Le multiproprietà protagoniste nelle coppe: coinvolti 10 club su 24 ai quarti

L’esempio più importante è rappresentato dal Manchester City, gioiello del City Football Group che gestisce in tutto ben 13 club sparsi per il mondo, compreso il Palermo in Italia.

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(Foto: Eddie Keogh/Getty Images)

Le coppe europee entrano nel vivo con i quarti di finale e con le ultime 24 squadre che si giocano Champions, Europa League e Conference. Di questi club alla caccia di un trofeo internazionale, ben 10 hanno tutti una caratteristica in comune: fanno parte di una multiproprietà o condividono un socio di minoranza con altre società.

Come riporta l’edizione odierna del La Stampa, infatti, a partire dal Manchester City, manifesto della multiproprietà visto che appartiene al City Football Group che ha il controllo di ben 13 club (incluso il Palermo), queste coppe europee possono definirsi il successo di un nuovo modello. Un sistema consentito dalla regole UEFA, ma che viene comunque disciplinato dall’articolo 5 sull’integrità delle competizioni. Lo stesso dicasi per la FIGC, che le ha proibite a partire dalla stagione 2028/29. Anche se c’è in corso un crescente scontro fra club e Federcalcio sul tema in questo momento.

Di seguito, i dieci club che condividono la proprietà o un socio di minoranza con altre società calcistiche, e che sono rimasti in gioco nelle coppe europee:

CHAMPIONS LEAGUE

  • Arsenal (Kroenke Sports & Entertainment)
  • Atletico Madrid (Ares Management)
  • Manchester City (City Football Group)
  • PSG (Arctos Partners)

EUROPA LEAGUE

  • Atalanta (Arctos Partners)
  • Liverpool (Fenway Sports Group)
  • Milan (RedBird)
  • West Ham (Daniel Kretínsky)

CONFERENCE LEAGUE

  • Aston Villa (V Sports)
  • Olympiakos (Evangelos Marinakis)

In ambito europeo, proprio la sempre più probabile partecipazione simultanea di Manchester City e Girona (un altro club del CFG) suscita della preoccupazione, neanche tanto velata, per i vertici UEFA. Infatti, il regolamento per la partecipazione a una competizione europea (dall’anno prossimo non ci sarà più la “retrocessione” da un torneo all’altro e quindi sarà eliminato il concetto di contiguità delle competizioni) impone che nessun club abbia la stessa proprietà, o comunque una quota rilevante, in comune con un altro. Anche se negli anni situazioni analoghe sono state risolte con la dimostrazione di indipendenza tra le società. Un esempio emblematico è la Red Bull con Lipsia e Salisburgo, ma anche il fondo statunitense Elliott con Lille e Milan.

Con la nuova formula delle coppe europee a girone unico, la possibilità che due club che condividono la stessa proprietà si fa elevata. Anche se come detto, la UEFA ha dato il via libera alla multiproprietà nelle proprie competizione chiamando i club a dimostrare come le diverse governance siano totalmente indipendenti. L’ultimo caso ha riguardato sempre il Milan, passato al fondo statunitense  RedBird, che controlla anche il Tolosa. Per dimostrare l’assoluta autonomia delle due governance, Gerry Cardinale, proprietario del fondo a stelle e strisce, ha dovuto dimettersi dal CdA del club francese, insieme ad altri esponenti, che avevano un ruolo anche all’interno del club rossonero.

Ma i casi, come detto, di incroci diretti fra club che condividono la stesso proprietà, ma anche un solo socio di minoranza, sono destinati ad aumentare. Un altro esempio arriva dalla Europa League di quest’anno e coinvolge Atalanta e Liverpool. Infatti la maggioranza del club bergamasco è controllata dagli statunitensi di Arctors Partners. Quest’ultimi, oltre ad avere una quota di minoranza del Paris Saint-Germain, hanno quote anche nel Fenway Sports Group, azionista di maggioranza del Liverpool che ha appena dichiarato di voler espandere la propria rete: potrebbe cominciare rilevando il Tolosa da RedBird, che dal 2021 possiede l‘11% della stessa Fenway Sports.

Ma non è finita qui. Nell’Atletico Madrid sono entrati i fondi Quantum Pacific e Ares Management, con quest’ultimo che ha interessi anche in Chelsea e Strasburgo. Chiusura curiosa dedicata alla Roma, di proprietà della famiglia Friedkin. Gli statunitensi, circa un anno fa, hanno rilevato anche il Cannes in Francia, club che milita tuttavia nella quarta divisione del Paese.