Dopo le tante indiscrezioni uscite sulle indagini che vedono al centro i fondi “nascosti” nei conti offshore, così da non farli comparire nell’eredità della nonna Marella Caracciolo, John Elkann, insieme allo storico commercialista di famiglia Gianluca Ferrero (attuale presidente della Juventus) affrontano il primo round al Palazzo di giustizia di Torino. L’ambito è quello della tanto discussa eredità dell’Avvocato Gianni Agnelli.
Mercoledì 28 febbraio, infatti, ci sarà la prima udienza che vede al centro di tutto l’inchiesta condotta dagli inquirenti per la presunta «dichiarazione fraudolenta» in relazione alle denunce dei redditi del 2018 e 2019 di Marella Caracciolo. Davanti al Tribunale del Riesame si valuteranno i sequestri disposti dall’aggiunto Marco Gianoglio e dai pubblici ministeri Mario Bendoni e Giulia Marchetti, che sono stati oggetto di ricorso da parte dei legali di Elkann e Ferrero, indagati insieme a Robert Von Groueningen, per «vizio di motivazione».
Come riporta l’edizione odierna de Il Corriere della Sera, il ricorso contesta la pertinenza tra la contestazione della presunta residenza «fittizia» di Marella in Svizzera, che è il cuore del procedimento, e la mole di atti e dispositivi elettronici prelevati e copiati nelle perquisizioni fatte il 7 febbraio scorso dalla guardia di finanza. I giudici sono quindi chiamati a fare una prima valutazione sulla solidità dell’impianto accusatorio e sulla proporzione tra il reato contestato e il sequestro.
Si tratta di un’analisi tanto importante quanto sostanziosa, vista la grande quantità di documenti confiscati e prodotti dagli inquirenti. Fra questi c’è il primo esposto di Margherita Agnelli, che riporta la data del 23 dicembre 2022. Poi ci sono le successive tre memorie difensive della figlia dell’Avvocato, depositate tra il 12 maggio e il 23 giugno 2023. E, soprattutto, le annotazioni del nucleo di polizia economico finanziaria delle Fiamme gialle: la prima arrivò sul tavolo dei magistrati il 9 maggio dello scorso anno, la seconda è del 6 febbraio 2024. E proprio quest’ultima racchiude gli elementi chiave alla base del decreto di perquisizione e di sequestro che portò al blitz, (anche) nella residenza anagrafica di Elkann, nell’ufficio del commercialista e presidente della Juve, e negli studi di notai e avvocati. Dove, tra l’altro, hanno sede diverse fiduciarie.
Documenti molto importanti, ma che comunque rappresentano solo una parte delle prove raccolte dagli inquirenti. Documentazione che, secondo l’ipotesi investigativa, dimostrerebbero un’Irpef evasa dalla moglie dell’Avvocato per circa 3,5 milioni. Tra gli atti richiamati nel decreto c’è anche la consulenza grafologica che indica come «ragionevolmente apocrife» le firme di Marella su alcuni documenti «di rilievo», come le aggiunte testamentarie che sarebbero anche alla base dell’assetto societario della «Dicembre s.s.» (la cassaforte della famiglia Agnelli): il cui aggiornamento della compagine sociale — scrivono i pm — presenterebbe «evidenti anomalie». La consulenza grafologica è stata effettuata a partire dalle fotocopie, ma ora ne verrà disposta una seconda su alcuni documenti originali. Ne sono spuntati almeno tre tra i 14 di cui la Procura era a caccia nelle settimane scorse. Ora, potrà quindi essere effettuato quel match per provare a superare la «ragionevole» possibilità che le firme siano false.
Nel frattempo, la Procura lavora per puntellare ulteriormente, attraverso la documentazione, l’ipotesi della residenza italiana di Marella. Nei giorni scorsi i militari della Guardia di finanza hanno acquisito le cartelle cliniche di Marella in alcune strutture sanitarie di Roma e Torino. La madre di Margherita, e nonna di Elkann, avrebbe manifestato i primi segni di Parkinson nel 2008, e con il passare degli anni la malattia avrebbe preso il sopravvento. E la vedova dell’Avvocato avrebbe iniziato a trascorrere più tempo in Italia, con la famiglia, abbandonando la località svizzera dove negli anni Settanta aveva stabilito la residenza. Morale: avrebbe finito per vivere in Italia più dei 183 giorni previsti dalla legge. Non solo nel 2018 e 2019 (anni al centro dell’inchiesta), ma da ben prima: da quando, secondo il sospetto dei pm, si è ammalata.