Traverso: «Nuovo FPF? Bisogna allineare le norme nazionali a quelle UEFA»

Il direttore per la sostenibilità finanziaria della UEFA ha parlato del nuovo FPF studiato dalla Federcalcio europea e di come dovrebbero agire le leghe nazionali.

Traverso nuovo FPF UEFA
(Foto: Marco Luzzani/Getty Images)

Seconda giornata di interventi al Business of Football Summit, evento organizzato dal Financial Times e in corso di svolgimento a Londra il 28 e il 29 febbraio 2024. Tanti gli attori protagonisti del mondo del calcio che hanno espresso il loro punto di vista sui temi più vari. Tra questi anche Andrea Traverso, Director Financial Sustainability and Research per conto della UEFA.

Il dirigente della Federcalcio europea ha parlato del nuovo Fair Play Finanziario e delle ragioni della sua introduzione: «Il Fair Play Finanziario non è una cosa che è stata costruita ieri, ma è stato implementato nel passato. Lo spirito però è sempre lo stesso, creare un mondo calcistico più sostenibile, non a livello di singoli club, ma a livello di sistema. Abbiamo vissuto due differenti periodi: pre e post pandemia. Prima penso che il Fair Play Finanziario abbia raggiunto i suoi obiettivi, si era arrivati a un profitto del calcio a livello aggregato. Poi c’è stato il Covid, con diversi miliardi persi, e abbiamo avuto bisogno di cambiare le regole».

Parlando delle nuove norme, Traverso ha sottolineato che «prima è stata prevista una fase di transizione con una regolamentazione minima, e ora introdurremo regole più sofisticate. Guardiamo all’equity, al cash, ai costi per quanto riguarda stipendi e trasferimenti dei calciatori e abbiamo fissato dei livelli: dal 90 al 70% in più anni nel rapporto tra i ricavi e il costo della rosa, un approccio in diverse fasi per dare ai club il tempo necessario per adattarsi. Crediamo che questo pacchetto di regole sia molto complesso ma completo. Vediamo già che le nostre regole insieme a quelle delle rispettive leghe nazionali stanno producendo effetti positivi sulla condotta dei club».

Per quanto riguarda l’oggetto delle regole, il riferimento «è sempre stata la sostenibilità, contro le spese eccessive. Non c’è mai stata una ragione di competitività. Vogliamo evitare che i club finiscano in bancarotta o che si prendano rischi eccessivi. Non chiediamo a ogni club di essere profittevole, si possono anche registrare delle perdite, c’è molta flessibilità. Ci sono molti esempi di successo sostenibili, basti guardare il Napoli lo scorso anno, l’Atalanta o il Villarreal. Con una crescita organica c’è spazio per arrivare al successo».

Quello impostato dalla UEFA «non è un vero e proprio salary cap, non si riferisce solo agli stipendi, ma è un costo della rosa. Quello che vediamo è che i soldi finiscono nelle tasche dei calciatori e degli agenti, effetto moltiplicato durante la pandemia, con i ricavi in calo e i costi che sono rimasti fissi. Per la prima volta di recente abbiamo visto una crescita degli stipendi che è stata minore rispetto a quella dei ricavi e questo deve significare qualcosa», ha detto Traverso.

«Questa è l’influenza che le regole della UEFA stanno avendo anche sulle leghe nazionali. Quello di cui abbiamo bisogno per rendere effettive queste regole in futuro è avere un allineamento anche con le regole a livello nazionale. Guardiamo a 700 club, non a pochi, e siamo molto lontani. Se le leghe lavorano in linea con le nostre regole è più facile. Bisogna allineare le norme nazionali a quelle della UEFA. Il nostro lavoro è il risultato di una discussione con club e associazioni, non lo abbiamo fatto da soli», ha proseguito.

Questo perché «a livello domestico hai diversi modi per intervenire: con una limitazione agli acquisti sul mercato, con deduzione di punti in classifica, noi non lo possiamo fare. Il sistema deve fare sì che in caso di una decisione, questa venga presa entro la fine della stagione. E’ quello che stiamo cercando di fare con le regole ed è il modo secondo cui dovrebbero operare anche i campionati a livello nazionale», ha concluso.