Dopo il colloquio richiesto dallo stesso Gabriele Gravina, le indagini presso la Procura di Roma vanno avanti. Questa volta consultando gli stessi documenti presentati agli inquirenti dal numero uno della FIGC.
Come riporta l’edizione odierna de La Gazzetta dello Sport, il procuratore capo di Roma Francesco Lo Voi, l’aggiunto Giuseppe Cascini e la pm Maria Calabretta hanno ricevuto, nel corso dell’interrogatorio di oltre un’ora di mercoledì in Procura, quelle che Fabio Viglione e Leo Mercurio, che difendono Gravina in questo procedimento, definiscono «decine e decine di pagine» di documentazione dettagliata, tra atti e bonifici, in cui «ogni movimento è accompagnato dalla sua tracciabilità», oltre a una memoria difensiva. Documenti che, secondo la difesa, dovrebbero allontanare qualsiasi ipotesi di reato dal numero uno della Federcalcio.
Tra questi, ci sarebbero le prove che i soldi per la famosa opzione sulla vendita sfumata di alcuni volumi di antichi di Gravina sarebbero stati interamente restituiti e anche quelle che dimostrerebbero che l’appartamento milanese acquistato per la figlia della compagna del presidente sarebbe stato «pagato con i suoi soldi» e con l’accensione di un mutuo. I pm ovviamente dovranno analizzare ora tutto il materiale prodotto e fare le loro indagini.
Verifiche necessarie per ricostruire che cosa sia successo, ascoltando con ogni probabilità le persone coinvolte, come il potenziale acquirente dei famosi libri, e incrociando i movimenti bancari. Un lavoro che nella giustizia ordinaria ha tempi piuttosto lunghi. E questo è un processo penale, con ipotesi di reato delicate. Ma dal lato di Gravina c’è la volontà di mettersi alle spalle questa vicenda, così da concentrarsi esclusivamente sugli ultimi mesi alla guida della Federcalcio, con l’obiettivo di portare a termine le riforme strutturali ed economiche-finanziarie del calcio italiano.
Tre mesi potrebbero essere il tempo minimo per chiudere le indagini, anche se non si può escludere che si possa arrivare a sei. A quel punto il pm chiederà al Gup (giudice dell’udienza preliminare) il rinvio a giudizio degli indagati, nell’elenco è presente solo Gravina al momento, per poi andare in tribunale oppure procedere con l’archiviazione. Senza dimenticare la questione della competenza territoriale, visto che l’appartamento finito sotto la lente di ingrandimento si trova a Milano, l’indagine potrebbe passare proprio alla Procura del capoluogo lombardo, ma non è da escludere l’ipotesi Firenze, sede della Lega Pro, da dove nasce la situazione che vede Gravina indagato per presunto autoriciclaggio e appropriazione indebita. Anche se i reati contestati saranno ufficialmente comunicati ai legali del numero uno della Federcalcio solo quando saranno terminate le indagini.