Nuova Champions, come cambia la ripartizione dei ricavi da diritti tv

Come cambierà la distribuzione dei ricavi da diritti tv della UEFA nella prossima stagione e cosa cambia con la presenza di cinque italiane.

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(Foto: MARCO BERTORELLO/AFP via Getty Images)

A partire dalla prossima stagione la Champions League, la competizione calcistica per club più importante a livello continentale, sarà oggetto di una vera e propria rivoluzione. La UEFA ha deciso di stravolgere il format della competizione – che passerà ad un girone unico, con la partecipazione di 36 squadre –, con l’obiettivo di creare un torneo più appetibile e di monetizzarlo di conseguenza.

Obiettivo in parte raggiunto, dal momento in cui saranno quasi 2,5 i miliardi di euro distribuiti ai club nella prossima edizione, contro i 2 miliardi del 2023/24. A cambiare sarà anche la modalità di distribuzione dei premi, che punterà di più sui risultati sportivi, accorpando gli storici “market pool” e “ranking storico” in un unico e nuovo pilastro denominato “value”, del valore di 853 milioni di euro.

In pratica, una parte delle risorse continuerà a essere distribuita sulla base del valore del mercato dei diritti televisivi di ogni Paese, ma con un meccanismo complesso di ranking che faranno media e che terranno conto sia dell’aspetto economico (i soldi effettivamente spesi dalle emittenti per ciascun Paese) sia dei risultati acquisiti sul campo dai club negli ultimi cinque e dieci anni.

Ricavi diritti tv nuova Champions – La distribuzione delle risorse

Ma come saranno distribuite queste risorse? E soprattutto cosa cambierebbe per l’Italia qualora le squadre nella prossima Champions League dovessero essere più di quattro? Va ricordato innanzitutto che il pilastro “value” comprende due parti: parte europea e parte non europea. Gli importi assegnati alle due parti saranno proporzionali all’esito effettivo delle vendite dei diritti televisivi per quella competizione nei mercati UEFA (parte europea) e in tutti gli altri mercati (parte non europea).

Il rapporto tra la parte europea e quella non europea sarà basato sui contratti conclusi con i mercati televisivi per l’intero ciclo entro il 1° luglio 2024. Ad esempio, se in Champions League il valore di tutti i diritti televisivi a livello europeo sarà pari al 75% dei ricavi complessivi dei diritti televisivi, il pilastro “value” per la competizione sarà diviso in 75% per la parte europea e 25% per la parte non europea.

Ricavi diritti tv Champions League – La parte europea

Per quanto riguarda la “parte europea”, per decidere la somma da distribuire, i Paesi dei club partecipanti saranno classificati sulla base di un ranking medio che emergerà da due differenti classifiche:

  1. Una graduatoria dei club stilata in base al contributo dei broadcaster del loro Paese al ricavato totale a livello televisivo per l’intero ciclo della competizione;
  2. Una graduatoria basata sul classico ranking UEFA, legato ai risultati sportivi negli ultimi cinque anni.

Partendo dalla prima graduatoria, se il Paese classificato al primo posto per valore del mercato televisivo porta quattro club nella competizione, i club di quel Paese saranno classificati dal primo al quarto posto nel ranking. Le posizioni di questi quattro club dal primo al quarto saranno basate sulla loro partecipazione alla fase a gironi delle competizioni per club UEFA nelle cinque stagioni precedenti (3 punti per una stagione in Champions, 2 punti per una stagione in Europa League, 1 punto per una stagione in Conference).

Se il Paese classificato al secondo posto per valore del mercato televisivo della Champions League porta invece tre club nella competizione, i club di quel Paese saranno classificati dal quinto al settimo posto nel ranking, e così via. Lo stesso procedimento verrà applicato a tutti i Paesi con club partecipanti fino alla 36esima posizione, l’ultima.

Considerando il market pool complessivo della passata stagione e avendo verificato – sulla base delle indiscrezioni di stampa – un sostanziale mantenimento dello status quo anche per il ciclo 2024-2027, Calcio e Finanza ha simulato questa classifica, posizionando il mercato italiano dei diritti tv al quinto posto per valore dietro a Francia, Inghilterra, Spagna e Germania. Se la stagione finisse oggi, il ranking reciterebbe:

Francia

  1. PSG
  2. Monaco
  3. Brest

Inghilterra

  1. Manchester City
  2. Liverpool
  3. Arsenal
  4. Tottenham
  5. Aston Villa

Spagna

  1. Real Madrid
  2. Barcellona
  3. Atletico Madrid
  4. Girona

Germania

  1. Bayern Monaco
  2. Lipsia
  3. Bayer Leverkusen
  4. Stoccarda

Italia

  1. Inter
  2. Juventus
  3. Milan
  4. Roma
  5. Bologna

Il secondo ranking si basa invece sui risultati ottenuti nelle coppe negli ultimi cinque anni, e anche in questo caso i club vengono posizionati dal 1° al 36° posto. A questo punto, il ranking definitivo per la “parte europea” è determinato dalla media delle posizioni di ciascun club nelle due classifiche (più bassa è la media, più alta è la posizione in classifica). Per fare un esempio esempio, il club classificato al quarto posto nel ranking sul valore del mercato televisivo e al sesto posto nel ranking quinquennale UEFA, avrebbe una media di cinque punti nel ranking definitivo e sarebbe classificato di conseguenza.

L’importo totale disponibile per la parte europea del pilastro “value” è diviso in 666 quote (1+2+3+…+35+36). La squadra ultima in classifica riceve una sola quota (ad esempio 960mila euro se la parte europea fosse effettivamente il 75% del totale dei diritti tv). Una quota viene aggiunta a ogni posizione, con la squadra meglio classificata che ne riceve 36.

Ricavi diritti tv Champions League – La parte non europea

Più semplice invece la ripartizione per la “parte non europea”, che sarà distribuita in in base al ranking storico/decennale dei 36 club partecipanti. Questa classifica non includerà punti bonus per i titoli nelle passate competizioni per club UEFA (come applicato invece nel ciclo 2021-2024).

 

L’importo totale disponibile per la parte non europea del pilastro “value” sarà diviso a sua volta sempre in 666 quote (1+2+3+…+35+36). La squadra classificata più in basso riceverà una quota (ad esempio 320mila euro se la parte non europea rappresenterà il 25% dei ricavi complessivi). Una quota viene aggiunta a ogni posizione, con la squadra meglio classificata che riceve 36 quote.

Ricavi diritti tv Champions League – Cosa cambia con cinque italiane

Ciò detto, come cambieranno i ricavi delle italiane con più o meno squadre partecipanti (in attesa che il ranking stagionale ci sorrida ufficialmente)? Fino a questa stagione, una squadra aggiuntiva avrebbe eroso parte della quota market pool da distribuire tra i club, perché la somma assegnata all’Italia (34 milioni di euro circa per ogni stagione) sarebbe stata ripartita tra cinque società, anziché quattro.

A partire dal prossimo anno, non vi sarà invece una somma predeterminata da spartire. L’eventuale presenza di un quinto club italiano in Champions League andrà a discapito di una società estera. L’unico fattore che andrà ad incidere sul livello dei ricavi sarà la qualificazione o meno di alcuni club per la fase a girone unico.

Data per certa la presenza di Inter (già matematica), Milan e Juventus, la partecipazione della Roma – che a livello di ranking medio nella “parte europea” occupa il secondo posto tra i club italiani, sulla base dei calcoli di Calcio e Finanza – sottrarrebbe una parte di risorse a rossoneri e bianconeri (nell’ordine di un milione di euro circa ciascuno, secondo le stime), al contrario invece di Atalanta e Bologna, che per storia europea recente sarebbero posizionate alle spalle delle due big da questo punto di vista.