Casini: «Arbitri? Serve professionismo come in Premier. Dobbiamo ridurre gli errori»

Casini ha parlato anche del restyling di San Siro: «È la soluzione migliore perché parliamo di due squadre che tra competizioni europee e altro non è facile ricollocare».

Casini autonomia arbitri
Lorenzo Casini (foto CF - Calcio e Finanza)

«Autonomia per la Serie A? Il modello inglese ha funzionato ed è costruito in un certo modo. Noi come Lega vorremmo approfondirlo per capire quale può essere un percorso per arrivare ad un modello simile. Poi il modello deve essere italiano». Lo ha detto il presidente della Lega Serie A, Lorenzo Casini, intervenendo a margine della Lectio “Calcio, democrazia, mercato” andata in scena all’Università Cattolica del Sacro Cuore a Milano.

Il numero uno della Lega ha parlato anche della possibile ristrutturazione di San Siro: «È chiaro che è la soluzione migliore perché parliamo di due squadre che tra competizioni europee e altro non è facile ricollocare. Già con la Fiorentina ci sono stati problemi enormi al solo ipotizzare e domandare, figuriamoci con Milan e Inter insieme. Ottimista? È la proposta più ragionevole, infatti addirittura il primo progetto era quello di costruire accanto a San Siro, così si continuava a usare il Meazza».

Poi, una battuta sull’ipotesi professionismo per gli arbitri: «È un tema che abbiamo proposto perché secondo noi un problema che abbiamo in Italia è che c’è la cultura del sospetto, tutto quello che contribuisce a cancellarla è positivo, come gli strumenti tecnologici. Avere un corpo arbitrale come in Premier completamente staccato aiuta a fare questo, è una proposta che noi portiamo avanti. È chiaro che dobbiamo ridurre il margine d’errore».

In chiusura, un pensiero sulla Supercoppa italiana in Arabia Saudita e sulle polemiche che hanno riguardato l’evento a gennaio: «La competizione nasce alla fine degli anni ’80, più di un terzo delle finali sono state disputate all’estero perché la partita di Supercoppa è sempre stata vista come un’occasione per esportare all’estero il calcio italiano. È una promozione culturale, chiaramente un ritorno economico per tutte le squadre di Serie A. Il tema semmai è sulla scelta del Paese. Il calcio è un’industria, l’Arabia Saudita è un gigante dell’area con cui l’Italia ha ottimi rapporti da diverso tempo e li ha sempre avuti. Quindi in una condizione del genere le critiche che sono arrivate mi sono sembrate francamente eccessive».