Eredità Agnelli, un super testimone rivelò il miliardo nascosto in Svizzera

I pm avrebbero trovato oltre 900 milioni di fondi schermati riconducibili alla famiglia. La stessa cifra spuntò in un’indagine milanese grazie a un fax dimenticato e a un superteste.

Eredità Agnelli inchiesta fondi neri
Un ritratto dell'Avvocato Agnelli al Museo dell'Auto di Torino (Foto: Insidefoto/Giorgio Perottino)

La Procura di Torino e la Guardia di finanza sembrano aver trovato le prove di quello che Margherita Agnelli va denunciando da anni, ossia che l’eredità del padre fosse molto più cospicua di quanto a lei fosse stato detto. Gli inquirenti, scartabellando negli uffici torinesi della P fiduciaria, uno dei tanti veicoli, secondo l’accusa, utilizzati dagli Agnelli-Elkann per schermare i propri beni, avrebbero trovato documenti contabili sulla presenza di fondi per circa 900 milioni di dollari.

Una cifra monstre di denaro più o meno contante che – scrive La Verità – ritorna nella vicenda a partire dalla morte dell’Avvocato. Vent’anni fa, Margherita era sospettosa riguardo alla lista delle società off-shore che le era stata consegnata dopo la morte di Giovanni Agnelli da Siegfried Maron, il presunto gestore del tesoro nascosto in paradiso. Questa lista includeva nomi come Akyone Foundation e alcuni asset collegati come Calamus, Cs group, Springrest, Sigma e Sikestone, con un valore complessivo di circa 584 milioni di dollari.

Tuttavia, l’allarme reale per Margherita proveniva da una filiale di Zurigo di Morgan Stanley, dove risultavano tre conti intestati a Gianni Agnelli con un totale di circa 411 milioni di euro dal 2002. Uno di questi conti era a nome di Sikestone, e Maron sosteneva che avesse quasi 92 milioni. Nel 2004, Margherita aveva ereditato oltre 109 milioni di euro da uno di quei conti senza essere a conoscenza dell’esistenza del rapporto bancario.

I magistrati di Milano, indagando su una parcella pagata in nero dalla stessa Margherita a uno dei suoi avvocati, la convocarono. Durante l’interrogatorio del 15 dicembre 2009, Margherita menzionò di essere stata beneficiaria di un bonifico di oltre 100 milioni di euro da Morgan Stanley Zurigo e che la banca le aveva negato ogni informazione sulla provenienza del conto.

Il coinvolgimento di un cugino di Margherita, Carlo Revelli, il cui fratello Paolo aveva lavorato per Morgan Stanley a Londra, portò a una rivelazione importante. Paolo, avendo conoscenza del legame tra Margherita e Carlo, le comunicò che presso Morgan Stanley Zurigo c’era un conto importante riconducibile alla famiglia Agnelli, in particolare a suo padre.

Secondo i magistrati, la banca aveva negato l’esistenza di conti riferibili a Giovanni Agnelli per nascondere denaro derivante da appropriazioni indebite contro società e soci del gruppo industriale della famiglia. Revelli, sentito come testimone, rivelò che in Morgan Stanley era noto che presso la filiale di Zurigo fosse riconducibile a Giovanni Agnelli un patrimonio tra 800 milioni e 1 miliardo di euro, gestito da Siegfried Maron. Questo patrimonio, secondo le dichiarazioni di Revelli e Margherita, proveniva da rimesse delle società italiane del gruppo industriale Agnelli, senza traccia in contabilità.

La testimonianza di Revelli fornì ulteriori dettagli, sottolineando che Adolf Brundler, CEO di Morgan Stanley Zurigo, gestiva il conto di Giovanni Agnelli. Brundler aveva inviato un fax a Maron confermando che, anche su richiesta degli eredi di Giovanni Agnelli, avrebbe negato l’esistenza del conto. Tuttavia, Brundler fu licenziato per un errore: aveva dimenticato il documento nella macchina del fax, e questo fu recuperato da Sven Spiess, responsabile della compliance.

La Procura di Milano iscrisse Maron nel registro degli indagati per riciclaggio, ma la rogatoria in Svizzera non ebbe successo, e il fascicolo fu archiviato. Nel 2007, Morgan Stanley rispose a un consulente di Margherita confermando il pagamento di 109.658.000 euro nel marzo 2004 senza fornire ulteriori dettagli. Nel frattempo, si suppone che parte dei soldi sia stata trasferita in Liechtenstein. Tuttavia, l’«occultamento» del patrimonio estero di Gianni Agnelli e dei suoi eredi, attraverso fiduciarie e società off-shore, potrebbe essere a rischio.