Eredità Agnelli, affondo dei pm: l'indagine si allarga fino al 2003

L’indagine coordinata dal Procuratore aggiunto Marco Gianoglio e dai pm Mario Bendoni e Giulia Marchetti sembra estendersi nel tempo, partendo dall’esposto di Margherita Agnelli.

Eredità Agnelli indagine
(Foto: Insidefoto)

Circa tre ore di intensa disputa legale si sono svolte ieri presso il tribunale del Riesame di Torino. Il tribunale dovrà prendere una decisione entro sabato in merito ai sequestri nell’indagine sulla presunta falsificazione delle dichiarazioni dei redditi di Marella Caracciolo per gli anni 2018 e 2019. Secondo la Procura, si tratta di una complessa strategia evasiva radicata nel tempo, almeno fino alla morte di Gianni Agnelli nel 2003.

Pertanto, è legittimo esaminare documenti per trovare prove. Le difese, al contrario, contestano la motivazione del decreto di perquisizione e sequestro, definendola troppo generica e giustificante l’acquisizione di materiale non correlato all’indagine.

L’avvocato Paolo Siniscalchi, difensore di John Elkann insieme a Federico Cecconi e Carlo Re, ha affermato al termine dell’udienza: «Abbiamo criticato sostanzialmente la motivazione di questo decreto perché l’abbiamo trovata così generica da aver legittimato l’acquisizione di materiale che non ha nessuna attinenza con l’oggetto dell’indagine». Elkann, numero uno di Exor, è indagato per “dichiarazione fraudolenta” in concorso con il commercialista della famiglia Agnelli (e attuale presidente della Juventus), Gianluca Ferrero, insieme al notaio svizzero Urs Robert Von Gruenigen, incaricato di gestire l’eredità di Donna Marella.

La questione dibattuta davanti ai giudici del Riesame riguarda la pertinenza, adeguatezza e proporzionalità tra il provvedimento impugnato e i fatti contestati. Siniscalchi ha dichiarato: «Vogliamo che i magistrati lavorino in massima tranquillità e da parte nostra siamo estremamente tranquilli perché alla fine penso che l’esito di questa vicenda sarà favorevole. Molto rumore per nulla».

Nonostante le dichiarazioni di Siniscalchi, l’indagine coordinata dal Procuratore aggiunto Marco Gianoglio e dai pubblici ministeri Mario Bendoni e Giulia Marchetti sembra estendersi nel tempo, partendo dall’esposto di Margherita Agnelli. I magistrati – spiega Il Corriere della Sera – ritengono che la presunta frode abbia origini nel passato, basandosi sull’analisi dei documenti sequestrati dalla guardia di finanza riguardo alla presunta “fittizietà” della residenza svizzera della moglie dell’Avvocato.

Le difese sostengono che il decreto è viziato da sproporzionalità, ma i magistrati sostengono che l’atto era giustificato, considerando la notifica di un avviso per accertamenti tecnici irripetibili agli indagati in vista della copia forense dei dispositivi. Nonostante l’opposizione delle difese, la Procura ha respinto l’osservazione, sostenendo che bisognava aspettare l’elezione di domicilio del notaio svizzero, avvenuta solo il 24 febbraio, due settimane dopo i sequestri. Lo scorso anno, il Riesame annullò un decreto di sequestro per «incompletezza della motivazione in ordine alle esigenze probatorie specifiche connesse ai dati in sequestro». Ogni caso, quindi, è unico.