Nella giornata di ieri è andata in scena l’udienza al TAR che ha visto protagonista Antonio Giraudo, ex dirigente della Juventus radiato a vita dal calcio dopo il caso Calciopoli che lo ha visto protagonista nell’estate 2026.
Come riporta l’edizione odierna di Tuttosport, per la sentenza ci vorranno dai 45 ai 60 giorni, con i legali di Giraudo che hanno espresso la loro soddisfazione appena terminata l’udienza di martedì pomeriggio. Giraudo ha fatto ricorso al TAR per scardinare i principi della Legge 280 del 17 ottobre 2003, che sancisce la specificità dello sport e della sua giustizia, rendendo inappellabili le sue sentenze. Portando il suo caso di radiazione, però, Giraudo o, meglio, i suoi legali hanno dimostrato come gli organi disciplinari di CONI e FIGC non siano “organi giurisdizionali” ai sensi dell’ordinamento europeo e che, quindi, non possano comminare sentenze che influiscano sui diritti del cittadino.
Nel dettaglio, la radiazione è un’esclusione a vita dal calcio professionistico, quindi lede il diritto fondamentale al lavoro. E, nello stesso tempo, è da considerarsi in contrasto con il principio generale della proporzionalità delle sanzioni. I legali di Giraudo, infine, hanno citato parte della sentenza della Corte di Giustizia Europea sul caso della Federazione Internazionale di Pattinaggio, nella quale la Curia si è espressa in modo chiaro sull’incompatibilità con l’ordinamento europeo di organi disciplinari (ovvero i tribunali sportivi), le cui decisioni non possano essere appellate presso la giustizia ordinaria, titolata a decidere dei diritti degli individui.
La tesi fornita dai legali di Giraudo, gli avvocati Amedeo Rosboch e Jean Louis Dupont, potrebbe portare a una potenzialmente rivoluzione per l’intera giustizia sportiva. L’Avvocato di Stato, che rappresentava la controparte, ha opposto tre obiezioni. La prima è che il caso in questione, dunque la radiazione di Giraudo e i suoi ricorsi presso la giustizia ordinaria, risultino ormai prescritti. La seconda è un difetto di giurisdizione: in sostanza, secondo l’Avvocato di Stato, Giraudo doveva rivolgersi a un giudice civile, cosa che lo stesso Giraudo ha peraltro fatto, senza avere soddisfazione. La terza, infine, è l’inammissibilità del ricorso, in quanto la Legge 280 è già passata al vaglio della Corte Costituzionale e, quindi, non deve temere alcuna incompatibilità con l’ordinamento europeo (ma la Corte di Giustizia Europea, che è superiore a tutte le corti europee, si è espressa dopo sul tema).
A questo punto, i giudici del TAR hanno davanti a loro tre strade. La prima: giudicare, effettivamente, inammissibile il ricorso. La seconda: rinviare tutto alla Corte di Giustizia Europea per un parere. E la terza: dare ragione a Giraudo sull’incompatibilità della Legge 280. Però, come detto, ci vorranno circa due mesi per la sentenza.