Il sindaco di Milano Giuseppe Sala ha rilasciato una lunga intervista a Libero sul tema stadio nel capoluogo lombardo. A cominciare dalla richiesta fatta al Milan all’inizio dello scorso mese: «L’1 febbraio scrivo al Milan su carta intestata: “Avendo preso atto che il Comune di San Donato ha avviato una procedura per la realizzazione dello stadio, vi chiedo di confermarmi che non siete più interessati a San Siro”».
«Il 23 febbraio mi rispondono in maniera interlocutoria lasciando aperta la questione. “Dipende da quello che sarà il giudizio finale della Sovraintendenza sul vincolo a San Siro, poi vedremo”. Se hanno cambiato idea non devono fare altro che prendere un pezzo di carta intestata, metterci la loro firma e dire “noi vogliamo andare a San Donato”. Questo per rispetto di Milano e dei milanesi», ha spiegato il primo cittadino.
Qualora fosse ufficializzato il progetto a San Donato, per Sala «le alternative sono due: 1) San Siro interessa all’Inter 2) Non interessa neppure all’Inter. Nel secondo caso trasformeremo lo stadio in un luogo dedicato a concerti ed eventi». Così però vorrebbe dire «…cancellare la storia del calcio a San Siro, cosa che io non vorrei fare ovviamente».
Secondo il sindaco il presidente dell’Inter Steven Zhang è stato più possibilista, a condizione di «continuare a giocare a San Siro limitando al minimo gli spazi non agibili, oppure giocare altrove un paio di giornate, a inizio e fine campionato, per garantire i lavori nel periodo estivo. Non mi ha promesso “Sì, rimarremo a Milano!”, però dal tono della telefonata ho sentito una disponibilità sincera da parte sua».
Poi Sala svela i suoi prossimi passi: «Settimana prossima inviterò allo stesso tavolo Milan, Inter e WeBuild per verificare le esigenze dei club. Se il Milan non si presenta? Guardi, non voglio cercare polemiche, ma le mie perplessità su San Donato persistono, non è un progetto facile. Il Sindaco di San Donato dice che lo stadio sarà pronto nel 2028, ma per mia esperienza dico che è impossibile. Tra l’altro le squadre hanno un contratto d’affitto che scade a giugno del 2030, quindi uno può avere tutte le idee che vuole ma deve essere certo di avere uno stadio entro quella data».
A proposito di restyling, una battuta su chi pagherebbe i lavori: «Ho detto alle squadre che se vogliono lo stadio di proprietà, ovviamente, si dovranno prendere in carico le spese. Soluzione ideale, tra l’altro, perché in quel modo i lavori procederebbero spediti, viceversa, se fossero lavori pubblici, sa meglio di me come andrebbe a finire. Cifre? Sono solo ipotesi, ma giusto per farle capire. Diciamo 300-350 milioni. A questo in teoria bisognerebbe aggiungere il valore dello stadio. Noi lo abbiamo a libro a 100 milioni, ma io mica ci devo guadagnare. Lo concederei in diritto di superficie a 90 anni con una formula per cui alla fine diventerebbe di proprietà delle squadre. In pratica lo potrebbero già registrare nel loro asset. A quel punto gli costerebbe solo un milione all’anno».
Sulla forza economica di Inter e Milan, Sala aggiunge: «Cardinale sa di cosa parla, ma in un’ottica americana che è francamente ottimistica. Le società non sono patrimonializzate, se uno chiede un prestito a una banca o a un fondo non può dare granché in garanzia e quindi i tassi d’interesse sarebbero altissimi. Fare i conti in tasca agli altri è sbagliato, ma da esperto di finanza, più che da Sindaco, mi sembrano tempi difficili per un investimento così elevato».
In chiusura, una previsione: «Convincere Milan e Inter a restare a San Siro? È complicato, ma penso che ci riuscirò. Tempistiche? Settimana prossima ci sarà questo tavolo e chiederò a WeBuild di consegnarmi uno studio entro giugno. A Milan e Inter chiederò di non tenere più i piedi in due scarpe. Voglio una risposta, dentro o fuori, entro giugno».