescita significativa negli ultimi anni. Infine, i membri network sono cresciuti in maniera rapidissima, in particolare negli ultimi mesi, raggiungendo in un breve lasso di tempo quota 278 – che rappresenta circa l’80% dell’incremento del numero totale di membri dai 250 del 2022 ai 600 di aprile 2024.

 Il paese con il maggior numero di membri ECA nell’aprile 2024 è l’Italia (28), seguita da Francia (24), Turchia (22), Bulgaria (19), Germania (18) e Inghilterra (17) (qui la tabella con lista membri ECA e qui la tabella con numero membri ECA per paese, per tipologia di membri). Questa classifica è largamente determinata dal numero dei membri network, in particolare per Italia (17), Bulgaria (15), Turchia (15) e Francia (13). Considerando solo il numero dei membri ordinari, sono Inghilterra, Germania e Italia a condividere la prima posizione con 7 Club per ciascun paese. Per quanto concerne il numero dei membri associati, Francia, Inghilterra, Macedonia del Nord, Kosovo e Malta condividono il primato, con 6 Club per ciascun paese. Tutte le federazioni UEFA hanno almeno un membro ordinario, e 23 federazioni hanno solo un membro ordinario. Le federazioni dei 5 maggiori campionati europei (Inghilterra, Francia, Germania, Italia e Spagna) esprimono complessivamente 99 dei 600 membri ECA, e 31 membri ordinari sul totale di 137 membri ordinari.

*Aprile 2024. Fonte: elaborazioni su dati ECA.

Governance dell’ECA: alcuni elementi chiave

 I tre pilastri della governance dell’ECA sono il Board, l’Assemblea Generale e il Comitato Esecutivo. In questa analisi ci si soffermerà sul Board e, in parte, sull’Assemblea Generale – perché il loro funzionamento è cruciale nel contesto del dibattito ECA-UEC (il Comitato Esecutivo è stato creato dall’ECA nel 2023 ed è composto da un gruppo ristretto di membri del Board, con autorità delegata dal Board ad assumere decisioni in forma più agile; su alcune materie, tuttavia, il potere decisionale è riservato esclusivamente al Board).

 Il Board dell’ECA ha poteri chiave nei meccanismi decisionali e nella gestione dell’associazione; i suoi 26 membri devono provenire da membri ordinari dell’ECA e da Club diversi. I membri del Board restano in carica per un ciclo ECA. Dei 26 posti, 12 sono assegnati ai Club delle federazioni ai primi 6 posti (“Subdivision 1” dell’ECA) del ranking UEFA dei coefficienti per Club maschili per paese: il Chair dell’ECA viene eletto dal Board tra questi 12 membri. Dodici posti sono poi attribuiti complessivamente ai Club delle federazioni che si collocano nelle posizioni successive del ranking – sei, quattro e due posti, rispettivamente, per le “Subdivisions” 2, 3 e 4. I 24 membri ordinari provenienti dalle quattro Subdivisions hanno pieni diritti di voto. In aggiunta, 2 membri del Board sono eletti in rappresentanza dei Club femminili, con diritto di voto solo per le decisioni che riguardino esclusivamente una tematica legata al calcio femminile, tematiche relative allo sviluppo dell’ECA come organizzazione ed ogni eventuale altro tema individuato di volta in volta dal Board. Dei 26 membri del Board, 19 sono eletti dall’Assemblea Generale (inclusi i due membri rappresentanti dei Club femminili); 2 membri sono eletti dal Board stesso, tra i propri membri, come rappresentanti ECA presso il Comitato Esecutivo dell’UEFA; e, infine, 5 membri del Board sono nominati dal Board stesso, tra i propri membri, come rappresentanti ECA presso il Board of Administration dell’UEFA Club Competitions SA (UCC SA), joint venture di UEFA e ECA che si occupa delle questioni di business legate alle competizioni europee per Club (marketing, operazioni commerciali, finanza, etc.).

In aggiunta, possono partecipare al Board dell’ECA con funzioni di osservatori, senza diritto di voto, fino ad un massimo di ulteriori 11 rappresentanti/membri. Ciascuna Subdivision elegge, tra i propri membri ordinari e associati, un rappresentante (per un totale di quattro) che può partecipare come osservatore alle riunioni del Board, con la possibilità di partecipare alle discussioni e con accesso ai documenti delle riunioni, ma senza diritto di voto. Inoltre, il Board può nominare fino a 3 membri indipendenti (tra cui almeno una donna), che possono partecipare alle riunioni come osservatori e accedere ai documenti, ma senza diritto di voto (come i rappresentanti delle Subdivision). Infine, qualora tra i partecipanti di una Subdivision al Board non sia già presente una donna, che possa essere indicata come “Diversity Champion”, i membri del Board di quella Subdivision devono nominarne una, da un Club di quella Subdivision, che partecipi alle riunioni del Board con veste di osservatore e in qualità di “Diversity Champion” per quella Subdivision.

In totale, il numero complessivo di membri/rappresentanti nel Board può raggiungere 37, con differenze in termini di diritti di voto e funzioni. Di questi 37 membri/rappresentanti, 24 hanno diritti di voto pieni, 2 (i membri espressione dei Club femminili) hanno diritti di voto parziali, e 11 hanno funzioni di osservatori, senza diritto di voto (i membri/rappresentanti sono attualmente 36, perché al momento sono presenti solo due membri indipendenti). In aggiunta, il CEO dell’ECA, che viene nominato dal Board, partecipa alle riunioni del Board senza diritto di voto.

Il Board ha un’ampia gamma di poteri e adotta le sue decisioni a maggioranza semplice, ad eccezione delle decisioni su tre materie, che richiedono una maggioranza dei due terzi.  Queste materie sono: i) il formato delle competizioni UEFA per Club; ii) le liste di accesso alle competizioni UEFA per Club (che determinano la fase in cui ciascun Club qualificato entra in una competizione), e iii) la distribuzione dei ricavi legati alle competizioni UEFA per Club. Si noti che i dodici membri provenienti dalla Subdivision 1 non possono in linea di principio (se tutti i membri del Board con pieni di diritti di voto partecipano ad una riunione) adottare decisioni da soli, né a maggioranza semplice né a maggioranza qualificata, ma insieme con i sei membri provenienti dalla Subdivision 2 possono avere la maggioranza, sia semplice che dei due terzi. Inoltre, i membri del Board della Subdivision 1 potrebbero adottare decisioni da soli qualora si verificasse una partecipazione ridotta e non piena dei membri del Board con pieni diritti di voto (per esempio, se ci sono 23 membri votanti, i 12 membri della Subdivision 1 avrebbero la maggioranza semplice). Infine, il Chair dell’ECA (che deve provenire dalla Subdivision 1) ha il voto decisivo in caso di parità.

I diritti e le funzioni dei membri ordinari e dei membri associati sono indicati dettagliatamente nello statuto dell’ECA, rispettivamente negli articoli 5 e 7. A differenza dei membri ordinari, i membri associati, pur partecipando all’Assemblea Generale come osservatori e avendo accesso a informazioni e documenti, non hanno diritto di voto in assemblea, con l’unica eccezione del diritto di eleggere ed essere eletti come rappresentanti delle Subdivisions presso il Board (senza diritto di voto). I membri network hanno l’opportunità di usufruire di una serie di servizi grazie alla rete ECA, ma non hanno diritto di voto, non sono rappresentati nel Board e non partecipano né alle riunioni del Board né a quelle dell’Assemblea Generale. Dunque, circa 320 Club hanno la possibilità di accedere al Board dell’ECA, ma solo i 137 membri ordinari hanno ad oggi pieni di diritti di voto nel Board (come anche nell’Assemblea Generale). Questo è il quadro attuale, in base alle regole vigenti dell’ECA – destinato però a cambiare a breve, come si dirà più in dettaglio in seguito.

Alcune tematiche chiave nel dibattito ECA-UEC

ECA e UEC esprimono posizioni diverse su una serie di temi, ma può essere utile concentrarsi su tre argomenti in particolare: 1) la rappresentanza e i diritti di voto dei Club; 2) i rapporti di forza economico-finanziaria tra grandi e piccoli Club, e i contributi di solidarietà; 3) i criteri per l’allocazione delle risorse finanziarie provenienti dalle competizioni per Club della UEFA. Questi tre temi non rappresentano una lista esaustiva degli argomenti su cui ECA e UEC hanno posizioni diverse, ma possono essere ritenuti particolarmente significativi e rappresentativi, perché toccano elementi cruciali.

Rappresentanza e diritti di voto dei Club

La questione della rappresentanza dei Club e dei diritti voto è particolarmente controversa, specialmente dalla prospettiva dell’UEC, e questo è stato forse fino a oggi il tema più divisivo. L’attribuzione dei pieni diritti di voto, nelle attuali regole ECA, ai soli membri ordinari – e quindi, di fatto, ai top Club delle prime divisioni, e inoltre con un peso maggiore per i Club delle federazioni più in alto nel ranking – è stato finora uno degli aspetti maggiormente criticati dall’UEC: quest’ultima ritiene che la governance e i meccanismi di funzionamento dell’ECA causino un’eccessiva concentrazione di potere presso pochi grandi Club, senza offrire adeguata rappresentanza agli altri Club.

La UEC segue un modello diverso da quello attuale dell’ECA. Il suo obiettivo è quello di offrire rappresentanza a quei Club europei (quasi un migliaio ad oggi) che non fanno parte in nessuna forma del circuito ECA, ma anche a quei Club che ne fanno parte senza però disporre dei diritti dei membri ordinari (cioè i membri associati e network dell’ECA, ad oggi oltre 460 Club in totale). In quest’ottica, l’approccio dell’UEC è quello di garantire a ciascun membro pieni diritti di voto e di partecipazione – in base al principio “un Club un voto” – senza distinzione tra Club, senza il ricorso a diverse categorie di membri e con la possibilità per tutti i membri di essere parte di tutti gli organi dell’UEC, incluso l’Executive Board. Il numero di oltre 130 membri dell’UEC è largamente inferiore a quello dei 600 membri dell’ECA, ma se si considerano solo i membri con pieno diritto di voto le due associazioni hanno ad oggi un numero di membri comparabile.

L’ECA ha una posizione diversa su questa materia. L’ECA non si considera assolutamente come l’associazione dei grandi Club. Il suo Chair, Nasser Al-Khelaïfi, ha ripetutamente sottolineato come l’ECA sia un’organizzazione dinamica, democratica, rappresentativa e inclusiva, che dà voce ai molti e non ai pochi, con l’obiettivo di tutelare l’intera piramide del calcio, non solo gli “élite Clubs”. Nella sua comunicazione pubblica l’ECA tende a valorizzare il significativo allargamento della sua compagine, in particolare nell’ultimo anno – enfatizzando la serie di opportunità e servizi offerti dall’ECA a tutti i suoi membri, anche quelli associati e a quelli parte del network. Inoltre – e questo è un punto centrale – le sue norme di funzionamento si basano sostanzialmente sul concetto che i membri con maggiori interessi diretti per le competizioni europee, in virtù della loro regolare partecipazione a queste coppe, debbano avere una maggior rappresentanza e un maggior peso nei meccanismi decisionali. In quest’ottica, la suddivisione dei membri nelle diverse categorie può, secondo l’ECA, risultare maggiormente efficace nel tutelare gli interessi di questi Club e al contempo offrire benefici anche ai membri associati e ai membri network, pur tenendo conto della loro diversa, cioè meno frequente oppure assente, esposizione alle competizioni europee.

La situazione fin qui descritta in materia di tipologia di membri dell’ECA, rappresentanza e diritti di voto potrebbe però cambiare a breve. L’ECA ha avviato da alcuni anni un processo di riforme interne, di cui un primo risultato è stato la modifica dello statuto nel 2023, che ha incluso, tra gli altri elementi, l’apertura del Board ai membri associati, ai membri indipendenti, ai membri rappresentanti di Club femminili e alla rappresentanza femminile per le Subdivisions (“Diversity Champions”). Tuttavia, il processo di riforma non è terminato, ed anzi l’ECA sta progettando un’evoluzione nella struttura dei suoi membri che condurrà ad una trasformazione dal modello attuale con tre tipologie di membri ad un nuovo modello più ampio e più inclusivo che sarà denominato “Membership for All”. Questo nuovo modello dovrebbe consentire a tutti i Club, a prescindere dalla loro dimensione o dal loro fatturato, di essere membri dell’ECA e di poter partecipare al processo decisionale. Inoltre, il nuovo modello dovrebbe consentire ai Club che sono attualmente membri del network di avere rappresentanza e voce nel Board. Il processo di riforma, mirato a rafforzare democrazia, partecipazione e inclusione nell’associazione, richiederà ulteriori modifiche allo statuto dell’ECA, che dovrebbero essere presentate per approvazione all’Assemblea Generale nel corso del 2024.

I dettagli di questa riforma dell’ECA saranno naturalmente cruciali per valutarne impatto e implicazioni. In particolare, un’eventuale adozione del principio “un Club un voto” ed eventuali modifiche nei meccanismi che regolano l’accesso agli organi decisionali potrebbero cambiare la dinamica del dibattito su ECA e UEC sul tema della rappresentanza.

I rapporti di forza economico-finanziaria e i contributi di solidarietà

Un secondo tema cruciale è quello della distribuzione delle risorse: in questo ambito l’UEC si propone di porre rimedio allo squilibrio economico-finanziario che attualmente, secondo la UEC, danneggia i Club medio-piccoli rispetto ai grandi Club. L’attuale divario tra i grandi Club e gli altri Club è considerato dalla UEC in buona misura – anche se non esclusivamente – come un prodotto di meccanismi di distribuzione delle risorse UEFA, che finiscono per favorire in misura sproporzionata i grandi Club, creando distorsioni competitive anche nei campionati nazionali. In aggiunta, si possono creare distorsioni competitive anche nel caso di Club medio-piccoli che partecipano a campionati nazionali con dimensione economica relativamente contenuta e che ricevano dalle risorse UEFA un beneficio molto significativo in rapporto alla loro forza economica. Tale beneficio può produrre un divario con gli altri Club dello stesso campionato domestico, causando distorsioni competitive difficilmente colmabili dagli altri Club. Le distorsioni competitive sui campionati nazionali sono un tema particolarmente rilevante per l’UEC, che si prefigge, tra gli altri obiettivi, di tutelare la forza delle competizioni nazionali al fianco di quelle europee – e quindi di evitare che le prime possano essere in qualche modo danneggiate dalle seconde.

La significativa differenza nella forza economica aggregata dei Club dell’UEC e dell’ECA può naturalmente aiutare a capire meglio le diverse posizioni di ECA e UEC su questa materia. Il peso economico-finanziario dei Club membri dell’ECA è molto maggiore di quello dei membri dell’UEC, perché i grandi Club sono membri dell’ECA – e questi Club hanno tipicamente un fatturato di diverse centinaia di milioni di euro. Considerando i Club che sono presenti nell’Executive Board ad interim dell’UEC, nessuno di questi Club ha un fatturato che raggiunge i € 100 milioni, e quello con i ricavi maggiori, in base agli ultimi dati disponibili, è l’Osasuna, con circa € 71 milioni, seguito dall’Union Saint-Gilloise con circa € 41 milioni; il fatturato degli altri Club presenti nell’Executive Board ad interim è generalmente inferiore ai € 10 milioni. Un confronto pienamente rappresentativo potrà naturalmente essere condotto una volta che la lista completa dei membri UEC sarà resa pubblica, ma è già chiaro come la forza economica-finanziaria sia diversa e come, dunque, gli incentivi e gli interessi in gioco in termini di distribuzione delle risorse siano strutturalmente differenti.

Un argomento a favore dei grandi Club, che partecipano regolarmente alle coppe europee e in particolare alla Champions League, è che sono proprio questi Club a generare le risorse finanziarie che poi la UEFA distribuisce. Dal punto di vista di questi Club, dunque, è corretto che le risorse generate siano largamente redistribuite a questo gruppo di Club, pur lasciando a disposizione una quota per gli altri Club. Tale quota rappresenta i cosiddetti “contributi di solidarietà”, che vengono distribuiti dalla UEFA ai Club che non hanno partecipato alle coppe europee – o che non hanno raggiunto la fase a gironi, essendo stati eliminati nei precedenti turni eliminatori.

A tal proposito, è importante ricordare che nel 2023 la UEFA ha deciso di incrementare la quota dei contributi di solidarietà per il prossimo ciclo delle sue competizioni per Club (2024-2027), aumentandola dal 7% al 10% dei ricavi previsti. Di questo 10%, il 7% (€ 308 milioni, in base alle stime) sarà distribuito ai Club che non hanno partecipato neanche ai turni eliminatori delle competizioni UEFA, rispetto al 4% (sul totale di 7%) del ciclo precedente; il 3% (€ 132 milioni, in base alle stime) continuerà ad essere distribuito ai Club eliminati nei turni preliminari. L’incremento della percentuale di distribuzione – complessiva e per i Club non partecipanti – accompagnato dalla previsione di maggiori ricavi generati dalle competizioni UEFA per Club, anche grazie ai nuovi formati a partire dalla stagione 2024/2025, dovrebbe produrre un aumento dei contributi di solidarietà di circa il 70% per la stagione 2024/2025 rispetto alla stagione 2023/2024 (da circa € 274 milioni a circa € 465 milioni, che includono anche € 22 milioni per la Women Champions League e € 3 milioni per la Youth League). L’aumento dei contributi di solidarietà è stato caldeggiato e ha ricevuto un largo consenso dai diversi stakeholders interessati – non solo l’ECA e l’UEC ma anche European Leagues, l’associazione delle leghe in Europa.

Tutto risolto, dunque? La risposta è negativa, proprio in virtù dei differenti incentivi di ECA e UEC menzionati sopra e legati alla diversa forza finanziaria dei Club che rappresentano. L’ECA ha accolto in maniera estremamente positiva l’aumento dei contributi di solidarietà, che è stato presentato come parte integrante dell’accordo tra UEFA e ECA sul rinnovo del Memorandum of Understanding. Nel suo comunicato, l’ECA ha sottolineato che si tratta di un incremento senza precedenti che porterà benefici ai Club nei campionati nazionali, e che questo meccanismo rappresenta l’unico schema esistente di redistribuzione per Club a livello paneuropeo. Anche l’UEC, che ha tra i suoi obiettivi la tutela del principio di solidarietà come elemento cruciale per uno sviluppo bilanciato del sistema calcio, ha accolto positivamente questa novità. Tuttavia, l’UEC considera questo miglioramento nei contributi di solidarietà come un elemento necessario ma non sufficiente per risolvere strutturalmente il problema degli squilibri economico-finanziari tra Club, di cui la distribuzione delle risorse UEFA rappresenta solo una componente (certamente importante). La logica dell’UEC è, in buona sostanza, che i grandi Club non potrebbero essere tali se non potessero confrontarsi con i Club più piccoli, e che questa circostanza non si rifletterebbe nel sistema attuale, il quale non garantirebbe il necessario equilibrio economico-finanziario tra i grandi Club e gli altri. Al contrario, secondo la UEC il rischio è quello di un ulteriore progressivo allargamento del divario – una dinamica non in linea con un obiettivo chiave della UEC, la promozione dell’equilibrio competitivo.

I criteri per la distribuzione dei ricavi UEFA delle competizioni per Club

I criteri per l’allocazione delle risorse UEFA ai Club partecipanti alle coppe europee sono un altro tema complesso e controverso, sui quali ECA e UEC hanno di fatto preferenze diverse. La UEC ritiene che i meccanismi di distribuzione delle risorse UEFA in vigore fino ad oggi abbiano favorito in misura sproporzionata i Club con maggiore storia calcistica e successi passati, e con mercati televisivi più forti. Questo accadrebbe perché, secondo la UEC, i criteri includerebbero, e con un peso sproporzionato, proprio questi due elementi (il criterio del coefficiente e il criterio del market pool), a discapito del merito sportivo, che è solo uno dei vari componenti nella metodologia. La UEC ha evidenziato, anche in un evento organizzato a Bruxelles lo scorso ottobre, come i criteri finora utilizzati avrebbero favorito un progressivo aumento di concentrazione di risorse finanziarie distribuite ai Club europei più grandi. Peraltro, come menzionato, sempre secondo la UEC la distribuzione delle risorse UEFA è solo una delle componenti, seppur importante, che ha provocato un divario crescente tra la forza economica dei grandi Club e degli altri Club – tuttavia, questo elemento può produrre un impatto distorsivo ulteriore anche su altre variabili di interesse, laddove contribuisca ad un’eccessiva polarizzazione degli altri ricavi (per esempio quelli commerciali e quelli legati alle sponsorizzazioni). Tutti questi effetti possono cumularsi nel tempo creando un divario di fatto incolmabile.

Le recenti decisioni della UEFA sembrano avere tenuto conto, almeno parzialmente, di queste argomentazioni. Per il prossimo ciclo, 2024-2027, per la Champions League e per l’Europa League il peso della componente di distribuzione delle risorse in parti uguali aumenterà dal 25% al 27.5%, mentre quello della componente sportiva aumenterà dal 30% al 37.5%. Un nuovo indicatore di valore (value pillar) sostituirà il coefficiente e l’indicatore del market pool, e il suo peso sarà del 35%, inferiore al 45% aggregato di coefficiente e market pool (per la Conference League non ci saranno modifiche in termini di pesi complessivi, con un 40% per l’allocazione in parti uguali, 40% per il merito sportivo, e 20% per il Value Pillar). L’ECA ha espresso soddisfazione per l’introduzione della nuova metodologia, che aveva anche promosso e sostenuto e che, come l’aumento dei contributi di solidarietà, ha fatto parte dell’accordo con la UEFA in occasione del rinnovo del Memorandum of Understanding. Se da un lato questa misura va anche nella direzione auspicata dalla UEC, i nuovi criteri sono probabilmente ancora lontani dalla soluzione ideale della UEC, che verosimilmente auspicherebbe ulteriori e ancora più significative riduzioni del peso del value pillar a favore della componente della performance/merito sportivo – sempre nell’ottica di ridurre gli squilibri economico-finanziari tra grandi Club e Club medio-piccoli.

La “battaglia “per i membri

Le profonde divergenze tra ECA e UEC si sono manifestate anche in una battaglia serrata per attirare membri. Da un lato, la UEC è riuscita, in un lasso di tempo relativamente breve, a raccogliere un numero significativo di membri, pur non essendo stata riconosciuta formalmente some stakeholder dalla UEFA. Dall’altro lato, il recente, rapidissimo incremento dei membri dell’ECA – in particolare dei membri network – ha condotto ad una massiccia espansione del circuito ECA. Lo scontro tra ECA e UEC si è manifestato anche nel divieto per i membri ECA di aderire all’UEC, pena l’esclusione dall’ECA in base alle sue regole (questo caso ha riguardato l’Union Saint-Gilloise): l’articolo 8 dello statuto proibisce la partecipazione dei membri dell’ECA ad un’altra associazione o organizzazione di cui facciano parte Club provenienti da più di una federazione UEFA (a meno che tale associazione non sia riconosciuta dall’ECA, nonché dalla FIFA e/o dalla rispettiva confederazione).

Un nodo cruciale è se possano o debbano coesistere più associazioni che rappresentino i Club e ne tutelino gli interessi a livello europeo, o se invece sia preferibile averne solo una. L’ECA ritiene che la rappresentanza dei Club debba essere unica: il ragionamento è che avere più enti che si propongano di tutelare gli interessi dei Club presso gli interlocutori rilevanti potrebbe finire per indebolire i Club stessi, che non riuscirebbero a parlare con un’unica voce. A tal proposito, è utile ricordare che il Memorandum of Understanding tra ECA e UEFA, rinnovato nel settembre 2023 e con validità fino a luglio 2030, indica l’ECA come unico organismo riconosciuto dall’UEFA come rappresentante degli interessi dei Club europei (lo stesso riconoscimento è parte dell’accordo sul Memorandum of Understanding tra ECA e FIFA). L’UEC, che mira ad ottenere il riconoscimento formale dalla UEFA, ha una prospettiva diversa, fondata sulla diversa natura dei Club: di fatto, la UEC punta soprattutto ai Club medio-piccoli, considerando l’ECA come l’associazione rappresentante dei grandi Club. Dal punto di vista della UEC, quindi, avere due diverse associazioni che coesistano non sarebbe dannoso ma, al contrario, necessario e utile: questo non indebolirebbe la posizione dei Club, ma li rafforzerebbe, perché ciascuna delle due associazioni sarebbe meglio in grado di tutelare gli interessi dei propri membri tenendo conto delle loro diverse specificità.

Uno sguardo al futuro

Resta da capire come finirà la “battaglia” per i membri. Bisognerà vedere se, in una fase di forte espansione dell’ECA, l’UEC riuscirà ad esercitare una simile forza di attrazione di nuovi Club, e se ci saranno altri casi di membri dell’ECA disposti a rischiare di perdere il loro ruolo nell’ECA per poter aderire al progetto UEC. Oltre all’aspetto puramente numerico, sarà anche interessante confrontare la composizione geografica dei membri delle due associazioni (una volta che la lista dei membri dell’UEC sarà resa pubblica).

La Superlega ha dato occasione a ECA e UEC di avere una posizione sostanzialmente analoga su uno dei grandi temi, dato che entrambe hanno una posizione contraria a questo progetto. Gli sviluppi futuri ci diranno se ci potranno essere altri grandi temi, europei o globali, sui quali gli interessi delle due associazioni – e dei loro membri – potranno convergere, parzialmente o interamente.

Da ultimo, ma certo non per importanza, i dettagli della prossima riforma interna dell’ECA, in particolare in materia di rappresentanza e diritti di voto dei Club, saranno cruciali per valutare se, o in che misura, le differenze attuali tra ECA e UEC su questi temi permarranno.