Il presidente del Napoli, Aurelio De Laurentiis, è intervenuto in conferenza stampa presso la sala del Konami Training Center di Castel Volturno, dopo aver annunciato il suo intervento poco prima della conferenza stampa pre Verona di Walter Mazzarri.
Tanti i temi toccati dal numero uno azzurro, da quelli strettamente collegati al Napoli (Supercoppa, Rudi Garcia, Spalletti e mercato), a una visione totale del sistema calcio, nazionale e internazionale, con in prima fila la questione Superlega.
Si parte da Spalletti: «Lui aveva lo stesso contratto di Benitez, nel mondo del calcio l’istituto giuridico dell’opzione non è capito. Molti pensano che sia bilaterale, ma invece è unilaterale. Il loro contratto prevedeva un ulteriore anno con la società che aveva diritto di esercitare tale clausola entro una certa data, non ricordo se è il 31 maggio o il 30 giugno, con comunicazione scritta. Devo riconoscere a Spalletti, dopo avergli fatto un cleaning di personaggio che non remavano dalla stessa parte, anche se erano dei professionisti, nel secondo anno ha deciso di dormire a Castel Volturno per rimanere sul pezzo. Tutto questo sarà confermato nel film che sto montando sullo Scudetto che vorrei far uscire ad aprile. Oltre ai cinema sto pensando a una riproduzione a pagamento allo stadio».
«Sono rimasto molto male dopo l’uscita della Champions – ha continuato De Laurentiis -. Pensavo di poterla vincere. Se ci è andata vicina l’Inter, che è arrivata dietro di 20 punti in campionato, perché non avremmo potuto giocarcela anche noi. Vincere il campionato dopo 33 anni è stato importantissimo. Andare in finale e poterla vincere mi avrebbe dato la possibilità di incassare 100 milioni dal Mondiale per Club. A fine marzo, al premio Bearzot, comunico a Spalletti che rimarrà con noi. Lui non conferma e non dice nulla. Poi perdiamo 4-0 con il Milan in campionato e usciamo sempre con loro dalla Champions».
Poi arriva l’attacco al sistema calcio italiano e non solo: «Usciti dalla Champions per gli arbitri? A me non frega un cazzo di loro, facessero il loro mestiere: arriverà il momento in cui VAR, UEFA, FIFA e FIGC dovranno ragionare in maniera diversa. La Superlega era sbagliata, ma a Florentino Perez ho detto che ha avuto il merito di far partire l’elemento scatenante. Ci sono tante cose assolutamente sbagliate, se ragioni come monopolio sei antidemocratico. Ma Perez ha avuto dalla Corte europea la soluzione a tutti i problemi e con lui si sta studiando una competizione che parte da 5 miliardi di entrate e può arrivare anche a 100, che significherebbe la rivoluzione nel mondo del calcio».
«Io con Florentino parlo da tanto tempo, gli ho spiegato che l’idea della Superlega è sbagliata – ha continuato il numero uno partenopeo -. Tu devi pensare ad un campionato parallelo ai campionati nazionali. Partiamo da un’idea: il campionato nazionale è prioritario rispetto a qualunque partita, perché rispetta e riflette il tifo che è alla base di qualunque movimento sportivo. Vogliamo poi fare un campionato europeo perché le coppe attuali si sono invecchiate? Benissimo. Vogliamo fare un campionato europeo dove tutti giocano contro tutti come fosse un campionato, con partite secche e non andata e ritorno. Hai 27 nazioni, basta che stabilisci che nelle cinque principali le prime cinque di ogni anno partecipano a questo campionato e le altre 22 solo la prima, e poi le mischi, fai dei gironi. Tu hai tutti martedì, mercoledì e giovedì per ottemperare a questi impegni».
Sulla sostituzione di Spalletti: «Molti si sono chiesti perché mi sia mosso tardi per cercare l’allenatore: quando cerchi qualcuno, hai anche qualcun altro che può essere non interessato. Ma non mi davo per vinto per Spalletti, volevo trovare un modo giuridico di trattenerlo qui con noi. Mi venne anche il dubbio che Gravina lo avesse contattato per la Nazionale. Ma i dubbi restano dubbi senza prove. Avrei potuto tenere il punto sull’opzione esercitata e dirgli di rimanere qui. Avremmo potuto andare in causa e al muro contro muro».
«Il motivo del suo addio? Non sono nella sua testa, ma penso che dopo una stagione a dormire nel suo ufficio, svegliandosi alle 4 del mattino per vedere le partite, possa aver pensato di aver preso tutto dal gruppo squadra. Credo però che sia umano che per uno, che non ha mai vinto nulla in Italia in Europa, la Russia la lascio perdere, e che è stato a Roma e Milano avendo sempre problemi di spogliatoio, arrivare a Napoli, vedere filare tutto liscio venga voglia di lasciare da vincitore. Questa è l’unica interpretazione non malevola che posso dare».
La cessione di Kim: «Sapevamo che sarebbe andato via, non lo conosceva nessuno e ora pare che per grazia sua abbiamo vinto lo scudetto. Non mi pare che abbiamo vinto solo grazie a lui. Il mio errore è stato accettare la richiesta di Spalletti per riconoscenza dopo la vittoria dello scudetto».
Su Dragusin e Thiago Motta: «Avevo più soldi del Tottenham, ma mi venne detto che c’era un’offerta del Bayern Monaco, ma il calciatore preferiva l’Inghilterra. Davanti a questo non puoi combattere, anche mettendo più soldi. Ho avuto un colloquio con Thiago Motta di circa sei ore a Roma l’anno scorso. Lui mi disse che puntava ad allenare fuori dall’Italia. PSG? Questo lo dite voi. Quando parlammo per tre giorni con Luis Enrique, lui preferì andare in Francia. Ci sono dei club più blasonati del Napoli. Non mi arrabbio se preferiscono il Manchester City».
«Io il problema del Napoli? Non penso di esserlo – la risposta di De Laurentiis a un’osservazione di un giornalista presente -. Il De Laurentiis del futuro sarà quello che ha gestito il Napoli per 19 anni, con una non conoscenza del calcio quando è arrivato. Ho avuto l’aiuto di Pierpaolo Marino e di altri all’inizio. Lo stesso Spalletti non lo ha portato Giuntoli, ma andai di persona io, con Chiariello, quando Gattuso non stava bene e non si sapeva se avrebbe superato la miastenia oculare che lo affliggeva. Poi andammo avanti fino a giugno, nonostante l’eliminazione dalla corsa Champions per il gol di Faraoni».
Ed eccoci a Garcia: «Farei causa a chi gli diceva che era bollito. Credo sia stato il miglior allenatore della Ligue 1 nel 2011, il miglior francese 2013/14. È andato alla Roma portandola seconda con 85 punti e 10 vittorie consecutive in un ambiente tutt’altro che facile. 17/18 fa la semifinale di Champions con il Lione eliminando Juve e City. Non potevo mica cacciarlo all’inizio. Ci sarebbe stata una rivoluzione. Gli ho dato delle possibilità. Perché l’ho mandato via? Scesi negli spogliatoi e gli dissi che stava sbagliando a giocare così, mi rispose di lasciarlo stare. Non risposi, ma poi gli chiesi se volesse farsi cacciare. Finita la partita con l’Empoli lo cacciai».