È bastata un’agenzia Bloomberg perché il mondo della finanza a New York si agitasse per valutare la credibilità di una notizia che in Italia aveva già fatto scalpore: possibile che Paul Singer, fondatore di Elliott, uno dei maggiori fondi hedge americani, 50 miliardi in gestione, avesse mentito alle autorità italiane e magari pure a quelle europee che supervisionano il calcio, organizzando una vendita fittizia del Milan a Redbird Capital Partners di Gerry Cardinale?
Una domanda alla quale ha provato a rispondere Mario Platero, giornalista italiano che da sempre vive a New York, in un articolo per l’edizione online de La Repubblica. «C’è’ qualcosa che non quadra», le parole di un rispettato finanziere a New York. «Se le autorità non dimostreranno di avere la pistola fumante, ne va di mezzo la credibilità dell’Italia nell’attirare investimenti esteri. L’invasione della Guardia di Finanza per sequestrare documenti in un’azienda che resta privata non dà molta sicurezza».
E un altro ancora: «Prima la minaccia di tassare gli eccessi nei profitti bancari, come se quei profitti non sostenessero fondi pensione e dunque i cittadini, poi modifiche mai sentite a vantaggio degli azionisti di minoranza. Poi le difficoltà di KKR con il suo investimento in comunicazione e infine oggi questo attacco a due fondi che godono di prestigio».
La sostanza delle reazioni è che troppe vicende italiane presentano ancora margini di rischi e di opacità sul piano delle regole, delle intrusioni delle autorità, che rischiano di rendere l’investimento troppo pericoloso sotto molti punti di vista, inclusi quello del business e reputazionale. Si crea così una contraddizione: da una parte il nostro governo fa di tutto per promuovere investimenti diretti del capitale internazionale privato in Italia, ma dall’altra c’è un contesto sistemico che scoraggia gli investitori con reazioni che danno la chiara impressione di uno scollamento da consolidate prassi finanziarie internazionali.
Non è chiaro che cosa stiano cercando gli inquirenti, ed è possibile che abbiamo documentazione riservata che comprovi i sospetti sulla “vendita mascherata”. Da quel che si è capito da informazioni trapelate attraverso fonti di stampa, i sospetti hanno a che fare con la strutturazione della vendita del Milan a Redbird e il vendor loan da 560 milioni di euro tra le parti.
Tuttavia, sottoscrivere un prestito al momento dell’acquisizione per un private equity è normale e consigliato per aumentare la leva sull’investimento e ottenere ritorni più elevati al momento della vendita. «Mi sembra una questione semantica e soggettiva – conclude un altro finanziere –. Sospettare che una proprietà permanga vuol dire confondere il ruolo del debito rispetto al capitale. E se Elliott ha già detto pubblicamente di aver venduto, dubito che menta esponendosi a guai ben più gravi».