Stellantis sempre più francese: Peugeot pronta a salire nell'azionariato

Nell’accordo siglato nel 2021 con Exor era presente una norma che consentiva solo alla famiglia d’Oltralpe di garantirsi un ulteriore 2,5% di quote del colosso dell’automotive.

stellantis
(Foto: ufficio stampa Stellantis)

Stellantis è il risultato della fusione nel 2021 tra Fca (Fiat) e Psa (Peugeot). Nel patto parasociale che ha portato alla creazione del colosso dell’automotive, spunta un accordo per far sì che gli interessi e le strategie della holding convergano sempre di più verso quelli del governo francese.

Come riporta l’edizione odierna de Il Messaggero, questo patto non risulta essere cambiato e quindi consente di modificare i rapporti di forza interni. Per la verità già adesso il rapporto non è equilibrato, tant’è che l’ultima parola nelle scelte decisive, quella dell’AD Carlos Tavares indicato proprio da Parigi, non è mai stata messa in discussione da Torino. E che, come noto, la strategia complessiva viene delineata oltre confine, come dimostra il calo di produzione di auto in Italia nonostante le recenti promesse di un imminente ribilanciamento.

Stellantis quota Peugeot – Il nuovo equilibrio

Inoltre, c’è anche la possibilità per Psa, prevista dagli accordi riservati, di incrementare la propria quota di partecipazione del 2,5%. Una opzione non prevista per Exor, holding che fa capo alla famiglia Agnelli-Elkann, che, con il 14,2%, è invece bloccata su questa soglia. In linea teorica quindi la famiglia Peugeot può arrivare dal 7,1% attuale al 9,6%, ovviamente riconoscendo un ingente quantitativo di denaro in cambio.

Come Exor, lo Stato francese (6,2%) non ha questa opzione, anche se quando fu discusso il patto, l’idea di aumentare la quota fu messa sul tavolo e poi accantonata proprio in virtù di un rapporto di forza che si era andato consolidando. Di certo nel patto è scritto nero su bianco che Exor e la famiglia Peugeot «confermano il loro impegno nel lungo periodo come soci di riferimento del gruppo Stellantis e siglano tra loro un accordo di consultazione volto a garantire sostegno e stabilità al nuovo colosso dell’auto». Infatti, negli accordi di fusione tra Fca e Psa, solamente lo Stato francese era l’unico autorizzato a vendere il 2,5% delle azioni della casa automobilistica, ma tale vendita non è mai stata effettuata. Anzi, la posizione è ora più forte rispetto a tre anni fa.

E questo conferma come Emmanuel Macron, presidente della Repubblica francese, voglia far diventare la Francia il polo automobilistico più importante d’Europa. Tant’è che pensa ad una integrazione con Renault per conquistare la supremazia continentale. E ora questo disegno può vedere il proprio inizio, visto che dopo tre anni dalla quotazione, il vincolo di lock up, firmato da Exor e dalla famiglia Peugeot, è decaduto.

Il patto parasociale, che mira alla massima competitività del gruppo, è un accordo, non vincolante fra le parti, che «intende promuovere il libero scambio di prospettive ma non prevede alcun obbligo relativo all’esercizio dei diritti di voto, né alcuna azione coordinata in merito ai rispettivi diritti e obblighi quali azionisti di Stellantis». I due azionisti, insomma, restano liberi di esercitare i loro diritti di voto in Stellantis in modo autonomo e indipendente, a loro discrezione. Più complicata la mediazione quando si tratta di spostare la produzione, ora quasi del tutto orientata verso l’Europa dell’est, la Spagna e l’Africa. Con buona pace degli stabilimenti di Mirafiori e Pomigliano, nonostante le parole di rassicurazione di Tavares.